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Kristin Cabot, la donna del cold kiss-gate, ha detto che per colpa di quel video non trova più lavoro e ha paura di uscire di casa Quel video al concerto dei Coldplay in cui la si vedeva insieme all'amante è stata l'inizio di un periodo di «puro orrore», ha detto al New York Times.
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Un reportage di Vanity Fair si è rivelato il colpo più duro inferto finora all’amministrazione Trump Non capita spesso di sentire la Chief of Staff della Casa Bianca definire il Presidente degli Stati Uniti una «alcoholic’s personality», in effetti.
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LinkedIn ha lanciato una sua versione del Wrapped dedicata al lavoro ma non è stata accolta benissimo dagli utenti «Un rituale d'umiliazione», questo uno dei commenti di coloro che hanno ricevuto il LinkedIn Year in Review. E non è neanche uno dei peggiori.
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Gli autografi sulle copie autografate del libro di Bob Dylan non sono di Bob Dylan

23 Novembre 2022

Durante la scorsa settimana, Simon & Schuster ha venduto ai fan di Bob Dylan delle copie autografate del suo nuovo libro The Philosophy of Modern Song, raccolta di saggi in cui il premio Nobel mai ritirato analizza le sessanta canzoni più importanti della storia della musica pop (uno dei sessanta saggi è dedicato a “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno). Tutto per la modica cifra di seicento dollari: un affare per tutti. Tranne che per i fan, si è scoperto poi. A quanto pare, infatti, questi si sono accorti troppo tardi di alcuni curiosi dettagli della firma che li hanno alla fine portati a dubitare dell’autenticità della stessa. La triste conclusione dell’indagine è stata che probabilmente queste persone hanno speso seicento dollari per un libro di Bob Dylan con sopra stampata una firma non originale di Bob Dylan.

https://twitter.com/BraedenCamp3/status/1593803409492148224

Tra i vari fan, come racconta il New York Times, c’è Henry Bernestein, un uomo ossessionato da Bob Dylan: ha assistito a ventisette dei suoi concerti e possiede già tre suoi oggetti autografati (una copia di The Freewheelin Bob Dylan, una sua fotografia e il libro di canzoni di John Wesley Harding). Per Bernestein non è stato affatto difficile rendersi conto che la copia firmata in realtà non era stata davvero firmata da Dylan. Ma lui è stato solo uno dei moltissimi fan che sono giunti alla stessa conclusione. Tra questi, c’è chi suggerisce che l’autografo sia frutto dell’autopen: per esempio, Justin Steffman, autenticatore professionista di firme e amministratore di un gruppo Facebook per collezionisti, racconta sempre al Nyt come, proprio dalla calligrafia, si possa notare che la firma è frutto di una macchina. «Non sembra affatto firmato a mano da una persona. Anzi, visto il tremolio, sembra più che altro una copia» e poi ha aggiunto «anche perché, in genere, gli oggetti autografati da Dylan si vendono a un prezzo molto più elevato (dai 1.500 ai 2.000 dollari)».

Inizialmente, nonostante la moltissime voci e lamentele dei fan, il servizio clienti di Simon & Schuster si era rifiutato di emettere rimborsi e aveva persino definito false le affermazioni di chi metteva in dubbio l’autenticità della firma. Una presa di posizione durata poco e ritirata non appena i compratori hanno iniziato a inondare di mail di protesta la mail personale di Karp, l’amministratore delegato di Simon & Schuster. Così, domenica 20 novembre, la casa editrice ha dichiarato ufficialmente che le firme su quelle copie del libro di Dylan non erano state vergate tutte quante personalmente dalla mano di Dylan e che tutti quelli che avevano comprato una delle seicento copie sarebbero stati rimborsati. Fino a questo momento, c’è da dire, Bob Dylan non ha commentato la faccenda e i fan sono fiduciosi che il cantante non abbia nulla a che fare con tutto questo. Il problema però è esattamente questo: che Dylan non ha avuto niente a che fare con i suoi autografi sul suo libro. 

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