Cose che succedono | Esteri

È stato sospeso il programma dell’autore di Ciao 2020

«Paura e dolore, no alla guerra», questo si legge nell’ultimo post pubblicato su Instagram da Ivan Urgant. In questi giorni ci si immagina che Putin abbia di meglio da fare che spiare i profili Instagram dei comici russi, ma stando a quanto successo a Urgant le cose stanno diversamente: dopo aver pubblicato il post di cui sopra, il comico ha ricevuto la notizia della sospensione del suo popolarissimo show Evening Urgant, trasmesso dalla rete pubblica Pervyj kanal. Attraverso un comunicato stampa la rete ha precisato che la sospensione del programma è momentanea ed è legata «agli importanti eventi socio-politici» di questi giorni. Naturalmente a questa spiegazione non ha creduto nessuno e in queste ore la notizia della sospensione del programma di Urgant è girata moltissimo sui social media di tutto il mondo, anche e soprattutto quelli italiani.

La ragione di questa attenzione italiana per le sorti di Urgant si spiega con uno dei programmi di maggior successo del 43enne giornalista, attore e musicista: è lui l’autore, infatti, di Ciao 2020 e di Ciao 2021, parodia degli show di Capodanno nostrani. Le due edizioni di Ciao sono entrambe disponibili su YouTube, dove hanno accumulato milioni di visualizzazioni (in buone parte italiane, si può immaginare). Lo show è evidentemente una parodia della tv italiana degli anni ’70 e ’80, come si può intuire dall’abbigliamento, dalle acconciature, dalla scenografia, da ogni dettaglio. Ma è anche una dimostrazione della popolarità di certa musica italiana in Russia: che le canzoni di Al Bano e di Pupo, per esempio, siano amatissime dai russi non è una novità.

Visto quanto successo a Urgant in questi giorni, a molti è tornata in mente una delle battute più “sottili” da lui fatte in Ciao: a un certo punto dello show Giovanni Urganti, l’alter ego italiano del comico russo, dice di esibirsi solo per «la gloria del Grande Romano Impero», una battuta che ora si capisce essere un chiaro riferimento umoristico al progetto di ricostruzione della “Grande Russia” che guida la politica estera di Putin.