Dopo l’omicidio Kirk è fondamentale capire cos’è diventata l’estrema destra oggi

L'America sta cambiando il Dna delle destre che conoscevamo. Che diventano meno sociali, ma più apocalittiche.

16 Settembre 2025

Quando la tavola appare ricca, i commensali sgomitano per riempirsi il piatto. Negli ultimi tempi il bacino elettorale delle destre e delle destre estreme è probabilmente il più ampio degli ultimi 75 anni, così ampio da garantire inedite quantità di potere, immunità e ricchezza nella maggior parte del mondo che chiamiamo Occidente. La destra non è mai stata un blocco monolitico, e considerarla tale è stato uno dei principali errori dell’opposizione in tempi di pace: ma oggi il panorama dell’estremismo si è fatto ancora più variegato, diverso, contraddittorio e soprattutto accessibile a chiunque. L’omicidio di Charlie Kirk è, con tutte le sue conseguenze preoccupanti, l’occasione per provare a disegnare una cartografia un po’ più chiara nella sua complessità.

Nelle loro comunicazioni ufficiali, i principali esponenti della nuova destra internazionale hanno, naturalmente, agitato il fantasma della scontro ideologico: Viktor Orban ha dichiarato che l’omicidio di Kirk è il risultato della «campagna internazionale di odio della sinistra progressista e liberale»; Jordan Bardella ha accusato la «retorica disumanizzante (sic, nda) della sinistra»; Giorgia Meloni ha preferito una – tradizionale – retorica più vittimista, dicendo: «Dobbiamo immaginare pene inferiori per chi spara a un esponente di destra?». Dall’altro lato, c’è stata un’altra corsa a cercare indizi che possano far credere che Tyler Robinson, il principale sospettato, sia invece ancora più estremista di Kirk: un auto-proclamato Groyper, la fazione più oltranzista e millenarista dell’alt-right, al servizio del leader Nick Fuentes.

L’unica verità che possediamo è invece il contrario di una certezza: l’internazionale dell’estrema destra è in fermento, e da questo caos nascerà probabilmente altra tensione. Stiamo osservando, negli ultimi anni, un cambio semantico fondamentale nelle destre internazionali, sia quelle di governo sia quelle più estreme. Alcuni elementi del conservatorismo, anche estremo, tipico del Novecento, sono rimasti immutati. Alcuni sono cambiati radicalmente. Altri sono scomparsi.

Osservando le immagini delle veglie per Charlie Kirk, ma anche guardando su YouTube i “dibattiti” che organizzava nelle università, frequentate da decine di migliaia di studenti e studentesse, possiamo forse azzardarci a dire che quell’ex boy scout di Chicago aveva realizzato il grande sogno di Alain de Benoist: portare l’egemonia culturale gramsciana nell’universo delle destre. Cosa intendiamo, con egemonia culturale? È la strategia culturale, dichiaratamente ispirata al pensiero di Antonio Gramsci, perseguita dalla destra europea fin dagli anni ‘70. Portare le masse dalla loro parte, e non dominarle come fecero le dittature degli anni Trenta. Con le parole di Valerio Renzi, autore del recente saggio – che consiglio vivamente – Le radici profonde (Fandango, 2025): «La nuova destra, dunque, deve costruire un proprio discorso dialettico per convincere i cittadini, non per farli svegliare in una dittatura militare».

Allo stesso tempo, le idee di Kirk e, in generale, del movimento Maga, non sono soltanto conservatrici, ma estremiste: la loro collocazione in un discorso comune non è ancora stata normalizzata, e nonostante ci stiamo abituando a difendere posizioni che credevamo inattaccabili – il diritto all’aborto, per dirne una – le contaminazione con le frange più violente è ancora comune. Il confine tra terrorismo e politica ufficiale non è mai stato tanto sfumato dagli Anni di piombo. Ma se l’estremismo nero degli anni Settanta era legato ad apparati statali deviati, quello di oggi è più frammentato e individuale, legato ai linguaggi di internet, ai forum, al gaming, a cellule difficili da individuare. Scrive Leonardo Bianchi in un altro bel saggio chiamato Le prima gocce della tempesta (Solferino, 2023): «Tutti questi nuovi aspiranti attentatori fanno parte di un circuito transnazionale che si ispira al terrorismo post-organizzativo – una definizione coniata dal ricercatore Milo Comerford dell’Institute for Strategic Dialogue (ISD). A suo avviso, questa forma di violenza politica è contraddistinta dall’esistenza di piccole cellule o singoli individui che condividono le stesse idee, frequentano gli stessi spazi online, si radicalizzano sulle stesse teorie del complotto e agiscono con la stessa metodologia».

Questo tipo di violenza politica ha, come minimo comune denominatore, il suprematismo bianco. Come tutte le teorie di estrema destra, parte ancora da una posizione vittimistica: la “razza” bianca sarebbe in pericolo, minacciata da un complotto internazionale per terminarla. È una teoria sostenuta anche dal movimento Maga e da Kirk stesso, che parlava esplicitamente di una «great replacement strategy» che è «well under way every single day in our southern border», ma condivisa anche da una lunga serie di terroristi addestrati su internet di tutto il mondo, che si chiamano Anders Breivik e Dylann Roof e anche Luca Traini. Ma ecco una differenza, rispetto alle destre che conoscevamo pre-internet (e pre-Maga): appare definitivamente sorpassata la retorica revanscista del Novecento, che non è mai riuscita a prescindere dal “tradimento” della Seconda guerra mondiale. Rimpiazzata da cosa?

La grande “race war” che cambierà il mondo. Uno scontro finale tra bianchi e non-bianchi che è invece di segno millenarista, e compare in tutti i manifesti terroristici, da Breivik a Roof, tra gli altri: questi assassini si sentono parte di un’avanguardia che sarà impossibile fermare, necessaria per scatenare la tanto attesa guerra delle “razze”. Come scrive ancora Bianchi, «nel corso del processo, conclusosi nel 2017 con la sua condanna a morte, [Roof] afferma che la giustizia non farà mai il suo corso fino in fondo: prima o poi i suprematisti vinceranno la “guerra razziale” e lo tireranno fuori di prigione». Quale gruppo terroristico che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi 10 anni aveva lo stesso impianto millenaristico-apocalittico? Esatto: lo Stato islamico.

Non voglio dire sia questa, più che i tradizionali fascismi novecenteschi, la pietra di paragone del nuovo estremismo di destra: ma è pur vero che l’americanizzazione del fenomeno ha tagliato molte delle radici tradizionali, smentendo in un certo senso il detto di Bilbo Baggins adottati un tempo dai giovani missini: «Le radici profonde non gelano». E quindi, al culto tradizionale di un Medioevo sincretista e quasi pagano evocato da Evola e La Rochelle si sostituisce oggi un estremismo cristiano che era inedito in Europa. Nick Fuentes, il più importante tra gli estremisti ancora più estremi di Maga, avversario di Kirk perché, a sua detta, troppo “liberale”, ha dichiarato che i Groyper sono «futuristi cristiani», augurandosi che questo secolo sia «il secolo più cristiano nella storia dell’umanità». E, naturalmente, è scomparsa anche ogni traccia, sia pur di facciata, di socialismo: questi nuovi estremisti agitano la svastica ma dal palcoscenico libertario, in un sogno tax-free e senza l’ingombrante presenza di uno Stato. Sarà interessante capire come si trasformerà il fascismo europeo, allora, così orgoglioso di agitare le grandi riforme pubbliche del Ventennio come vanto e orgoglio, dal sistema pensionistico alle colonie estive e le bonifiche pontine, così legato alle sue radici “sociali”.

Quello che non cambia ancora è il cuore più profondo della destra, la natura fondamentale di un movimento – che si faccia chiamare Maga, Groyper o fascismo del terzo millennio: lo storico Furio Jesi le chiamava «idee senza parole», nel saggio fondamentale Cultura di destra. Sono concetti branditi come vessilli ma privi di una critica argomentata a sorreggerli: «Patria, Tradizione, Purezza, Spirito sono», scriveva Jesi nel 1979, «valori non discutibili, indicati da parole con l’iniziale maiuscola», che «alludono ma non spiegano nulla», «sono forme verbali dell’azione, gestuali e rituali». Forse, anzi, le idee senza parole si sono estremizzate ancora un po’, con l’ingresso in campo dei meme, sempre più difficili da spiegare, contestualizzare, inserire in un discorso coerente. C’è chi dice che Tyler Robinson sia stato ispirato dall’organizzazione 764, un gruppo nichilista mosso da ideali puramente misantropici, parte di una specie di rete del terrore accelerazionista. Allora potremmo addirittura invertire il concetto di Jesi, e ci troveremmo, infine, nell’epoca delle parole senza idee.

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