Stili di vita | Moda

Il nuovo vestito da casa e il cottagecore

La pandemia ha riportato in auge uno stile che vagheggia un ritorno alla natura e a una vita più semplice, e che unisce comunità molto diverse fra loro.

di Silvia Vacirca

Il “Rainbow Puff Dress” di Selkie

Come Jack Torrance – protagonista del film Shining – dimostra, dall’isolamento non viene niente di buono. Non ne usciremo migliori, o con una lezione di vita. Non scriveremo Guerra e pace. Senza contare che la casa, al quarantasettesimo giorno di lockdown, prende a somigliare al set di un film ambientato nell’Ottocento: pesante, ottuso, ma con un che di esilarante. Le finestre si allargano e andare al frigorifero è una flânerie maliziosa o deprimente, dipende dal vestito che hai addosso. La continuazione del lavoro da remoto, insieme ai livelli così alti di disoccupazione post Covid, ha portato le persone a trascorrere molto tempo in casa, e questo fatto ha contribuito alla crescita del guardaroba casalingo, il cui pezzo forte è senza ombra di dubbio l’home dress, il vestito da casa. L’emblema dell’home dress è il “Rainbow Puff Dress” di Selkie, un abito-nuvola di organza enorme pensato per “farti sentire la magia in questi tempi difficili”, nonché mascherare i chili presi. Se uno ha mai avuto la fantasia di essere una nuvola al tramonto, è il vestito giusto. L’abito da casa tradizionale era un indumento semplice, indossato dalle casalinghe degli anni Quaranta per non rovinare il vestito buono della domenica. Facile da lavare e da indossare, viene fuori che è perfetto per la nostra vita maniacale, e così i marchi e negozi hanno ripescato il relitto dall’armadio di nonna, l’hanno rinfrescato un po’ e, infine, lo hanno appioppato a qualche oscura influencer che ha fatto schizzare le vendite.

Il nuovo home dress però non ha niente a che fare con la tristezza della casalinga anni Quaranta. Libero dalle regole del vivere comune, si autocelebra nell’apoteosi di una fantasia di bambola. Già nel 2019 un vestito di Zara a pallini neri era diventato virale grazie a uno stile semplice e un prezzo accessibile, ma nel 2020 la pandemia ha fatto il successo di abiti vaporosi, colorati, e romantici. Il loungewear sarà pure confortevole ma quanto a spettacolo, ha l’appeal di un tappo di sughero. Così, qualche tempo fa, il maxi abito con le maniche a sbuffo rosa di H&M è andato sold out in 24 ore. La tendenza rurale dona a questi abiti una qualità nostalgica e discretamente fasulla, da regina che gioca a fare la giardiniera. Il desiderio un po’ kitsch di tempi più semplici è nei dettagli ricamati, a punto smock, e nelle stampe ispirate a presunti picnic. Dato che l’incertezza della pandemia continua a incombere, l’abito da casa da capriccio di tendenza diventerà elemento fondamentale del guardaroba. Durante la pandemia, le più fortunate hanno scoperto una nuova affinità con i grandi spazi aperti, tipo le Alpi svizzere. Le meno fortunate con il pranzo nel giardinetto e il barbecue sul balcone di città. Anche se, al limite, con tutte quelle maniche a sbuffo, volant, drappeggi vaporosi e toni pastello intossicanti, questi abiti starebbero bene in un castello della Disney. Le lunghezze preferite sono midi e maxi, con colli alti e spalle elastiche per scoprirle, alla bisogna. Poi c’è la noia senza fine delle stampe “prato fiorito”. Meglio la versione con le fragole di Lirika Matoshi, maliziosetta e gioconda. La tendenza era già nelle pre-collezioni Primavera Estate 2021, a dimostrazione del potere divinatorio della moda. Si trovano da Ganni, Erdem e Giambattista Valli.

La tendenza, d’altronde, esisteva già su Instagram e TikTok: la chiamano “cottagecore” e mescola le ambientazioni rurali dello Studio Ghibli e Animal Crossing, il romanticismo della campagna  e l’ultimo album di Taylor Swift, Folklore. Nota anche come “farmcore” o “countrycore”, è un’estetica che romanticizza lo stile di vita agricolo europeo, la decrescita felice immaginata. Lo stile è oggetto di critiche per il suo presunto eurocentrismo e, nel contesto delle ambientazioni nord americane e australiane, come celebrazione involontaria dell’estetica del colonialismo, per non parlare dei modi in cui semplifica e deforma al limite del grottesco il lavoro degli agricoltori. È per queste connotazioni che l’uso dell’estetica cottagecore è stata adottata (o forse cooptata, oppure è solo una coincidenza che si assomiglino, chi può stabilirlo) dalla comunità delle TradWives – casalinghe felici di esserlo che ci fanno sopra innumerevoli Stories di Instagram, data anche la quantità di tempo a disposizione – e da membri dell’estrema destra, come forme di propaganda. Una di loro è Jayne Hall, 45 anni, che dopo essere stata retail manager, insegnante di nuoto e aver imparato il giapponese, ha deciso di vivere come una casalinga degli anni Cinquanta, infilarsi il busto, licenziarsi dal lavoro, vestirsi solo a pois.

In effetti, gli outfit cottagecore non sono pratici per arare, guidare il trattore, o raccogliere i pomodori in una serra. Sebbene la sua estetica non identifichi affatto un movimento politico organizzato con obiettivi o leader dichiarati, gran parte della conversazione sul cottagecore è di natura politica, dal momento che è stato adottato da persone con ideologie opposte che hanno in comune una certa insofferenza per la modernità e il famigerato turbocapitalismo. Nelle parole di un utente Facebook, tale Bri Snodders, che così riassume la questione: «Ma quale lavoro da sogno, bitch, non ne ho uno, non sogno di essere un impiegato, sogno di vivere in un cottage a fare sapone e dipingere tette. Il capitalismo è un incubo». Dai social la tendenza si è diffusa nella moda di massa, sempre con il contributo di Taylor Swift che, nel video di “Cardigan”, è al pianoforte in un semplice abito bianco, che potrebbe essere da giorno ma anche da notte. Un mercato che, secondo Allied Market Research, entro il 2027 varrà 18 milioni di dollari. Diversamente dalla comunità TradWives, il cottagecore è un’estetica per sedicenni che odiano il mondo contemporaneo: soffice, gentile, ironica. Assolute rarità nel mondo reale. Più che per vivere, questi vestiti sono pensati per appisolarsi. Chi licenzierebbe mai qualcuno, seppure via Zoom, in pantofole, cardigan, e con una tazza in mano?