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In Islanda hanno celebrato il funerale di un ghiacciaio

Qualche mese fa, su Studio, Anna Momigliano rifletteva sul senso di avere figli ai tempi del cambiamento climatico: come vivranno nel 2050 gli adulti che adesso sono bambini? Che diritto abbiamo di condannare i nostri figli a vivere in un mondo peggiore del nostro? Domande che continuiamo a porci giorno dopo giorno e in particolare oggi, dopo aver appreso che è stato celebrato il funerale del primo ghiacciaio islandese scomparso a causa del cambiamento climatico. L’ha raccontato il Guardian: la cerimonia funebre ha avuto luogo ieri, proprio dove sorgeva il ghiacciaio, che ricopriva il cono del vulcano Ok. Circa un centinaio di attivisti e ambientalisti – più la premier Katrin Jakobsdottir, il ministro per l’ambiente Gudmundur Ingi Gudbrandsson e l’ex presidente dell’Irlanda, Mary Robinson – si sono riuniti per salutare per sempre l’Okjökull. Come racconta un documentario che ne ripercorre la storia, diretto dagli antropologi Cymene Howe e Dominic Boyer, nel 1901 il ghiacciaio copriva un’area di 16 chilometri quadrati, diventati soltanto 3 chilometri e 0,7 nel 2012. L’Okjökull è stato dichiarato “stagnante” e quindi ufficialmente morto nel 2014.

Nel luogo dove sorgeva il ghiacciaio è stata apposta una targa su cui è stata incisa la data – agosto 2019 – la cifra «415ppm CO2» (415 parti per milione di anidride carbonica, la quantità record  registrata nell’atmosfera lo scorso maggio che determina un innalzamento globale della temperatura) e una “Lettera al futuro” firmata dal celebre scrittore islandese Andri Snaer Magnason (Reykjavík, 1973), che ha dedicato all’argomento un toccante articolo pubblicato sul Guardian qualche giorno fa, dal titolo: “I ghiacciai islandesi sembravano eterni. Ora il Paese piange la loro perdita”. Sulla targa si legge: «Ok è il primo ghiacciaio islandese a perdere il suo status di ghiacciaio, nei prossimi 200 anni si prevede che tutti i nostri ghiacciai facciano la stessa fine. Questo monumento testimonia che siamo coscienti di ciò che sta accadendo e di ciò che è necessario fare. Solo voi potete sapere cosa abbiamo fatto».

Jeremie Richard/Afp/Getty Images