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Le alluvioni in Pakistan hanno creato un gigantesco nuovo lago

In questi mesi il Pakistan sta affrontando le conseguenze di uno dei peggiori disastri ambientali avvenuti negli ultimi anni. Da metà giugno a oggi il Paese è stato travolto da quelli che le Nazioni Unite hanno descritto come dei «monsoni sotto l’effetto di steroidi»: 1162 persone sono morte, 3554 sono state ferite e 33 milioni hanno in qualche modo e misura sofferto a causa delle piogge più forti nella storia del Pakistan. Una delle immagini più impressionanti della catastrofe è una foto satellitare che, come riporta la Cnn, mostra come la rottura degli argini del fiume Indo ha portato a un allagamento di una grossa parte della provincia di Sindh, nel sud del Paese, che ora, osservata dall’alto, appare semi-coperta da un nuovo, gigantesco lago dal diametro di cento kilometri. Secondo il governo del Pakistan, nei prossimi giorni le piogge dovrebbero fermarsi ma, anche se dal cielo non dovesse cadere più nemmeno una goccia per diversi giorni, ci vorranno comunque settimane prima che l’acqua si ritiri.

Una foto della provincia di Sindh scattata dal satellite Nasa Modis il 28 agosto

A preoccupare il governo pakistano c’è anche e soprattutto il fatto che manca ancora un mese alla fine della stagione delle piogge. Sia nella provincia del Sindh che in quella del Balochistan le precipitazioni sono già superiori del 500 per cento rispetto alla media stagionale: interi villaggi sono stati sommersi dall’acqua, i terreni agricoli sono stati distrutti e questo ha trasformato la catastrofe ambientale in un’emergenza abitativa e alimentare. In un’intervista concessa alla Cnn, il Ministro degli esteri pakistano Bilawal Bhutto Zardari ha detto che in certe zone del Paese ormai è impossibile «trovare della terra che sia asciutta. Le dimensioni di questa tragedia… 33 milioni di persone, sono più degli abitanti dello Sri Lanka o dell’Australia». Il Ministro ha detto anche che non ci sono dubbi sul fatto che gli eventi estremi facciano ormai parte della nostra vita e che la loro causa sia la crisi climatica, ma «la portata di queste inondazioni è apocalittica. Possiamo solo sperare che non sia questa la nostra nuova realtà climatica».