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Palazzo Grazioli diventerà la sede di quelli che Berlusconi definì «i comunisti» dell’Associazione Stampa Estera

Il prossimo 25 marzo gli oltre 300 membri dell’Associazione Stampa Estera si trasferiranno nella nuova sede di Palazzo Grazioli, lo storico edificio di via del Plebiscito a Roma dove Silvio Berlusconi ha vissuto fino al 2021. Se la notizia fa sorridere è perché, come ha sottolineato Giorgia Meloni nel corso di un’incontro con i giornalisti dell’Associazione: «Non so cosa Silvio Berlusconi da lassù pensi del fatto che questa “banda di comunisti” – come lui l’avrebbe definita – si trasferisce a Palazzo Grazioli… ma sono i casi della vita». Durante il suo discorso, la premier ha confessato di aver solo di recente capito di cosa si occupano le persone a cui si rivolgeva («non conoscevo molte delle attività che l’Associazione porta avanti, cioè il racconto molto più completo della realtà italiana per le persone alle quali raccontate, con il vostro lavoro, quello che accade qui. Davvero vi faccio i complimenti» ha detto Meloni) ma ha dimostrato di ricordare molto bene la conferenza del novembre 1993 in cui Berlusconi, pochi mesi prima della discesa in campo, accusò tutti i giornalisti dell’Associazione di essere dei comunisti. 

Con un ironico contrappasso infatti, a partire dalla prossima settimana i corrispondenti della stampa estera lavoreranno in quello che il Guardian descrive come «un palazzo del XVI secolo dove il defunto politico, morto lo scorso anno, tenne i suoi incontri politici più importanti e alcune delle famigerate feste “bunga bunga”». Gustav Hofer, corrispondente per Arte e membro dell’Associazione, ha dichiarato che, al momento del primo ingresso a Palazzo Grazioli, ancora si avvertiva nell’aria «lo spirito di Berlusconi»: non solo nelle scelte di arredamento ma anche nei vetri antiproiettile alle finestre e nei percorsi nascosti che garantivano al Cavaliere di poter scappare in caso di emergenza. «C’era addirittura un foglio di carta che indicava l’ordine dei vestiti e le sue misure sartoriali in un armadio» ha raccontato Hofer. 

Nel frattempo, anche altre delle tante residenze dell’ex Presidente stanno trovando nuovi, ma più familiari, proprietari. È infatti di poche ore fa la notizia che i Berlusconi di seconda generazione hanno siglato l’accordo per spartirsi alcune delle ville del padre: a Barbara, per la modica cifra di 25 milioni di euro, la Villa Belvedere di Macherio, mentre Pier Silvio e Marina si aggiudicano rispettivamente Villa Feltrinelli a Roma e Villa Campari sul Lago Maggiore. Sembra invece destinata a uscire dal patrimonio berlusconiano Villa Certosa di Porto Rotondo, in vendita per un prezzo che, secondo l’Ansa, potrebbe arrivare anche a 500 milioni. Un prezzo che dovrebbe salvarla dal finire nelle mani di qualche banda di comunisti.