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Da quando è stata introdotta la verifica dell’età, nel Regno Unito il traffico dei siti porno è calato ma è anche raddoppiato l’utilizzo di VPN Forse è una coincidenza, ma il boom nell'utilizzo di VPN è iniziato subito dopo l'entrata in vigore della verifica dell'età per accedere ai siti porno.
Secondo una ricerca, nel 2025 abbiamo passato online più tempo che durante i lockdown Oramai i "vizi" presi durante la pandemia sono diventati abitudini: ogni giorno passiamo online tra le quattro e le sei ore.
Si è scoperto che Oliver Sacks “ritoccò” alcuni casi clinici per rendere i suoi libri più appassionanti e comprensibili Un'inchiesta del New Yorker ha rivelato diverse aggiunte e modifiche fatte da Sacks ai veri casi clinici finiti poi nei suoi libri.
Lo 0,001 per cento più ricco della popolazione mondiale possiede la stessa ricchezza della metà più povera dell’umanità, dice un rapporto del World Inequality Lab Nella ricerca, a cui ha partecipato anche Thomas Piketty, si legge che le disuguaglianze sono ormai diventate una gravissima urgenza in tutto il mondo.
È morta Sophie Kinsella, l’autrice di I Love Shopping Aveva 55 anni e il suo ultimo libro, What Does It Feel Like?, era un romanzo semiautobiografico su una scrittrice che scopre di avere il cancro.
La Casa Bianca non userà più il font Calibri nei suoi documenti ufficiali perché è troppo woke E tornerà al caro, vecchio Times New Roman, identificato come il font della tradizione e dell'autorevolezza.
La magistratura americana ha pubblicato il video in cui si vede Luigi Mangione che viene arrestato al McDonald’s Il video è stato registrato dalle bodycam degli agenti ed è una delle prove più importanti nel processo a Mangione, sia per la difesa che per l'accusa.
David Byrne ha fatto una playlist di Natale per chi odia le canzoni di Natale Canzoni tristi, canzoni in spagnolo, canzoni su quanto il Natale sia noioso o deprimente: David Byrne in versione Grinch musicale.

5 film di Kim Ki-duk

Il regista sudcoreano è morto a 59 anni. Una raccolta di articoli dedicati alle sue opere migliori.

di Studio
12 Dicembre 2020

L’essere umano è un animale banale, ambisce alla pace rimanendo vittima di eventi destabilizzanti, violenti e nebulosi. È quanto emergeva da L’Isola, quarto lungometraggio di Kim Ki-duk, uno degli autori più importanti del cinema sudcoreano scomparso in circostanze particolari per complicazioni dovute al Covid-19, durante un soggiorno in Lettonia. Cinquantanove anni, Leone d’Oro a Venezia con Pietà, Kim Ki-duk era arrivato nel Paese il 20 novembre per lavorare a una co-produzione coreana-lettone, sarebbe dovuto rimanere qualche mese nella casa che sembra stesse per acquistare nella località marittima di Jurmala. Quella per cui non si è mai presentato all’incontro: a un certo punto, infatti, scompare. I suoi colleghi avevano iniziato a cercarlo senza trovarlo, fino a quando il sito d’informazione delfi.lv ne ha annunciato la morte l’11 dicembre, apparentemente legata al Coronavirus. Anche la sua interprete, Daria Krutova, ne ha confermato il decesso.

Nato il 20 dicembre del 1960 a Bonghwa in Corea del Sud, nella sua cinematografia ha combinato l’esperienza militare e una passione per l’arte coltivata da quando, dopo un periodo passato nell’esercito, abbandona la Corea per andare in Europa. È a Parigi che inizia a scrivere sceneggiature per il cinema, tornando infine in patria nel 1992 dove vince il premio per lo script di Jaywalking. Debutta come regista l’anno dopo, con The Crocodile, a cui seguono alcune prove fino a L’Isola, con cui ottiene un enorme successo alla Mostra del cinema di Venezia. Arriva Primavera, estate, autunno, inverno…e ancora primavera, considerato dal Guardian il quinto tra i migliori film sudcoreani di sempre, Ferro 3 – La casa vuota, poi altre pellicole più controverse. Dopo una battuta d’arresto, dal 2008 al 2011, torna con Arirang, Pietà, One on One e il Prigioniero Coreano, presentato alla Biennale nel 2016. Avrebbe dovuto dirigere il suo ventiquattresimo film.

Ferro 3 – La casa vuota

Probabilmente uno dei film più conosciuti di Kim ki-duk e una delle immagini che più abbiamo visto circolare sui social da quando si è diffusa la notizia della sua prematura scomparsa, Ferro 3 – La casa vuota è uscito nel 2005 e racconta il fallimentare tentativo di fuga di due innamorati sui generis, un uomo solitario con la strana abitudine di introdursi nelle abitazioni altrui e viverci come se fosse il padrone e una donna che vive con il marito violento, e il modo in cui, alla fine, i due riescono a trovare un modo molto originale per stare insieme. Come scriveva Mark Kermode sul Guardian in un articolo dal titolo “My other half’s a ghost”, Ferro 3 è «una storia d’amore bizzarra ma adorabile, emotivamente onesta, visivamente precisa e suggestiva».

Primavera, estate, autunno, inverno…e ancora primavera

Qualche mese fa il Guardian aveva incluso Primavera, estate, autunno, inverno…e ancora primavera nella sua lista dei migliori film sudcoreani di sempre (al quinto posto). Quest’articolo del New York Magazine è una delle prime recensioni di quello è forse il film più ambizioso, famoso e amato di Kim Ki-duk, una parabola circolare sull’esistenza umana che esplora l’eterno conflitto tra la spiritualità e i peggiori istinti dell’uomo attraverso le 5 stagioni della vita di un monaco. Tutto il film è ambientato in un eremo buddhista in mezzo al lago di Jusan, a sua volta circondato da una foresta incontaminata. È Kim Ki-duk stesso a interpretare il protagonista del film nell’ultima fase della sua vita.

Time

«Mi spiace di avere sempre la stessa noiosa faccia ogni giorno», dice See-hee al suo fidanzato Ji-woo, con il quale da due anni è impegnata in una relazione. In Time, uscito nel 2006, Kim Ki-duk esplora le dinamiche di una giovane coppia il cui amore nasce e cresce in una grande città, soffermandosi sulla disperazione e le aspettative che la caratterizzano. See-hee cambierà volto, letteralmente, per l’uomo di cui è innamorata, ma la chirurgia estetica, che pure è emblematica di una certa società consumistica, è solo uno degli espedienti che il regista utilizza per descrivere qualcosa di più profondo e senza tempo, come spiega Matt Zoller Seitz in questa recensione del New York Times,They’re All Through With Love, Yet Searching for More”.

Il prigioniero coreano

Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2016, Il prigioniero coreano occupa un posto singolare nella cinematografia di Kim Ki-duk. Allontanandosi dai manierismi (e dagli estremismi) che spesso hanno caratterizzato il suo lavoro, il film racconta la storia di un pescatore nordcoreano che per sbaglio finisce in acque sudcoreane e viene catturato dagli agenti del posto. Trasportato a Seoul, viene interrogato duramente, mentre le autorità cercano di capire se è una spia o un disertore. Nam non è nessuna delle due cose e, come scrive Jessica Kiang su Variety, Kim propone un punto di vista interessante sulla «fede dogmatica», e cioè che quella nella democrazia e nel capitalismo è molto simile a quella nel dittatore dispotico e onnipotente.

L’isola

Secondo Giuseppe Zucco, un “film polveriera” è uno spazio «in cui entri inavvertitamente, senza che nessuno ti dica del pericolo, di quello che lì potrebbe capitarti – in un modo o nell’altro, sono luoghi in cui tutto esplode, di continuo, posti in cui l’immaginario comune salta in aria, in mille pezzi, e ne esce trasformato, rivisitato, appuntito». Per lui, L’isola di Kim Ki-Duk (su Amazon Prime), è proprio questo genere di film. Il perché lo spiega in questo articolo scritto nel 2010 per Minima et Moralia, dieci anni dopo che il film passò come una meteora alla Mostra Del Cinema Di Venezia, destando scalpore soprattutto grazie alla notizia di una spettatrice svenuta durante la visione.

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