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Stanno tutti parlando male di Parlarne tra amici

Se l’adattamento di Persone normali della Bbc aveva messo d’accordo critica e pubblico (e anche noi), estasiati dalla qualità della serie e dalle straordinarie interpretazioni degli sconosciuti (fino a quel momento) Paul Mescal e Daisy Edgar Jones, è chiaro che l’adattamento di Parlarne tra amici non sta ottenendo lo stesso risultato. Anzi. Le recensioni dei 12 episodi della serie uscita il 15 maggio su Hulu sono decisamente negative e se la prendono non tanto con gli attori, che a quanto pare ce la mettono tutta, ma con chi si è occupato del casting e dell’adattamento del romanzo. Come direbbero Donatella Rettore e Ditonellapiaga, è una questione di chimica.

I lettori di Sally Rooney sanno bene che il collante principale dei suoi romanzi è la fortissima tensione erotica tra i personaggi: se i protagonisti di Persone normali avevano saputo trasporre più che perfettamente questa tensione, così potente e irresistibile (nelle scene di sesso ma non solo), quelli di Parlarne tra amici non sono riusciti a fare lo stesso. «Tra errori di cast e tentennamenti, Parlarne tra amici di Hulu non riesce a recuperare la visione di Persone normali»: su Variety Caroline Framke è decisamente negativa: secondo lei la serie assomiglia troppo a Persone normali. Ancora una volta è diretta dal regista Lenny Abrahamson (7 episodi, con Leanne Welham che dirige gli altri 5) e scritta da Alice Birch (questa volta senza Hettie Macdonald), ancora una volta coinvolge un’attrice (Alison Oliver) che, secondo lei, ricorda un po’ Sally Rooney stessa, e un personaggio maschile scelto per diventare un oggetto del desiderio (Joe Alwyn). «Parlarne tra amici», scrive Framke, «segue così tanto il modello precedente che spesso sembra più una copia sbiadita piuttosto che un’altra serie».

Joe Alwyn non è (o non sembra) abbastanza “adulto” per interpretare il ruolo dell’attore sposato Nick, e la differenza di età che ha un ruolo così importante nella loro relazione sfuma fino a diventare impercettibile. Da parte sua Frances, interpretata da Alison Oliver, si avvicina un po’ troppo (senza riuscire però a eguagliarla) alla Marianne di Daisy Edgar Jones. Inizialmente la loro relazione si sviluppa prevalentemente via mail, un altro dettaglio fondamentale che nella serie viene eliminato, tanto che l’impressione è che i due finiscano a letto dopo essersi detti due parole. L’altra coppia, formata dall’ex ragazza e migliore amica di Frances, Bobbi (Sasha Lane), e la moglie di Nick, Melissa (Jemima Kirke), funziona meglio, ma questo non basta per aggiustare le cose.

Il Guardian è ancora più negativo: secondo Lucy Mangan la serie racconta una storia « aggressively uneventful» riempita di sguardi intensi e silenzi forzati che portano lo spettatore all’esasperazione. L’Indipendent critica anche la scelta di depurare la serie dalla sua “irlandesità” (l’unico personaggio a rimanere irlandese è Frances, gli altri diventano inglesi o addirittura americani) per poi unirsi al coro di chi la definisce «lenta e solipsistica», concedendo due meste stelline su cinque. «This is so cringe!», titola il Daily Mail, dando voce ai fan disperati che definiscono l’accento del protagonista Joe Alwyn «painful», confermando l’impressione che tra lui e la protagonista femminile non ci sia nessunissima «physical chemistry». Persino il Time, che è tra i pochissimi ad apprezzare la serie, ammette che è “estremamente lenta”: “Conversations with Friends review: earnest, extremely slow – and exquisitely done”.