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Negli Usa il Parmigiano Reggiano è così popolare che un’agenzia di Hollywood lo ha messo sotto contratto come fosse una celebrity La United Talent Agency si occuperà di trovare al Parmigiano Reggiano opportunità lavorative in film e serie tv.
I farmaci dimagranti come l’Ozempic si starebbero dimostrando efficaci anche contro le dipendenze da alcol e droghe La ricerca è ancora agli inizi, ma sono già molti i medici che segnalano che questi farmaci stanno aiutando i pazienti anche contro le dipendenze.
Kevin Spacey ha raccontato di essere senza fissa dimora, di vivere in alberghi e Airbnb e che per guadagnare deve fare spettacoli nelle discoteche a Cipro L'ultima esibizione l'ha fatta nella discoteca Monte Caputo di Limisso, biglietto d'ingresso fino a 1200 euro.
Isabella Rossellini ha detto che oggi non è mai abbastanza vecchia per i ruoli da vecchia, dopo anni in cui le dicevano che non era abbastanza giovane per i ruoli da giovane In un reel su Instagram l'attrice ha ribadito ancora una volta che il cinema ha un grave problema con l'età delle donne. 
Da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco, le donazioni per Gaza si sono quasi azzerate Diverse organizzazioni umanitarie, sia molto piccole che le più grandi, riportano cali del 30 per cento, anche del 50, in alcuni casi interruzioni totali.
Lorenzo Bertelli, il figlio di Miuccia Prada, sarà il nuovo presidente di Versace Lo ha rivelato nell'ultimo episodio del podcast di Bloomberg, Quello che i soldi non dicono.
Il più importante premio letterario della Nuova Zelanda ha squalificato due partecipanti perché le copertine dei loro libri erano fatte con l’AI L'organizzatore ha detto che la decisione era necessario perché è importante contrastare l'uso dell'AI nell'industria creativa.
Per evitare altre rapine, verrà costruita una stazione di polizia direttamente dentro il Louvre E non solo: nei prossimi mesi arriveranno più fondi, più telecamere, più monitor, più barriere e più addetti alla sicurezza.

10 mattoni moderni da leggere d’estate

Tralasciando i classici, una selezione di libri molto lunghi che vale la pena portarsi in vacanza.

31 Luglio 2019

Filippo Ceccarelli – Invano. Il potere in Italia da De Gasperi a questi qua (Feltrinelli, 976 pagine)
Come ha scritto Giuliano Malatesta qui su Studio, Invano di Filippo Ceccarelli è «un racconto tribale di quasi mille pagine», un compendio di episodi grotteschi, piccinerie, stranezze e fissazioni appartenute e successe all’interno delle molteplici tribù politiche italiane. Che parte da De Gasperi, come da titolo, fino ad arrivare a quelli di oggi, appunto, e va a recuperare aneddoti sconosciuti e dimenticati e ricostruisce i profili umani di chi ci ha governato, facendoci molto ridere e occasionalmente se non piangere, almeno commuovere. Una lettura che è per tutti, per chi quei potenti se li ricorda, ma anche per chi pensa che siamo stati sempre così, come questi qua.

Peter Hopkirk – Il Grande Gioco (Adelphi, 624 pagine)
trad. Giorgio Petrini
Sarebbe uno dei migliori romanzi di avventure di sempre, se solo non fosse un romanzo: eppure si fa leggere così, tra servizi segreti inglesi e russi, re e imperatori, emiri e spietati khan. “Grande Gioco” è il nome che Rudyard Kipling, che potrebbe sembrare lo sceneggiatore dietro queste gesta, trovò per descrivere le esplorazioni, le scoperte, la contesa diplomatica e militare durate per tutto il 1800 tra Inghilterra e Russia per il controllo dell’attuale Turkmenistan, Tagikistan e Afghanistan, che questo libro racconta. Ripensare la realtà odierna dopo aver letto di questo fondamentale snodo secolare è a dir poco illuminante.

Jeff VanderMeer – Trilogia dell’area X (Einaudi, 760 pagine)
trad. Cristiana Mennella
Annientamento, da cui Netflix ha tratto un film con Natalie Portman, Autorità e Accettazione sono i tre capitoli che compongono la Trilogia dell’Area X di Jeff VanderMeer. Uscita nel 2014 in America e pubblicata da Einaudi, in unico volume, è un prodotto letterario che sfugge alle classiche definizioni di genere; c’è chi lo chiama “new weird” e chi lo colloca a metà tra il racconto fantascientifico e quello horror, sta di fatto che la Trilogia richiede molta attenzione. La prosa di VanderMeer, infatti, precisa come quella di un naturalista, descrive un mondo che nel baratro dei cambiamenti climatici ci è già sprofondato, e tenta di capire come venirne fuori.

Doris Lessing – Il taccuino d’oro (Feltrinelli, 728 pagine)
trad. Marialivia Serini
Nell’intervista che avevamo pubblicato sul numero 34 di Studio, Sally Rooney, l’autrice ventottenne di Parlarne tra amici e Persone normali, citava il mattone di Doris Lessing (728 pagine) tra i suoi punti di riferimento. Pubblicato nel 1962, il libro suscitò reazioni forti, sia per la struttura narrativa sofisticata – la storia principale intervallata da 4 taccuini, ognuno dei quali incentrato su un’area della vita della protagonista – che per gli argomenti trattati (i continui attriti tra la declamata libertà dei personaggi femminili e il confronto diretto con il giudizio maschile e le aspettative sociali): ai suoi tempi, il libro riscosse un successo inaspettato tra le giovani lettrici, mentre diversi critici lo accolsero con una certa perplessità, se non con sdegno, giudicando Lessing una «femminista arrabbiata» e la sua opera uno «sfogo contro gli uomini».

22 ottobre 1957: Doris Lessing immersa in un conversazione con il politico gallese Aneurin Bevan (Foto di Evening Standard/Getty Images)

Stephen King – L’ombra dello scorpione (Bompiani, 1376 pagine)
trad. Bruno Amato e Adriana Dell’Orto
Finalmente, da qualche anno, Stephen King è stato “riscoperto” anche dalle bolle degli intellettuali più puri, e tra i suoi libri migliori e più visionari domina probabilmente L’ombra dello scorpione. È anche estremamente attuale, in un momento in cui le distopie sono tornate come il genere più in voga, rileggere di un’umanità quasi interamente spazzata via da un virus letale, di una Terra in ginocchio, e delle odissee e avventure dei diversi gruppi di sopravvissuti, in due campi profughi divisi tra Bene e Male. La prima edizione supera le 1300 pagine, e King, qualche anno dopo, ne pubblicherà una ulteriormente allungata.

Michael Pollan – Cotto (Adelphi, 506 pagine)
trad. Isabella C. Blum
Il cibo è cultura, è antropologia, è rituale: forse oggi, troppo abituati a vederlo già trasformato e a consumarlo in tempi brevissimi, ce ne accorgiamo poco, eppure seguendo questa pista Michael Pollan porta il lettore in un viaggio nella storia degli esseri umani. Sono quattro gli elementi da cui prende spunto, ognuno fondamentale per un diverso trattamento della materia: il fuoco (dei barbecue, ad esempio), l’aria (fondamentale per la lievitazione), l’acqua (elemento base per le lunghe cotture) e la terra (in cui esplora il mondo dei batteri, dai formaggi alle fermentazioni). Un libro in grado di cambiare per sempre il modo in cui ci approcciamo alla cucina.

William Finnegan – Giorni selvaggi (66thand2nd, 500 pagine)
trad. Fiorenza Conte, Mirko Esposito, Stella Sacchini
William Finnegan sa cos’è il rischio e l’avventura e, come solo certi uomini di altri tempi, sa come sposarli con la scrittura e il racconto. Reporter di guerra, firma del New Yorker, premio Pulitzer e inguaribile surfista. Giorni selvaggi è proprio la sua autobiografia della tavola, un viaggio attraverso mari e oceani dal Sudafrica alla Polinesia passando per le altissime mura d’acqua del Portogallo, delle Fiji, delle Hawaii. Ma il rapporto tra uomo e onde che Finnegan mostra sa anche abbattere il mito romantico del surf: quella tra onda e surfista è una relazione fatta di rischi, di solitudine, di ossessione, di potenziale morte, pericolosa da cavalcare per il corpo e per la mente.

William Finnegan, scrittore statunitense e vincitore del premio Pulitzer 2016, posa per un servizio fotgrafico il 26 giugno 2017 a Parigi (Foto di Martin Bureau/Afp/Getty Images)

David Van Reybrouck – Congo (Feltrinelli, 688 pagine)
trad. Franco Paris
Oltre cinquecento interviste, viaggi di ogni tipo, incursioni nell’archeologia, nella storia dell’Africa pre-coloniale, nelle violenze di Leopoldo II che ne fece il proprio parco giochi di atrocità, nella contraddittoria indipendenza, nel presente fatto di una ricchezza mineraria unica al mondo e di una paradossale incapacità di non trasformarla in un gioco: Congo, uscito nel 2010, è la storia di un Paese fondamentale per capire quella di un continente (o più di uno), è così denso di storia da essere impossibile da riassumere, ed è uno dei libri che, negli ultimi anni, è stato più volte accostato alla parola “capolavoro”.

Simon Reynolds – Post-Punk. 1978-1984 (minimum fax, 776 pagine)
trad. Michele Piumini
Uscito originariamente nel 2005 (in Italia pubblicato da Isbn), l’opera fondamentale di Simon Reynolds mostra l’evoluzione musicale in anni caotici, fondamentali e poco conosciuti, ancora oggi, dal pubblico più ampio. Parte dal 1977, l’anno della morte del punk, più che della sua nascita, e si snoda attraverso strade che, in Usa e Uk, passano per Joy Division e Devo, transitano per i Cabaret Voltaire e la no-wave, incrociano l’Oi! e lo ska e arrivano fino alla disco music e ai primi vagiti del rave. Non solo musica: ci sono sottoculture, cinema, soprattutto arte. Le vostre playlist ne guadagneranno moltissimo.

Hanya Yanagihara – Una vita come tante (Sellerio, 1104 pagine)
trad. Luca Briasco
Oltre a essere una straordinaria scrittrice, Hanya Yanagihara, 44 anni, statunitense di origini hawaiane, è anche editor del T MagazineA Little Life racconta, in circa 600 pagine, 30 anni di vita di quattro amici (un pittore, un architetto, un avvocato, un attore). Così lo descriveva Martina Testa su Studio: «Dopo un inizio corale la storia si concentra su Jude – l’avvocato – e sulla sua esistenza segnata da problemi fisici e traumi psicologici insuperabili; né la ricchezza, né la realizzazione professionale, né l’affetto degli amici, di un nuovo padre, di un partner innamorato riescono mai davvero a guarirlo. Perché si va avanti a leggere fino in fondo questa storia dolorosissima e spiazzante? Raccontare la sofferenza è il più facile dei trucchi o la più ardua delle sfide? Io so solo che di rado negli ultimi tempi la lettura di un romanzo è stata per me un’esperienza così intensa e inquietante».

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