L’estate è la stagione dei set, ovvero quella in cui quasi a ogni latitudine i professionisti del mondo del cinema e della televisione lavorano incessantemente per girare i film e le serie che vedremo nella prossima annata. Il motivo è presto detto: bel tempo nell’emisfero settentrionale, città svuotate per chi ha bisogno di girare in esterna nei grandi centri, ma soprattutto dieci cruciali settimane tra fine giugno e fine settembre in cui si esce dalla sbornia degli appuntamenti di settore di primavera e ci si preparata all’inizio della stagione dei premi, che con settembre vede il mondo della Tv sulle barricate per gli Emmy Awards e quello del cinema ai blocchi di partenza con la Mostra del cinema di Venezia e il Toronto International Film Festival. Da lì inizia un incessante tour de force di attività promozionali per i titoli in arrivo in autunno e per le hit di Natale, proseguendo senza sosta fino a marzo, quando con la notte degli Oscar si chiude un’altra annata del carrozzone dell’intrattenimento mainstream.
Chi conta davvero insomma in queste ore è sul set a girare qualcosa. In Italia come all’estero. Pavia è paralizzata dalle riprese di Nord Sud Ovest Est (la seconda stagione della serie Sky sugli 883), mentre in Piemonte aspettano l’arrivo di Luca Guadagnino con Andrew Garfield e Yura Borisov per le riprese di Artificial, divise tra Stati Uniti e Italia. Girando a piedi o in bicicletta per Roma e Milano ogni cinque interruzioni al traffico, una è un set dove di gira qualcosa (le altre quattro sono cantieri stradali, in una ratio da ovetto Kinder anni ‘90). A Londra, nella zona di Barbican, hanno appena tirato il fiato dalle riprese della sesta stagione di Slow Horses, passando il testimone a Glasgow dove Tom Holland si aggira in costume da Uomo Ragno firmando autografi e rimanendo appeso a gru blu oltremare che poi verranno cancellate in postproduzione. Dall’altra parte dell’oceano, nella vera New York, proseguono le riprese de Il Diavolo veste Prada 2. L’elenco sarebbe infinitamente più lungo, ma è estate anche per i commentatori del dietro le quinte del mondo dello spettacolo, anche per quelli che sono in redazione a battere pezzi di commento sulla tastiera invece che starsene in spiaggia a godersi il sole.
Le foto dai set sono spoiler?
Tendenzialmente uno dovrebbe evitare gli articoli di lamentatio pura, perciò ho ritenuto necessario darvi una panoramica informativa di una qualche utilità prima di tracciare la mia linea dell’esaurimento, il momento in cui ho sussurato «basta», il dietro le quinte che ha travalicato la linea del Rubicone: mi riferisco a questo fine settimana in cui, lontana dai lidi e dai monti, non solo sono stata investita del dettagliatissimo reportage delle sequenze del finto MET Gala che vedremo ne Il Diavolo veste Prada 2, ma per giunta ho intravisto già classifiche dei migliori outfit indossati dai protagonisti del film, a partire da Miranda / Meryl Streep.
Non è che le “foto rubate” dai set siano una novità. Non sarò mai io a inneggiare “ai bei tempi” in cui per scegliere che film andare a vedere in sala avevi a disposizione un trailer, qualche cartellone pubblicitario e (per i più ossessivi o sistematici), la pagina delle recensioni sui quotidiani, su Ciak, su Duellanti o gli sproloqui di qualche oscuro blog dell’età della pietra di Internet, giusto per coprire tutto lo spettro. Ovviamente il successo del franchise di Spider-Man e del primo film de Il Diavolo veste Prada rende i sequel che si stanno girando sulle due sponde dell’Atlantico oggetto di una curiosità trasversale, che va oltre l’interesse che all’epoca riguardava le lettrici del romanzo di Lauren Weisberger, degli spillatini Marvel o dei cinefili a cui veniva promessa una Meryl Streep o di un Sam Raimi in film più pop del solito.
L’odioso meccanismo dell’hype
La situazione attuale però è degenerata in una sorta di visione frammentaria, quotidiana, sgranata, tremolante (e ovviamente in verticale) di film ancora sul set. Insomma, il sogno di quanti pensano che gli spezzoni dei lungometraggi e delle serie verticalizzati e “riempiti” dall’intelligenza artificiale per diventare pratici TikTok sia la sintesi perfetta e ideale del cinema del passato e del presente.
L’unico conforto in questo diluvio di dietro le quinte, foto e video non richieste è l’ironia dei meme, lo scudo sarcastico con cui affrontiamo uno scenario talvolta disarmante, in cui abbiamo tutti torto. Non potrei mai puntare il dito contro il passante o il fan che scatta una foto degli interpreti sul set: sarebbe l’equivalente d’indicarmi allo specchio. Ci sta che gli appassionati pubblichino i selfie con la star in piena modalità PR che a fine riprese si fermano a chiacchierare, autografare, commentare le riprese, farsi autoscatti.
C’è però davvero bisogno di condividere ogni singolo dettaglio rubato dal set che uno ha avuto la fortuna di vedere sotto casa? Forse no. Set forse non così blindati come un tempo, perché da quando il cinema ha perso centralità nella cultura contemporanea, si è innescato questo odioso meccanismo della macchina dell’hype. Allora ecco che è meglio mostrarceli tutti prima e subito gli outfit di Emily, Andy e Miranda, la nuova tuta di Spider-Man, perché il pubblico va messo sotto la pressione psicologica di dover andare al cinema per avere un’opinione in merito a ciò che il larga parte ha già visto.
Non sappiamo più aspettare
Basta un link mandato da un’amica o un’esitazione nel caricare il successivo reel che ecco che l’algoritmo ci proporrà tutto lo scibile sul dato film, finché non alzeremo bandiera bianca, rivolgendoci per una volta a giornali, siti e canali all news. Non fosse che i social sono una delle risorse principali delle testate e la logica dei click e il funzionamento dei motori di ricerca li assoggetta alla diabolica contenutistica algoritmica, personalistica e ansiogena dei social e di Internet.
Ed è così che si finisce in un pomeriggio agostano a chiedersi se quando uscirà Il diavolo veste Prada 2 ci sarà un outfit rimasto inedito a sorprenderci, se un qualche dettaglio del nuovo Spider-Man sfuggirà alla ragnatela del web. Con l’ultimo, nerissimo pensiero che questo J’accuse, stanco e accaldato, è una parte del tutto integrante di questo circolo vizioso di un mondo bulimico e ossessivo che non sa più aspettare e ancor meno gustare le cose belle.

Abbiamo incontrato uno dei più interessanti registi europei degli ultimi anni: con lui abbiamo parlato della serie rivelazione del 2025, di sentimenti, di Madrid e del desiderio di fare sempre una cosa completamente diversa dalla precedente.