In palestra con Jordanluca

Intervista con i fondatori del brand che ha scelto di saltare l’ultimo giro delle sfilate maschili e realizzare un video (e una collezione) che parla di rapporto con il corpo e del potere terapeutico dell’allenamento. Una scelta che ha che fare con l’essere indipendenti e, seppur con molte difficoltà, liberi.

03 Luglio 2025

Le sfilate maschili sono state abbastanza deludenti, soprattutto a Milano (in realtà anche a Parigi, fatta eccezione per l’hype intorno al debutto di Jonathan Anderson da Dior e la bella collezione di Julian Klausner da Dries Van Noten), e da sempre più parti si sentono dubbi, lamentele, sfiducia. Il momento che la moda attraversa è difficile: per i brand tradizionali, che nonostante i mezzi a disposizione subiscono l’apatia del mercato, che non sembra più essere così interessato, e per i brand di nuova generazione, che invece combattono con la mancanza di struttura e supporto. Sono in tanti, tra questi ultimi, ad aver abbandonato gli spazi e i tempi delle fashion week, perché non rispondono più alle loro esigenze: fagocitati dai un sistema che non riesce mai a metterli al centro, in particolare a Milano, sempre più spesso trovano altri modi per raccontarsi e rimanere in contatto con la propria community. Così hanno fatto Jordan Bowen e Luca Marchetto di Jordanluca, che hanno saltato le sfilate per realizzare un corto speciale, dedicato alla collezione Primavera Estate 2026, ambientato in una palestra. Ho chiesto loro di raccontarmi perché hanno scelto di stare fuori dalla fashion week e perché hanno voluto ritrovarsi in palestra, luogo che, leggerete, ha un significato speciale per entrambi: ne è nata una conversazione interessante, che spazia dallo stato della moda, la cura di sé e i tanti modi in cui si può costruire, e sostenere, un brand oggi.

ⓢ Ciao ragazzi, avete deciso di saltare l’ultimo giro di sfilate maschili a Milano e lavorare a un corto. Mi raccontate il perché di questa scelta?
In un periodo sempre più segnato dalla crisi, l’idea di mandare 40 modelle su e giù per una passerella con abiti di cui il mondo non ha bisogno non ci convinceva più tanto. Può sembrare ironico, ma non volevamo sfilare nemmeno la scorsa stagione: avevamo in mente di sposarci e abbiamo pensato che fosse un messaggio così bello e positivo da condividere, sfruttando la piattaforma che abbiamo. Sapevamo che sarebbe stata la nostra ultima sfilata per un po’, e non siamo mai stati così sicuri di una decisione. Tutti continuavano a chiederci: “Come pensate di superarla?” o “Come potete fare meglio la prossima volta?”. La moda è diventata una cosa così noiosa e performativa: ha completamente perso ogni rilevanza culturale e ogni brio, ma crediamo ancora con tutto il cuore nel potere di unire le persone. Essere un piccolo marchio ha i suoi pro e contro, ovviamente, e uno dei pro è avere la libertà di decidere di non sfilare, di fare qualcosa di diverso e di non preoccuparci del risultato. Non abbiamo bisogno di mandare un lookbook in passerella nel disperato tentativo di vendere, vendere, vendere. La collezione Primavera Estate 2026 è stata la collezione più leggera che abbiamo mai realizzato, nello spirito, ed è stata stimolante per noi. Il fatto che le persone stiano rispondendo così positivamente rende questa volta ancora più toccante e quando diciamo che non volevamo fare nulla [come si legge nella nota stampa, nda], intendiamo semplicemente che non vogliamo investire in una enorme collezione di abiti che rimangono nell’ufficio PR e poi finiscono ai saldi di campionario. Per noi, «non fare nulla» significa non produrre centinaia di capi e scarpe solo per la sfilata e significa non investire così tanta energia fisica in un altro spettacolo di pubbliche relazioni. Risparmiare più di 250mila sterline è un nulla che possiamo sostenere. La sostenibilità come pratica deve abbracciare tutti gli aspetti del business, dalla produzione in serie dei capi al denaro che consumiamo e all’energia che impieghiamo come team. Come si dice, work smarter, not harder.

Jordanluca Primavera Estate 2026

Jordanluca Primavera Estate 2026

ⓢ Cosa mi dite invece della collezione?
Abbiamo comunque creato una collezione che amiamo, pensando alla nostra community che abbiamo costruito nel corso degli anni. Ci siamo anche divertiti a creare alcune immagini, con un piccolo aiuto extra dall’intelligenza artificiale. In questo caso l’intelligenza artificiale non è una grande affermazione concettuale da analizzare a fondo, è solo un nuovo strumento con cui giocare, per divertirsi di più. Ciò che troviamo affascinante [nel presentare la collezione in queste modalità, nda] è stato osservare come reagisce la stampa di settore, cercando a tutti i costi di trovare qualcosa di intelligente da dire, quando in realtà il nostro messaggio è la cosa più semplice di sempre: divertitevi e prendetevi cura di voi stessi. Perché questo è ciò che conta davvero. Davvero, solo questo.

ⓢ Seguo Luca su Instagram e rimango sempre colpita (ok, ammirata) dalla sua routine di allenamento e dalla sua disciplina. Che cosa significa allenarsi per voi? E perché è importante?
Luca: La nostra vita è cambiata quando abbiamo iniziato ad allenarci e a cambiare la nostra dieta. Prima io odiavo la palestra, e tutti quelli che ci andavano. Forse quello che odiavo di più era il fatto di non poter indossare i vestiti che volevo e di non riuscire ad assimilare la routine. Ma poi abbiamo iniziato, insieme, all’improvviso e tutto è cambiato! Quando ti prendi cura di te fisicamente, la tua prospettiva cambia completamente. Il tuo corpo e la tua mente si trasformano. Ti senti bene, ti senti meglio ed è per questo che la gente ci va. È quello che ho scoperto. È il percorso che conta, non il risultato. Certo, avere addominali scolpiti ti fa sentire bene e ti fa fare tanto sesso, ma non è questo il punto. È come ti senti, questo non ha prezzo. E puoi comunque essere cool e vestirti in modo fantastico. Adoro i miei look da palestra e sono tutti pianificati con cura. Tu cosa ne pensi? Chi dice che devi indossare abiti da palestra noiosi? Io indosso cose che puoi indossare dalla mattina alla sera, ti avvolgi, ritocchi lo stile, metti altri strati e li indossi di nuovo dopo. Ti senti così libero!

ⓢ I tuoi look mi piacciono moltissimo, in effetti.
Luca: Oggi posso dire che il mio benessere mentale, il recupero e la forma fisica sono le cose più importanti della mia vita. Questo è ciò che conta davvero ora e dobbiamo essere forti, perché il mondo là fuori è duro. Anche la disciplina è qualcosa di interessante, se ci pensi è una sorta di paradosso… Pensi che la ripetizione e le regole ti imprigionino, ma in realtà è il contrario. La disciplina può essere attraente. Non mi sono mai sentito così libero e felice da quando ho adottato una disciplina molto rigida. Pubblico molto su Instagram, prima di tutto per me stesso. Proiettare questa versione di me stesso mi aiuta a rimanere sulla buona strada. Se non mi ci attengo, i miei follower mi criticano! Se non pubblico il mio frullato super salutare per l’intestino ogni mattina (che mi ha cambiato la vita), le persone mi scrivono per chiedermi se sto male. Io li aiuto, loro aiutano me. È una sorta di fantastico microcosmo che ho creato.

ⓢ Oggi assistiamo a una sorta di rinascita della palestra, soprattutto tra i più giovani, sia uomini che donne. Eppure, come aveva scritto qualche anno fa RS Benedict in un saggio su Blood Knife,  parlando del ritorno dei muscoli al cinema, “Oggi sono tutti bellissimi ma nessuno è arrapato”. Quando penso a Jordanluca penso a un brand che è sexy, cosa significa il culto del corpo per voi?
Luca: Come dicevamo, non si tratta di vero e proprio “culto del corpo”. A volte penso che quelli che criticano chi va in palestra forse sono loro stessi fuori forma e non fanno sesso, almeno così era per me. Credo che sia il modo in cui andare in palestra ti fa sentire a creare dipendenza, non tanto il look o il fisico che ti dà. Diciamo che quello è un bonus. Mi sembra che Jordanluca sia un brand sexy e vogliamo che le persone che lo indossano facciano sesso alla fine di una serata. Non possiamo parlare a nome delle nuove generazioni, ma noi su questo lato siamo decisamente ok.

ⓢ Nella nota stampa che accompagna la collezione, si legge che quello attuale non è il momento giusto per fare spettacolo nella moda. La scorsa stagione, come raccontavate poco fa, avete celebrato il vostro matrimonio. E adesso?
Luca: Per tanto tempo ho odiato la domanda “Dove ti vedi nel futuro?”, ora invece la trovo spaventosa ed elettrizzante allo stesso tempo. Credo che la moda sia in una fase di trasformazione e, ironicamente, sta diventando antiquata. È una cosa triste, ma anche qualcosa che apre nuovi orizzonti. La moda è sempre stata sinonimo di rinnovamento, novità, e dobbiamo evolverci verso un futuro diverso. La nostra ultima collezione e il nostro percorso per crearla hanno dimostrato che tutte le regole tradizionali sono state infrante. Non ha senso nemmeno provare qualcosa di “nuovo”, perché non funzionerà e provarci è ancora più noioso. La moda sta diventando sempre più simile a una piccola, disfunzionale, vecchia bolla: un gruppo di persone che si dicono le stesse cose, che si sforzano di trasformare tutto in un momento culturale, quando in realtà a nessuno importa nulla. Tutti guardano ossessivamente le sfilate d’archivio. Spero davvero che riusciremo a uscire da quella bolla. E cosa c’è fuori da quella bolla? Non lo so. Ed è questo che è interessante.

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