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Da domani Barbados diventerà una repubblica

Domani a Barbados si festeggia il 55esimo anniversario dell’indipendenza dal Regno Unito. Un anniversario che quest’anno, però, è anche l’inizio di un capitolo nuovo nella storia dell’isola: da domani Barbados non riconoscerà più come Capo dello Stato la regina Elisabetta. Barbados sarà da domani una Repubblica parlamentare.

A guidare la piccola isola caraibica (soltanto trecentomila abitanti) in questo momento di riforma e transizione sono il primo ministro Mia Mottley e Sandra Mason. Il ruolo di Mason, in particolare, è molto delicato: fino a ora è stata Governor General di Barbados, ovvero rappresentante sull’isola dell’autorità di Buckingham Palace, e adesso si trova a svolgere (ad interim) il ruolo di presidente della neonata repubblica parlamentare. È, questa, la fine di un dibattito che a Barbados va avanti da 40 anni e che si è riacceso negli ultimi due anni. «Questa è la più grande affermazione di fiducia in noi stessi, in ciò che siamo e in quel che siamo capaci di fare», ha scritto in un discorso il primo ministro Mia Mottley. «È arrivato il momento di metterci definitivamente alle spalle il nostro passato coloniale».

La questione coloniale ha pesantemente influenzato la decisione del governo di accelerare il processo di definitiva separazione dal Regno Unito. In un pezzo sul Guardian, Michael Safi ha raccontato come le proteste attorno alla statua dell’ammiraglio britannico Horatio Nelson abbiano coinvolto i giovanissimi, la prima generazione senza un ricordo personale del passato coloniale dell’isola. La statua di Nelson, in passato, era già stata al centro di polemiche alle quali il governo dell’epoca aveva provato a mettere fine girandola dall’altra parte, a guardare il confine della città e non il centro. Dopo una petizione online firmata da più di diecimila cittadini, alla fine il governo di Barbados è stato costretto a rimuovere la statua e a ricollocarla in un museo. Nel discorso tenuto in occasione della rimozione, il primo ministro Mia Mottley pronunciò parole il cui peso oggi possiamo pienamente comprendere: l’”eroe di Traflagar” in quella piazza era «una dimostrazione di potere, di dominio», utile a ricordare che «la missione della nostra generazione è l’emancipazione mentale della nostra gente».