Cose che succedono | Media

Gli articoli più assurdi pubblicati dal New York Times nel corso della sua storia

Tra la fine del 1800 e i primi del ‘900, sul New York Times le pagine di cronaca riportavano spesso assurde storie che raccontavano di fantasmi, strani animali domestici, casi di poltergeist e innumerevoli speculazioni sul mostro di Loch Ness, al quale il quotidiano newyorkese è sempre stato particolarmente affezionato. In occasione del primo aprile, il Nyt ne ha raccolte alcune fra le più curiose e divertenti in un lungo articolo, che è anche una bella escursione nel giornalismo del passato.

Se i fantasmi andavano così di moda in quel periodo, spiega il quotidiano, è perché era un periodo in cui lo spiritualismo aveva grande rilevanza culturale, quindi era quasi fisiologico imbattersi in resoconti di spiriti «alla guida di biciclette, intenti a rubare del pane, mangiare torta di mele e a suonare il flauto», e la loro fastidiosa presenza non era nemmeno la parte più incredibile del giornale (che rivive nella TimesMachine, ovvero l’archivio digitalizzato). Tra le storie selezionate da Tina Jordan, che (e questa è la cosa davvero fantastica) si possono leggere ancora oggi, ce ne sono davvero tante che meriterebbero la vostra attenzione.

Come non menzionare l’apertura del 15 marzo 1901: “Moglie ritorna a casa dopo il suo bellissimo funerale”, che riporta diligentemente un grande classico delle pompe funebri, e cioè la sepoltura casuale della persona sbagliata, oppure la triste storia della capra che è rimasta capra anche dopo aver preso parte a un rito magico o quella (che sembra un articolo di Vice) dell’uomo più pigro del mondo, John Mumcra, che nel marzo del 1909 spiegava perché non si era mai alzato dal letto negli ultimi dieci anni. Il 25 dicembre del 1913 il Nyt documenta invece la morte accidentale di Babbo Natale, mentre nel giugno del 1937 i lettori potevano apprendere che anche il serpentone del lago Ness, in Scozia, aveva messo su famiglia. Quasi viene da dar ragione a quelli che dicono che i giornali di una volta erano migliori di quelli di adesso.