Il creatore di Succession torna con un film in cui racconta un quartetto di tech bro ricchi, stupidi e crudeli. Ma non così interessanti.
In Cina c’è un trend sui social che si chiama “cibo da bianchi”
Negli ultimi due mesi, come riporta Cnn, c’è un hashtag che ha dominato i social media cinesi: è #bairenfan, grossolanamente traducibile in italiano con #cibodabianchi. I post associati all’hashtag sono una galleria di pasti tra i più tristi e blandi mai visti: carotine crude accompagnate da altrettanto crude foglie di spinaci, pane integrale, zucchine e pomodori (sempre crudi e pure sconditi), scatolette di tonno sott’olio, pallidissime fette di formaggio usate per avvolgere tocchi di verdure (di nuovo: crude, scondite) da mangiare in un sol boccone. Ma come fanno a trarre l’energia necessaria alla sopravvivenza mangiando così, si chiedono alcuni utenti. Altri si spiegano tutto con la proverbiale pigrizia occidentale.
I found out today that on Chinese social media, there’s a trending hashtag that translates to white people meals lol
“I was so tired I ate a white people meal today”
One of hashtags is also “white people meals are still meals” pic.twitter.com/VGdedgrV2F
— Yan Fan 📍Tokyo (@yanarchy) June 2, 2023
L’hashtag #bairenfan è comparso la prima volta sull’internet cinese a maggio e nel frattempo è diventato virale anche in tutto il resto del mondo. Con un certo imbarazzo, diversi utenti occidentali hanno ammesso che in Cina non hanno tutti i torti: i nostri pasti, soprattutto i pranzi che consumiamo in pausa mentre siamo a lavoro, sono piuttosto tristi. «Difficile dar loro torto», si legge in tanti commenti. Ma c’è anche chi l’ha presa sul personale e ha creato un controhashtag per spiegare le ragioni e gli scopi del “cibo da bianchi”. Questi pasti sono deprimenti, certo, ma hanno due pregi fondamentali: sono veloci da preparare, ancora più veloci da consumare e, soprattutto, ipocalorici. L’orgoglio gastronomico occidentale ha preso il nome di #Bairenfanyeshifan, Traduzione in inglese: #whitepeoplemealsmatter.
Ovviamente, al di là dell’ironia e del sarcasmo, la sorpresa degli utenti cinesi di fronte alle immagini dei sandwich e delle verdure in buste di plastica e delle scatolette di tonno sott’olio si spiega con le distanze culturali che ancora esistono tra Repubblica popolare e Paesi occidentali. In Cina esiste una tradizione gastronomica, derivata anche dalla medicina tradizionale, secondo la quale i cibi caldi portano benefici maggiori di quelli freddi: da qui la difficoltà ad accettare un pasto composto solo da ingredienti freddi. Neanche la rapidissima industrializzazione vissuta dal Paese a partire dalla seconda metà del Novecento è riuscita a cambiare questa abitudine, come confermano anche le reazioni di imbarazzo e disgusto davanti al “cibo da bianchi”.

Pubblicato nel 2000, acclamato, dimenticato, ripubblicato e riscoperto nel 2016, inserito tra i 100 migliori romanzi del XXI secolo dal New York Times, L'ultimo samurai è asceso allo status di classico nonostante una travagliatissima storia editoriale.