Dall'inizio dell'anno sono uscite già tre biografie che raccontano l'ultimo leader del Psi: a 25 anni dalla morte, la sua resta una delle figure più rilevanti, discusse e controverse della storia politica italiana.
I gusti forti sono una fuga dalla realtà, e Laura Marzi è una scrittrice troppo intelligente e rigorosa per approfittare di un gioco facile. Stelle Cadenti è un romanzo interessantissimo e pieno di fascino per come descrive la traiettoria di un crollo privato e collettivo lungo trent’anni, dall’inizio di Mani pulite fino al presente, senza cedere alla tentazione di renderlo sensuale e maledetto. In questo prende forma il suo essere politico – con la scelta di non attribuire al potere un potenziale di seduzione. Dieci anni fa, l’iperbolica serie 1992 aveva fatto esattamente il contrario, raccontando il passaggio dalla Prima Repubblica al berlusconismo tramite antieroi e antieroine che si spogliano, si drogano, mentono, escogitano ricatti, si abbandonano al languore esistenziale. Nelle prime righe di Stelle cadenti il disastro irrompe in un pomeriggio ordinario: «Ogni anno nostro padre accompagnava a turno me e mio fratello ad acquistare delle nuove scarpe da ginnastica. Quando lo arrestarono stava tornando a casa con Edoardo: lo aveva portato a comprare le Nike».
La caduta delle certezze
Siamo a Torino, nel 1993, in una ricca famiglia borghese che si tiene insieme grazie a un equilibrio delicato di certezze materiali e rimozioni emotive. La voce narrante è di Ludovica, che Marzi definisce come «una potenziale secchiona, che utilizza un linguaggio forbito perché sa un sacco di cose già da ragazzina». Ludovica, diciassette anni, e il fratello Edoardo, di un anno più grande, sono cresciuti con l’idea di essere dei privilegiati. Il padre è segretario regionale della Democrazia Cristiana, la madre organizza eventi culturali, entrambi sono spesso assenti («stelle che brillavano lontane»), ma lasciano i figli affidati alle cure di una tata gentile, immersi nella certezza di un benessere materiale e di un futuro tracciato. Poi arrivano i carabinieri sotto casa, la notizia dell’arresto al telegiornale, i compagni di scuola e del collettivo studentesco che indicano Ludovica e il fratello come i figli del ladro: «Stelle cadenti non racconta Mani pulite, ma il momento in cui il destino di una famiglia viene modificato da un evento che cambia per sempre la sua direzione ascendente, il momento di passaggio in cui cadono le certezze», dice Marzi.
Momenti chiave
Il romanzo ha un impianto classico, è composto di tre parti, ambientate in tre momenti storici diversi, e di un epilogo. Non è autofiction, non è un memoir. Laura Marzi, che ha esordito nel 2022 con La materia alternativa (vincitore del premio Minerva e del premio John Fante per l’opera prima), è nata ad Aosta, ha conseguito un dottorato in Studi di Genere all’università Paris 8 e oggi vive a Roma. Ha qualche anno in meno di Ludovica, ma come molte persone nate in quel periodo sa cosa significa scoprire che il futuro che avevi dato per scontato non esiste più: «Le stelle cadenti sono tante, e permettono un’identificazione molto vasta. Per me, che sono più giovane di Ludovica, un momento chiave è stato l’arrivo del precariato», dice Marzi.
Nel romanzo precedente aveva raccontato la realtà poco conosciuta degli adolescenti non italiani, spesso musulmani, che frequentano la scuola qui. Un minimo di autobiografia c’era, perché Marzi per un periodo ha insegnato materia alternativa in una scuola media di Roma est. Era un romanzo molto diverso, per struttura e voce, da Stelle cadenti, ma aveva comunque un impianto politico, legate al desiderio di raccontare situazioni rimosse dalla storia collettiva. In Stelle cadenti Ludovica rifiuta il cambiamento, o forse ne prende atto, ma non vuole accettarne le conseguenze.
Un finale diverso
Nella seconda parte studia a Parigi, a Science Po: «È la facoltà degli squali, delle persone votate al successo, opposta a Paris 8, l’università rivoluzionaria di Focault e Deleuze, dove ho fatto il dottorato. Ho cercato di vedere l’altra da me. Ludovica non fa il dottorato perché ha delle istanze personali da voler affrontare, delle cose da imparare, ma perché vuole costruirci una carriera». Niente, per lei e gli altri componenti della sua famiglia anaffettiva, andrà come previsto. La terza parte, al presente, è la più amara e forse la più bella del romanzo. Ludovica è una quarantenne disincantata, che spreca gli studi sofisticati per lavorare come consulente per aziende che in altri tempi avrebbe solo disprezzato. Ha degli amanti, ma non ha mai dimenticato Tommaso, amore dell’adolescenza, amico di Edoardo e motivo di rottura della loro alleanza. L’epilogo però è sorprendente (e, in un modo sottile, crea anche una sorta di tenera connessione con La materia alternativa): «Le stelle cadenti rappresentano anche la possibilità di esprimere un desiderio», spiega Marzi. Forse uno si avvererà.