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Camporella Record Fair, una fiera del disco diversa dalle altre

La storia della fiera che riunisce a Parma negozi storici, collezionisti privati ed etichette indipendenti, per esporre decine di migliaia di dischi, tra classici di seconda mano, novità, rarità e ristampe.

Tutte le foto sono delle edizioni passate del Camporella Record Fair.

Camporella Record Fair dal 2016 riunisce realtà discografiche che nell’80 per cento dei casi sono esclusiva della fiera, nel senso che normalmente non partecipano altrove come espositori. Una giornata intera di musica in una location di campagna che è un ex azienda agricola riqualificata in associazione culturale. «E quando la fiera del disco inizia a scemare, la musica inizia a diventare più ritmata fino all’arrivo di un guest, che speriamo ci faccia ballare per un paio di ore a piedi scalzi nell’erba, come è successo l’anno scorso», spiega il fondatore Marco Febbraro, che ci ha raccontato come nasce una fiera come questa. «Misi definitivamente il piede destro a Reggio Emilia a marzo del 2000 e il sinistro dentro al Maffia Club (uno dei templi dell’elettronica per una decade abbondante). Mi ricordo di artisti che ospitavamo da Londra che raccontavano del Fabric come di un giochino al cospetto del Maffia, che fu il crocevia di tutti i nomi più illustri della scena, la maggior parte di questi artisti ancora giovanissimi ed emergenti, tanto che fu facile e naturale diventare negli anni amici veri. Nel 2008 decisi di uscire dal progetto (il Maffia chiuse nel 2010). Tra il 2003 e il 2006 diventai dj resident e promoter di due serate volte alla riscoperta delle origini della club culture. Ospitavamo artisti più o meno emergenti che rappresentavano una certa continuità con la visione del party introdotta da David Mancuso (Loft) e Larry Levan (Paradise Garage)».

La fiera nasce quindi dall’esperienza del Maffia Club, dalla cultura del party degli anni 2000, ma anche per rispondere a un’esigenza decisamente più concreta: trovare posto alla sua immensa collezione di dischi: «Avevo già una discreta conoscenza in materia di disco music, quella più alternativa; mi interessavo di tutto ciò che fosse proto. Contemporaneamente acquistavo in maniera compulsiva stock di dischi e/o intere collezioni. Ero arrivato a possederne ventimila, fino a quando nel 2009 decisi di aprire un negozio di dischi di seconda mano e da collezione. Non sapevo più dove tenerli. Poco più tardi mi inventai un altro party, questa volta privato, con cadenza mensile in un casolare di campagna, ma sempre con la stessa attitudine: riscoprire le origini della club culture. Con la massima naturalezza e senza nessuna costruzione, divenne un piccolo cult nella provincia di Reggio. Eravamo arrivati a chiedere 20 euro d’ingresso per 150 persone contate al giovedì, e all’alba ci toccava dire basta. Fu un’esperienza fortissima che mi permise di intensificare il rapporto di stima e di collaborazione con molte delle mie realtà preferite. Avevo anche delle etichette discografiche che mi davano una certa soddisfazione, era arrivato il momento di pensare a qualcosa di più importante, almeno per me. Così, nel 2016, nacque il Camporella Record Fair».

Domenica 4 settembre, dalle 11 alle 20, al Postwar Cinema Club di Parma va in scena la terza edizione della fiera: una selezione di negozi storici, etichette indipendenti e collezionisti privati esporranno decine di migliaia di dischi, tra classici di seconda mano, novità, rarità e ristampe. Il curatore della colonna sonora di questa edizione sarà il dj Leo Mas mentre Dannata Balera produrrà contenuti extra in diretta (anche streaming) e diversi approfondimenti sugli ospiti. Alla fine della fiera il “giardino del tramonto” diventerà il teatro dell’after-party con i dj set del curatore e di Psychemagik, rinomato collezionista di dischi sinistri e talvolta semi-sconosciuti e co-fondatore di Spacetalk Records. I partner, gli espositori, i musicisti ed i dj ospiti, tutti italiani (tranne tre), rappresentano l’eccellenza, e la migliore chance per rimettere i contenuti al centro di un percorso ambizioso cominciato sei anni fa.

Il nome rimanda chiaramente all’ambientazione bucolica: «Consapevoli di rivolgerci ad una nicchia, a maggior ragione se spingiamo così tanto sui contenuti per addetti ai lavori, cerchiamo di compensare organizzando la manifestazione in dei luoghi che siano particolarmente ricettivi e integrando sempre diverse attività ludiche anche per i più piccoli, perché l’obbiettivo è quello di essere interessanti non solo per un pubblico di nerd del vinile».