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Perché il foglio bianco è il simbolo delle proteste in Cina

C’è un oggetto che tiene assieme le proteste che in questi giorni si stanno ripetendo in Cina, un filo che lega i manifestanti di Shanghai a quelli fermi davanti all’ingresso dell’università di Tsinghua di Pechino (l’alma mater del leader del Partito comunista cinese Xi Jinping) a quelli che sfilano per le strade di Wuhzen con manette alle mani e la bocca coperta dal nastro adesivo. L’oggetto-simbolo che tiene assieme tutte queste persone e tutte queste proteste è un foglio bianco, un semplicissimo pezzo di carta che «rappresenta tutto quello che vogliamo dire ma non possiamo dire», ha spiegato Johnny, un 26enne che in questi giorni sta partecipando alle proteste di Pechino.

Come racconta Bbc, il foglio bianco come simbolo di protesta si è visto la prima volta a Hong Kong nel 2019. Nelle manifestazioni contro le severissime nuove leggi in materia di sicurezza imposte dal governo cinese nella Regione amministrativa speciale, il foglio bianco rappresentava l’estrema conseguenza dell’applicazione di quelle leggi: l’impossibilità – il divieto – di pronunciare e scrivere le parole, quindi le opinioni. Ma, come tutti i simboli, il foglio bianco di Hong Kong non aveva un solo significato: con il passare del tempo, infatti, esso è diventato anche un silenzioso gesto di sfida all’autorità. Un mezzo per mandare un messaggio al regime: “Mi arresterete perché me ne sto in silenzio, tenendo in mano un foglio con niente scritto sopra?”. Una protesta in effetti assai efficace, tanto che pare che il governo sia stato costretto a ricorrere a metodi alternativi per reprimerla ora che è stata adottata anche al di fuori di Hong Kong. Come riporta sempre Bbc, infatti, in questi giorni si era diffusa la notizia che Shanghai M&G Stationary, principale azienda produttrice di cancelleria della città, fosse stata costretta a ritirare dal commercio tutti i fogli A4 già venduti per «motivi di sicurezza nazionale». I dirigenti dell’azienda, però, si sono affrettati a smentire quella che hanno definito una semplice «diceria»: produzione, distribuzione e vendita proseguono come sempre, hanno detto, e se questa diceria si è diffusa è tutta colpa di un falso documento aziendale circolato in rete.

In ogni caso, ormai il foglio bianco è diventato il simbolo anche dei cinesi che stanno protestando contro il governo, esasperati dalla politica zero Covid che, a tre anni dall’inizio della pandemia, costringe ancora moltissimi cittadini – talvolta interi quartieri o città – a improvvisi test di massa, quarantene, isolamenti. Particolarmente accese e partecipate sono state le proteste di Shanghai, la capitale finanziaria della Cina. Le restrizioni anti-Covid sembrano essere solo una delle ragioni del malcontento: le proteste si sono intensificate dopo la notizia che dieci persone sono morte in un incendio avvenuto a Urumqi – morti che molti ritengono direttamente causate dalle difficoltà che i soccorritori hanno incontrato durante il loro intervento a causa delle suddette restrizioni – ma si sono presto trasformate in qualcosa di più. A Shanghai, molti cittadini non si sono limitati a esporre i fogli bianchi per protestare contro la censura governativa: qui i manifestanti hanno intonato cori contro Xi e contro il Partito comunista, entrambi caldamente invitati ad «andarsene», il tutto davanti agli occhi della polizia antisommossa.