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Chi era Charles Portis, l’autore del Grinta morto a 86 anni

Il 17 febbraio, in un ospizio di Little Rock (Arkansas) è morto all’età di 86 anni Charles Portis, che il New York Times definisce come uno tra i potenziali «migliori autori americani meno conosciuti». Il decesso è stato confermato dal fratello Jonathan, l’unico parente stretto assieme a un secondo fratello – Richard – ad essere sopravvissuto a Portis, che aveva trascorso gli ultimi otto anni della sua vita tra l’ospizio e una casa di cura per malati di Alzheimer. Nato nel 1933, fino alla post-adolescenza Portis fece un po’ di tutto: dopo essersi diplomato iniziò a lavorare come garzone da un meccanico, e a 18 anni, nel 1952, si arruolò nei Marines; finì a prestare servizio durante la Guerra di Corea.

Noto in particolare nel panorama letterario per aver scritto Il Grinta (‘The True Grit’ il titolo originale), intorno all’età di trent’anni Portis era considerato soprattutto un giornalista dal sicuro avvenire: appena prima di lasciare la carriera di reporter lavorava infatti al New York Herald Tribune, dove si era occupato tra le altre cose dei movimenti per i diritti civili negli Stati del Sud, ed era persino stato promosso all’ambita posizione di corrispondente da Londra per il giornale. Proprio da lì nel 1964 decise di tornare negli Stati Uniti per dedicarsi alla scrittura.

Nel giro di due anni scrisse e fece pubblicare il suo primo romanzo, Norwood, dove già emergeva il suo gusto per le storie di viaggi e per i dialoghi “secchi”, poco espressivi, uniti a un certo interesse per la società e per la cultura americana. Trascorsero altri due anni ed uscì Il Grinta, il suo masterpiece, dal quale è stato tratto l’omonimo film dei fratelli Coen. Ambientata nel Far West e incentrata sulla figura dello sceriffo Rooster Cogburn, la storia viene narrata da Mattie Ross, un’anziana donna che secondo il New York Times darebbe spesso voce in realtà ai sentimenti e alle impressioni dello stesso Portis.