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A Taipei ci sono ristoranti con la svastica frequentati da ebrei

Alcuni ristoranti di Taipei, la capitale della Repubblica di Cina (o Taiwan), hanno delle svastiche in bella vista. Per fortuna, però, il nazismo non c’entra. Mentre in Occidente la svastica è associata al Terzo Reich e all’Olocausto, in alcuni Paesi asiatici è un innocuo simbolo buddista e/o induista. A Taiwan ci sono molti buddisti (è la confessione più diffusa, insieme al taoismo e alle religioni tradizionali cinese), ma perché mettere una svastica in bella vista in un ristorante? Una delle ragioni è che i buddisti seguono una dieta vegetariana, dunque identificare un ristorante come buddista è anche un modo per fare capire ai clienti che si tratta di un ristorante vegetariano. E qui arriva un dato apparentemente ancora più strano: i ristoranti con la svastica sono frequentati anche da clienti ebrei. Anzi, alcuni siti ebraici consigliano a chi visita Taipei di andare a cercare i ristoranti con la svastica.

Il fatto è che, come i buddisti, anche gli ebrei osservanti seguono delle restrizioni alimentari, specie per quel che riguarda la carne: deve provenire solo da alcuni animali (maiale e coniglio sono proibiti), essere macellata in un certo modo e cucinata senza l’utilizzo di latticini. Il risultato è che per un ebreo osservante la cosa più comoda, quando viaggia o vuole semplicemente andare a cena fuori, è scegliere un ristorante vegetariano. Fanno eccezione, naturalmente, i luoghi dove c’è una forte presenza ebraica, come Israele o per esempio New York, perché lì abbondano i ristoranti kosher, dove si può trovare la carne preparata secondo le regole, ma Taipei non è uno di questi posti. In questi giorni Tablet, una rivista culturale online di ispirazione ebraica, ha pubblicato un breve articolo intitolato “Hungry for Kosher Food in Taiwan? Look for the Swastikas”, dove si spiegava, appunto, come mangiare vegetariano, cioè kosher, in città. L’autore, che è italiano, ironizzava su come lo stesso simbolo possa essere percepito in modo radicalmente diverso a secondo del posto in cui ci si trova: «A Torino quel simbolo mi avrebbe messo a disagio». Un consiglio simile era comparso qualche anno prima su Yeah That’s Kosher, un sito che promuove il rispetto delle dettami religiosi per l’alimentazione.

vegetariani svastica

A questo punto, uno potrebbe chiedersi com’è che un’immagine religiosa si sia trasformato nel simbolo del nazismo. La storia della svastica è raccontata da James Skidmore, germanista dell’università di Waterloo, su the Conversation, il sito dove gli accademici pubblicano articoli divulgativi. Contrariamente a quello che spesso si sostiene, Hitler non prese la svastica direttamente dalla tradizione induista e buddista. La svastica ha origini antiche e si è diffusa in molte culture: «In Mesopotamia la stampavano sulle monete», e «i Navajo la intrecciavano nelle coperte». Nel buddismo, sta a «rappresentare le impronte del Buddha», nell’induismo «indica gli opposti, come luce e oscurità».

Nell’Europa medievale la svastica fu adottata dai vichinghi e da altre tribù germaniche; dà lì, il nazionalismo germanico ottocentesco cominciò a utilizzare il simbolo, che divenne ancora più popolare quando l’archeologo Heinrich Schliemann scoprì, nel 1870, delle svastiche nelle rovine di Troia: per i nazionalisti, la svastica era una dimostrazione che i loro antenati avevano dei legami culturali con popoli dal passato più antico e prestigioso, come i troiani, o la cultura indo-ariana dell’India. Quando si appropriò della svastica, conclude Skidmore, Hitler utilizzò la stessa retorica e le stesse argomentazioni già utilizzate dai nazionalisti tedeschi un secolo prima. Questo non significa che l’utilizzo della svastica nei Paesi asiatici sia sempre innocuo o privo di controversie. Proprio a Taiwan gli studenti di un liceo avevano organizzato una finta parata nazista che aveva fatto arrabbiare un sacco di gente e provocato le dimissioni del preside: le loro di svastiche non stavano certo a indicare dei ristoranti vegetariani.