Il successo di Demon Slayer è la prova che gli anime sono diventati ufficialmente mainstream

Storia di un incasso al botteghino italiano e internazionale che conferma, ancora una volta, che la popolarità degli anime non è affatto un fenomeno passeggero.

24 Settembre 2025

Nella loro immediatezza, i numeri che sta macinando il film animato Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba Infinity Castle parlano di una vittoria per l’animazione giapponese al cinema. La performance del film tratto dal fortunatissimo manga di Koyoharu Gotouge si sta rivelando davvero dirompente in ogni parte del mondo, una delle più grandi sorprese dell’annata al botteghino. Arrivato nelle sale sul finire di agosto, negli Stati Uniti il film ha guadagnato 70 milioni di dollari nel primo weekend di programmazione: il miglior risultato di sempre per un film internazionale e per un film Rated R (più o meno l’equivalente del nostro vietato ai minori di 18 anni). In Italia ha segnato il miglior debutto di sempre (giovedì – domenica) per un anime, con oltre due milioni e mezzo d’incasso e 300 mila biglietti staccati. In patria invece ha già superato i 220 milioni di dollari d’incasso, dominando il botteghino annuale con più del doppio del risultato del secondo, popolarissimo film in classifica (un’altra vecchia conoscenza degli amanti degli anime: Detective Conan: One-eyed Flashback). 

In principio fu Pokémon: The First Movie

Sono numeri che di per sé, anche a chi non mastica incassi e record, suonano impressionanti, specie considerando la prospettiva di fine programmazione: Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba Infinity Castle potrà facilmente superare i 100 milioni di dollari d’incasso negli Stati Uniti e i mezzo miliardo a livello globale, con una performance che ricorda per magnitudo quella di un film a suo modo apripista di questa realtà: quel Pokémon: The First Movie, primo lungometraggio animato arrivato dopo il successo dei videogiochi Nintendo e delle prime stagioni dell’anime, che nel 1998 si rivelò un successo internazionale. 

L’aspetto sorprendente è in realtà quanto ci sia voluto a questo comparto produttivo e culturale per indovinare un altro successo di questa portata. La risposta, complessa e articolata, va cercata in Giappone e in una mentalità molto differente da quella a cui gli Stati Uniti ci hanno abituati, con processi produttivi e distributivi spesso incomprensibili visti da fuori. Dall’Italia e dagli Stati Uniti però raccontare il successo di Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba Infinity Castle significa chiedersi per quanto ancora si possa ignorare il fatto che gli anime fanno ormai definitivamente parte della cultura mainstream, anche se dalla stessa sono ancora poco considerati e raccontati. 

Genesi di una rivoluzione

Per capirlo basta raccontare la genesi di questo film, sintesi perfetta della nuova era che la rivoluzione streaming ha aperto per manga e anime. Partendo dal fumetto che gli dà i natali, quel Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba la cui serializzazione cominciò nel 2016, ovvero qualche mese dopo il lancio ufficiale di Netflix così come la conosciamo in Italia. L’autrice Koyoharu Gotouge scrive e disegna un manga shōnen (con un target di riferimento gli adolescenti maschi) in linea con i grandi successi degli anni precedenti di Weekly Shōnen Jump, la rivista di manga per antonomasia, raccoglitore di quasi tutti i best seller del fumetto giapponese. La sua è una storia che fonde i classici combattimenti alla Dragon Ball con elementi fantastici, il tutto nella cornice storica dell’epoca Taishō (1912-1926). La particolarità della storia, oltre all’approccio drammatico e a tratti gore, è che nella più classica battaglia tra bene e male, tra umani e demoni, questi ultimi sono a loro volta stati esseri umani. Spesso il disvelamento degli accadimenti che li hanno resi crudeli demoni è a sua volta una storia straziante. Il tutto visto attraverso gli occhi di un protagonista che li combatte nella speranza di poter trovare una cura per la sorella, unica sopravvissuta allo sterminio della sua famiglia, a sua volta trasformatasi in un ibrido tra essere umano e demone. 

A tre anni dall’inizio della pubblicazione, arriva in streaming la prima serie animata di Demon Slayer, che si rivela un successo tale da innescare quella crescita esponenziale che fa bene sia alla parte editoriale sia quella televisiva. La conseguenza naturale è quella di provare la strada del cinema che, nel caso degli anime, prevede una triplice possibilità: un film autoconclusivo (un extra slegato dalla storia raccontata in televisione) oppure una sorta di “riassuntone” di una stagione televisiva con animazioni potenziate e qualche sequenza inedita, o ancora un lungometraggio che sia parte integrante della storia. Demon Slayer: Kimetsu no yaiba – Il treno Mugen sceglie questa terza strada, coprendo l’arco narrativo successivo alle stagioni dell’anime andate in onda fino al 2020. L’incasso italiano del film, 50 mila euro, è comunque un successo: la prima ondata della pandemia è appena conclusa, i cinema sono aperti a malapena e soprattutto è un titolo che parla a un pubblico in teoria di nicchia, che ha già visto l’anime prima di andare in sala. 

In Giappone invece il film è un successo clamoroso, tale che verrà poi “spezzato” e ampliato in una serie animata, ovvero utilizzando il procedimento inverso e opposto ai film “riassuntone”. S’innesca così una sorta di anteprima rituale con i due film successivi. Semplificando molto, Demon Slayer: Kimetsu No Yaiba – Il Villaggio Dei Forgiatori di Katana e Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba – Verso l’allenamento dei pilastri sono stati definiti “compilation movie” dato che coprono la coda di una stagione dell’anime e l’anteprima della successiva, facendo da conclusione e prologo ponte tra i due archi narrativi seriali tra cui sono innestati. Con il manga da tempo concluso e i tempi di animazione delle stagioni sempre più lunghi per le croniche difficoltà di un settore perennemente in affanno nonostante il successo internazionale, ecco che i produttori decidono di puntare sulla sala. Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba – Infinity Castle infatti è il primo di tre film che copriranno l’arco narrativo finale della storia. Il tutto in attesa di capire se, data la fame di contenuti delle piattaforme che hanno dato un contributo determinate alla popolarità del titolo a livello internazionale, non si decida ancora una volta di “spezzettare” e ampliare il film in una serie animata. 

Spettatori fedelissimi

Solo alla luce di questa complessa storia produttiva e distributiva si può apprezzare davvero la portata dei numeri. Parliamo infatti di un film che in un solo weekend, in un momento non semplice per le sale cinematografiche italiane, porta 300 mila persone in sala. Spettatori che non sono assolutamente casuali: giunti a questo punto della storia infatti è impossibile seguire il film senza aver visto tutto quello che è venuto prima (serie animate e lungometraggi precedenti). Nemmeno avere una vaga infarinatura della storia o aver visto Il treno Mugen o le prime stagioni dell’anime permette di seguire e apprezzare la storia di Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba Infinity Castle. 

In questo senso è ancora più impressionante la tenuta del film, che non ha avuto il prevedibile crollo verticale dopo i primi giorni, quando i fan fedelissimi affollano le sale. Anzi, ha continuato a macinare ingressi. Data la natura di questo film, si può escludere che sia l’effetto del passaparola che porta in sala persone nuove. Questi numeri provano che in Italia, negli Stati Uniti e a livello internazionale, c’è un bacino di spettatori che è cresciuto anno dopo anno dall’uscita di Il treno Mugen in sala e che è talmente partecipe da lasciare il divano per andare in sala, pur sapendo che, a tempo debito, il film approderà sulle piattaforme di streaming. Un altro particolare che rende questi numeri ancor più eccezionali è il minutaggio del film: 155 minuti. Una durata che non ha scoraggiato gli spettatori e che va considerata quando si compara questo film ad altre produzioni animate giapponesi e non che, per costi di produzione, di rado superano i cento minuti e possono quindi contare su più repliche giornaliere.

È da tempo che i numeri registrati dagli anime in sala, in Italia e a livello internazionale, suggeriscono come si stia ignorando il potenziale di un fenomeno silenzioso sì, ma ampiamente mainstream. In Demon Slayer Sony ci ha creduto e investito, con un’imponente campagna promozionale anche attraverso i canali tradizionali, come un film “vero e proprio”, non un fugace evento speciale, una tre giorni per attirare i fan in sala e poi lasciare spazio ad altro. La vera domanda è se adesso, alla luce di questi risultati, il mercato occidentale riuscirà a trovare una quadra per sfruttare davvero il potenziale di questi prodotti, smettendola di trattarli come i titoli di nicchia che non sono più ormai da tempo, ora che nella fascia under 50 ogni generazione ha un pugno di anime che fanno parte della propria cultura, della propria giovinezza e, finalmente, il tabù della visione di questi prodotti in età adulta sembra definitivamente archiviato. 

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