Il visto non gli è stato negato per un meme, ma perché ha ammesso di aver consumato stupefacenti.
Una delle band più popolari su Spotify nell’ultimo mese è un gruppo psych rock generato dall’AI
Trecentomila ascoltatori mensili per i Velvet Sundown, che fanno canzoni abbastanza brutte e soprattutto non esistono davvero.

Poche settimane fa Timbaland ha messo sotto contratto nella sua etichetta TaTa, una cantante creata con l’intelligenza artificiale. Il noto produttore musicale era l’unico essere umano dell’intera operazione, lanciata con molto clamore mediatico. Dietro ai The Velvet Sundown – band rock dalle sonorità nostalgiche – invece non si sa assolutamente chi ci sia. O, per meglio dire, chi sia a creare i prompt che permettono all’intelligenza artificiale di produrre le immagini del profilo Instagram della band, i pezzi dei due album presenti su Spotify e la bio del gruppo, che riportava anche una citazione da Billboard mai pubblicata, come notato da Stereogum.
La notizia non è che su Spotify si trovi musica generata dalle AI, una pratica consentita dalla piattaforma, che al momento non prevede nemmeno che questi brani vengano esplicitamente etichettati come tali. A fare discutere è come in meno di un mese la band abbia conquistato centinaia di migliaia di ascoltatori, senza alcun tipo di traino se non l’algoritmo e il passaparola. Dato che i profili social della band sono seguiti da un pugno di utenti a fronte della crescita verticale sulla piattaforma, il sospetto che non sia un’operazione cristallina c’è eccome.
L’impressione – corroborata da molte testimonianze di utenti su Reddit – è che Spotify stia spingendo la band via algoritmo, includendola sistematicamente nei consigliati e negli ascolti casuali automatici. Non sarebbe nemmeno un esito casuale: una lunga inchiesta di Harper’s Bazaar aveva già denunciato come Spotify spingesse per la diffusione della “musica senza musicisti”, senza artisti veri e propri dietro, per ridurre il potere contrattuale delle case discografiche tradizionali e impoverire ulteriormente i già impoveritissimi artisti. Si vede che Daniel Ek, Ceo di Spotify, ha deciso di iscriversi al concorso di uomo più odiato del mondo: è degli scorsi giorni anche la notizia che ha deciso di investire 600 milioni di dollari in un’azienda che produce droni militari.