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L’inspiegabile ritorno di Picchiarello

Mentre nel mondo dell’animazione non si fa altro che parlare di Coco e Baby Boss (entrambi candidati agli Oscar), in America è uscito un nuovo film della Warner Bros. che riesuma un personaggio nella memoria di tutti, Picchiarello (o Woody Woodpecker, a seconda di come lo chiamavate). Il risultato non è dei migliori. Forse a causa del bassissimo budget destinato alla produzione in CGI, che era di appena 10 milioni, forse per la storia un po’ telefonata del bambino che vuole salvare la foresta dal cattivo imprenditore (che qui è suo padre). In ogni caso, la morale è l’encomiabile difesa in soccorso del diboscamento. Ma il problema del film sembra essere proprio lui, l’eroe dal ciuffo rosso, che nel film è quasi più un glitch di Photoshop che un’icona cartoonesca da revival.

Il personaggio, disegnato da Walter Lantz nel 1941, è per l’esattezza un picchio delle ghiande antropomorfo dalla risatina isterica. La serie animata sul frenetico uccello subisce diversi re-design e si esaurisce nel 1999. Poi l’inspiegabile ritorno. Secondo Fatherly, il tempismo del film è tanto interessante quanto la sua (modestissima) risonanza: nell’era del sovraccarico dei blockbusters, decine e decine sono i progetti privi di troppe ambizioni che puntano su piccole riuscite. Se sono reboot, tanto meglio. Stavolta il live-action fallisce nel tentativo di rilanciare un’icona (meno che in Brasile, dove, invece, sembra stia andando abbastanza bene).