Molto probabilmente è uno dei film più cretini usciti negli ultimi anni, ma è anche uno dei più riusciti, divertenti, sorprendenti, imbarazzanti e consapevoli.
In termini qualitativi, gli ultimi cinque anni sono stati un periodo discreto ma non eccezionale per la serialità. Siamo lontani dall’epoca d’oro aperta da Lost e chiusa dall’avvento di Netflix e anche la fase dei titoli più ambiziosi che hanno aiutato le piattaforme a imporsi è decisamente conclusa.
Scorrendo la lista dei successi critici degli ultimi anni si nota invece come le novità che hanno tenuto l’asticella qualitativa alta sono in buona parte britanniche per produzione, identità e allure. Serie con un preciso set di accenti e ambientazioni, ma anche un mix di regia, montaggio e intensità interpretativa che ti fa immediatamente riconoscere un made in UK, anche se magari sta su Netflix o Prime Video.
Le stagioni della tv inglese
Per chi ha qualche inverno in più alle spalle, quell’insieme di caratteristiche corrisponde a una definizione precisa: una serie Bbc. È un concetto che va oltre il suo significato letterale e affonda le sue radici in una stagione molto entusiasmante per la televisione pubblica inglese. Quella in cui sui canali Bbc vennero trasmesse in pochi anni Sherlock, Fleabag, Luther, The Hour, senza contare il lancio di Doctor Who nella contemporaneità e a livello globale e la competizione con l’emittente pubblica Channel 4 da un lato e la commerciale ITV dall’altro, che ha stimolato la nascita di cult come Skins e tormentoni come Downton Abbey.
Nel decennio tra il 2005 il 2015 si è insomma consumata una stagione seriale d’oro per la tv inglese, che se la giocava gomito a gomito con le migliori produzioni statunitensi per conquistare il cuore di un pubblico internazionale che consumava sempre più serie e con sempre maggiore consapevolezza. Dopo questa fiammata però l’ascesa dello streaming, la crisi della programmazione lineare da una parte e delle emittenti pubbliche europee dall’altra sembravano aver reso quella stagione irripetibile.
Adolescence, Baby Reindeer e le altre
Almeno fino a qualche anno fa, quando Netflix ha cominciato a sfornare una hit dietro l’altra con accento british: Baby Reindeer, Heartstopper e Adolescence (il contenuto più visualizzato sulla piattaforma nel 2025) e Dept. Q: Sezione casi irrisolti, mentre Slow Horses si affermava su Apple TV+ come una hit sempre meno silente. Ad accomunare queste serie, oltre alla netta prevalenza del genere crime e al passaporto, è l’ombra lunga di Bbc che si staglia su tutte, anche se nessuna di loro è direttamente prodotta per la TV inglese.
C’è infatti un anello di congiunzione spesso invisibile al grande pubblico, ma che distingue queste hit inglesi dagli altri successi statunitensi e non: tutte le serie citate non sono prodotte direttamente dalle piattaforme di streaming, ma dalle poche compagnie indipendenti rimaste sul mercato, molte delle quali inglesi. Adolescence, la serie dell’anno, è prodotta da un’alleanza di case di produzione che hanno cercato un finanziamento internazionale fino a tirare nella partita la Plan B di Brad Pitt, che ha trovato l’aggancio prima con Prime e poi con Netflix.
La Plan B è stata di recente acquisita dalla francese Mediawan, che pochi mesi fa ha comprato anche l’anglo-australiana SeeSaw, produttrice di Heartstopper e Slow Horses. Quest’ultimo era stato proposto in prima battuta a Bbc, che però ha passato la mano, giudicando la serie troppo rischiosa. Dept. Q è prodotta da Left Bank Pictures che si occupò di The Crown (ovvero la prima, vera, grande hit inglese del catalogo Netflix), invece Baby Reindeer è opera dell’inglese Clerkenwell Films, che ha alle spalle hit prodotte per Bbc e Channel 4 come The End Of The F***ing World e Misfits.
Pro e contro degli studi indipendenti
Cosa differisce tra una serie prodotta direttamente dai servizi streaming e una da compagnie esterne, che quei stessi servizi hanno portato sull’orlo dell’estinzione? Date le piccole dimensioni di queste società, si possono permettere appena un paio di produzioni l’anno. Dovendo poi vendere il loro prodotto a terzi, tendono a selezionare con estrema cura i loro prodotti. Inoltre realtà come SeeSaw e Left Bank cercano di produrre prodotti originali all’interno dei gusti del pubblico, per renderli appunto più appetibili per le piattaforme alla ricerca di titoli stuzzicanti con cui variare la propria offerta.
Le piattaforme però ricorrono a serie esterne non troppo volentieri, perché dover condividere la proprietà con altri pone una serie infinita di problemi. Innanzitutto bisogna dividere gli introiti e solitamente la cessione dei diritti prevede un numero limitato di anni in cui viene garantita l’esclusiva, magari nemmeno a livello globale. In base al contratto stipulato dunque la serie nel giro di qualche decennio potrebbe tornare sul mercato e poi nel catalogo di un concorrente.
La produzione delle serie via studi indipendenti è un vecchio modello di Tv che resiste, anche se le compagnie sopravvissute tendono a fondersi tra loro o a finire in vendita, proprio perché produrre una serie oggi presuppone una capacità di finanziarsi che pochissimi indipendenti possono permettersi. Nell’ecosistema seriale inglese queste realtà sono più vivaci e resilienti che altrove perché possono contare su una quantità pressoché sterminata di talenti già formati e grandi professionalità.
La crisi di Bbc
Qui entra in gioco la crisi di Bbc, sempre più minacciata dalla voglia di privatizzarla, sempre più indebolita dal taglio ai finanziamenti pubblici. Buona parte dei talenti che oggi scrivono, producono e girano le serie inglesi ospitate da Netflix si sono formati in quella scuola o sono passati per case di produzione che avevano l’emittente pubblica come destinatario privilegiato.
Questo rinascimento seriale inglese coincide insomma, non a caso, con quello che sembra il canto del cigno della Bbc indipendente, audace e qualitativamente inappuntabile di dieci anni fa. Con un importante e allarmante differenza, sottolineata dal creatore di Adolescence Jack Thorne a Deadline. Con la scomparsa di Bbc scompare il principale incubatore di quelle professionalità che hanno reso ieri e oggi la serialità inglese così eccellente: «Se Channel 4 e la BBC vengono private della possibilità di realizzare queste serie è devastante. Il problema del finanziamento internazionale e le sue conseguenze sono estremamente attuali e stanno impedendo a molti giovani autori emergenti di avere l’opportunità di raccontare storie. Se viene negata loro questa possibilità, allora tutta la cultura inizia a sgretolarsi, e serie come Adolescence non sarebbero più possibili».
Netflix e le piattaforme che stanno godendo dei frutti del lavoro pluridecennale di Bbc, Channel 4 e della televisione tradizionale, non contribuiscono che in minima parte a creare questi vivai creativi e sono molto meno audaci e originali nelle loro scelte rispetto alle realtà pubbliche o indipendenti. Qualora dunque le piattaforme streaming riescano nel loro intento di portare all’estinzione emittenti pubbliche, televisione tradizionale e case di produzione indipendenti, chi formerà e darà una chance ai talenti di domani?