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La Slovacchia ha testato mezza popolazione in un solo giorno

Quarantacinquemila operatori sanitari, polizia, esercito e rinforzi da Austria e Ungheria: così la piccola Slovacchia, di 5,5 milioni di abitanti in totale, sabato ha eseguito test antigenici su 2,58 milioni di persone. Praticamente metà dell’intera popolazione, e solo l’1 per cento è risultato positivo. In quarantena per dieci giorni andranno quindi 25.850 cittadini. Come racconta il Guardian, si è trattato di una strategia precisa. Il governo infatti aveva predisposto circa 5 mila punti test in giro per il Paese, negli autobus, palestre, piscine, piazze, teatri: «Il mondo ci osserverà, farà come noi», aveva detto all’inizio della scorsa settimana il primo ministro Igor Matovic, aggiungendo che «la misura potrebbe salvare centinaia di vite». Si tratta comunque di test antigenici, e quindi che forniscono risultati rapidi, a volte in pochi minuti, ma non sono considerati affidabili al 100 per cento come i test Pcr, elaborati da un laboratorio di analisi. Viene infatti definito comunemente “tampone rapido”, con la modalità di prelievo che è la stessa del molecolare, ma teso alla ricerca delle proteine del virus (antigeni) e non dei geni.

La partecipazione al test è su base volontaria ma in Slovacchia, chi non dispone di un certificato negativo, se fermato dalla polizia, rischia una multa di 1.650 euro. «Si tratta della più grande operazione logistica dall’indipendenza», ha sottolineato Jaro Nad, il Ministro della difesa, sostenendo che la Slovacchia è «in una situazione peggiore della Repubblica Ceca, pur essendo due o tre settimane indietro. Non c’è alternativa: o test di massa o rigido lockdown».