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È stato scoperto l’autore di diversi quadri anonimi conservati agli Uffizi

Jona Ostiglio era fiorentino, apparteneva alla comunità ebraica della città e di mestiere faceva il pittore. Nato tra il 1620 e il 1630. Non molto conosciuto a causa dei pochissimi documenti storica sul suo conto, Ostiglio era un artista autodidatta che servì e lavorò alla corte dei Medici nel XVII secolo. A testimonianza del talento di Ostiglio c’è il fatto che fu invitato a unirsi alla prestigiosa accademia di Giorgio Vasari, unico ebreo a cui fu concesso questa possibilità fino al XX secolo. Grazie a queste credenziali, Ostiglio si costruì una fama personale che gli permise di conoscere e lavorare con l’aristocrazia del tempo, nonostante nella Firenze di quegli anni per gli ebrei fosse difficilissimo trovare opportunità professionali al di fuori della comunità ebraica. Ostiglio è stato per molto tempo dimenticato, ma ora la sua opera è stata riscoperta e il suo nome è ritornato tra quegli degli artisti rilevanti dell’epoca: come racconta Artnews, infatti, si è scoperto in questi giorni che diversi quadri conservati agli Uffizi e fino a ora considerati opere di anonimi sono stati realizzati da Ostiglio.

La scoperta è frutto del lungo e meticoloso lavoro di Piergabriele Mancuso, direttore del programma di studi ebraici del progetto Archivio Medici, che ha portato avanti una serie di ricerche nel ghetto ebraico di Firenze. Nonostante la scarsa documentazione storica, Mancuso – con l’aiuto della curatrice degli Uffizi Maria Sframeli – è riuscito a ricostruire un profilo abbastanza dettagliato dell’artista. Mancuso descrive Ostiglio come una «eccezione» per la sua epoca. «Può essere descritto come una figura unica: un ebreo che era abbastanza vicino all’ambiente cristiano e non aveva paura di allontanarsi dalle leggi rabbiniche di stampo ortodosso». Lo studioso ha anche sottolineato quanto sia straordinario che tra i mecenati che commissionavano opere al pittore ci fossero anche alcune delle famiglie più influenti nella Firenze dell’epoca. Secondo Mancuso questa è la dimostrazione che: «Il suo comportamento [di Ostiglio, ndr] superava i confini delle società cristiana e di quella ebraica di quei tempi».