Lucca Comics and Games non vuole più essere roba per nerd

Da tempo all'estero è considerato un evento mainstream, mentre nella percezione e nel racconto italiano Lucca non è ancora uscita davvero dalla nicchia del nerdismo.

11 Novembre 2025

Sarà il 2025 l’anno in cui Lucca Comics and Games diventerà finalmente mainstream anche in come viene raccontata? L’evento ha ormai raggiunto dimensioni e rilevanza tali a livello continentale che è impossibile derubricarlo a “roba da nerd”: nel mondo, tra le manifestazioni “concorrenti”, solo il Comiket di Tokyo la supera in presenze, ma per attrattiva internazionale e la rilevanza culturale, a ottobre Lucca è il posto dove essere per tutti.

Lo si capisce dando un’occhiata agli ospiti che hanno caratterizzato quest’edizione: un elenco sterminato, dal mangaka di Ken il guerriero Tetsuo Hara (che fa notizia per aver venduto gli autografi per migliaia di euro l’uno) e la coda interminabile agli immancabili banchetti di Leo Ortolani e Zerocalcare. Quest’ultimo il disegnetto lo fa sempre (e gratis), ma poi con un evento a sorpresa annuncia in Piazza San Michele con megafono la sua nuova serie animata su Netflix: stunt che dà un’idea dell’importanza di Lucca, anche solo come trampolino di lancio. Netflix a Lucca ha portato anche mezzo cast di Stranger Things 5 oltre che i due creatori, i fratelli Duffer, per lanciare il gran finale della serie in arrivo a fine anno, mentre Hideo Kojima ja concluso qui il tour mondiale di presentazione di Death Stranding 2 al Teatro Dal Giglio con Luca Marinelli e Alissa Jung. Così Variety e Hollywood Reporter hanno rilanciato per tutto il fine settimana in homepage le notizie da Lucca.

Negli anni infatti Lucca è diventata nella percezione internazionale il luogo dove portare star, lanciare progetti, creare eventi per piattaforme streaming, distributori cinematografici, editori non più solo di genere. Questo mentre la tradizionale mostra mercato dedicata a fumetti e manga continuava a crescere e le aree dedicate a videogiochi, giochi da tavolo e cultura giapponese esplodevano per dimensioni e presenze. Tanto che la città – o meglio: quella parte di città contenuta dalle mura medievali – ormai non basta più agli espositori in lotta tra loro per ogni metro quadrato di spazio e ai visitatori sempre costretti a scendere a patti con le sovrapposizioni di un calendario eventi sterminato.

Più del Salone del Mobile, più della Mostra del cinema

Non è semplice spiegare le dimensione e l’esperienza di Lucca a chi non ci è mai stato nei giorni del Comics & Games. Per capirla davvero bisogna rimanere intrappolati nel fiume di gente che blocca le strade o avere esperienza diretta dell’immancabile collasso della sovraccarica linea telefonica. È difficile spiegarlo anche perché per anni i media generalisti non hanno accettato l’eccezionalità di questo evento, lasciato agli appassionati e ai loro siti di riferimento, trattato saltuariamente e con coperture spot fino all’arrivo della stampa internazionale. Eppure con oltre 280 mila presenze nell’edizione appena conclusa, Lucca è comparabile per popolarità al Salone del Mobile di Milano e vende più del doppio dei biglietti della Mostra del cinema di Venezia: l’unico settore in cui rimane indietro è proprio la copertura mediatica dedicatale, decisamente inferiore a appuntamenti ritenuti più seri, rilevanti, importanti.

Eppure Lucca Comics and Games di fatto è già più che mainstream, soprattutto per gli under 40, cresciuti con l’appuntamento che ha contribuito a rendere serie televisive, fumetti e manga parte del panorama culturale condiviso. Nonostante questo, in Italia l’evento non riceva ancora l’attenzione mediatica che meriterebbe. A mancare è proprio un racconto mainstream, che si tenta solo ora – e spesso solo parzialmente – di imbastire. Succede solo ora che la sua rilevanza lo rende irrinunciabile, ora che ai piani editoriali contribuiscono figure sensibili all’evento sia per età che per formazione, persone che hanno vissuto la fiera come appassionati prima che come corrispondenti.

Quel che rende Lucca differente da tutte le altre manifestazioni simili è infatti la sua fortissima natura comunitaria. È il lato che più si fatica a raccontare a chi a Lucca non ci ha mai messo piede nei giorni della fiera . È la comunità – spesso derubricata a “folla”, “fan urlanti” o altre espressioni – che manca al racconto di Lucca. Una mancanza che è invece centrale nel film di Manlio Castagna I Love Lucca Comics and Games, al cinema dal 10 al 12 novembre con I Wonder Pictures.

Un film per la famiglia

Girato dal vivo in una sola, concitata edizione di Lucca, la pellicola non parla a questa comunità, pur essendo incentrata sui visitatori e sulle loro storie. Nel documentario appaiono anche “celebrità lucchesi” come Michele Rech e Simone Albrigi, ma non sono nemmeno spiegati con un sottopancia, perché per lo spettatore a cui viene raccontata questa comunità sono sicuramente volti e nomi ignoti. Una scelta forte, voluta e consapevole, che mira a fotografare uno dei grandi meriti della manifestazione: essere stata essa stessa la spinta al trasformare le passioni che ospita in un immaginario trasversale, condiviso, universale. Castagna lo rivendica con orgoglio: «Mentre prima si trattava di una nicchia di nerd vista con sospetto, oggi tutti conoscono Lucca Comics e la maggior parte delle persone consuma prodotti di genere. Credo che Lucca abbia contribuito enormemente a questo cambiamento. Raccontare Lucca Comics oggi significa fotografare un fenomeno sociale e volevo farlo anche per chi non c’è mai stato, offrendo una prospettiva diversa dal carnevale di maschere che molti immaginano. Il film è pensato per chi non conosce l’evento, ma con grande rispetto per chi lo ama e lo frequenta da anni, cercando di non tradirne esperienza».

Castagna stesso, scrittore per ragazzi e per anni parte del team organizzativo del Giffoni Film Festival, racconta Lucca Comics come un momento culturale sulla soglia del mainstream: «La sfida più grande è liberarsi dall’idea che sia un evento solo per chi vive questo mondo. Lucca Comics è un ponte tra le persone, tra le famiglie. Quando il papà e il figlio che seguo nel mio film dicono che Lucca è il loro momento per stare insieme, lì c’è il cuore dell’evento: un luogo dove anche le famiglie trovano un modo per rinsaldarsi. Se Lucca Comics riesce a comunicare questa immagine, avrà fatto centro.»

Se l’ingresso nel mainstream è vicino, la vera sfida per Lucca Comics & Games è adesso nel gestire una storia lunga 59 edizioni e una crescita inarrestabile. Più cresce e più Lucca cambia e, manco a dirlo, a molti la sua mutazione sembra peggiorativa, un annacquamento dei suoi principi fondativi. Il rischio c’è, ma, sempre nelle parole di Castagna: «Lucca dovrà fare i conti con un universo culturale in espansione e cercare di tenere tutti in equilibrio, ma solo attraverso l’azione, non con la critica o la nostalgia.Trovo patetici quelli che dicono “era meglio prima”. Odio questa nostalgia, perché impedisce di capire che l’evoluzione e il cambiamento sono fondamentali per rimanere vivi. Un evento sintonizzato sul presente non può rimanere immobile. È vero che Lucca è più “mainstream” rispetto ai padiglioni di un tempo, dove si parlava di fumetti tra pochi addetti ai lavori. Bisogna prenderne atto e godere di questo cambiamento».

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