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Affinità e divergenze tra Andrew Tate e gli incel italiani

Con un nuovo mandato di cattura per Andrew Tate spiccato dalla polizia inglese, si è ritornati a parlare di quella parte di internet chiamata manosphere e della sua galassia più oscura, quella degli incel. Una galassia in espansione anche qui da noi, in Italia.

di Francesco Gerardi

Più di ogni altra cosa, i maschi della manosphere (per gli autarchici, androsfera) italiana sono pedanti. La notizia che la polizia del Bedfordshire ha spiccato un mandato di cattura per Andrew e Tristan Tate è stata accolta all’interno dell’androsfera nostrana con una serie di obiezioni tra il leguleio e il patetico: è “solo” un mandato di cattura e non certo una sentenza di condanna, bisogna aspettare la decisione delle autorità rumene sull’estradizione dei fratelli, aspettiamo di vedere come finisce il processo che appunto in Romania li vede imputati – tra le altre cose – per tratta di esseri umani. La manosphere italiana risponde agli stimoli che vengono dal mondo esterno sempre alla stessa maniera: simulazione e dissimulazione, fingendo e nascondendo. Tutto sempre al fine di confermare il suo dogma centrale: il mondo ce l’ha con i maschi. I guai con la legge dei Tate diventano così la dimostrazione – anche e soprattutto in Italia, Paese prono come pochi altri alle allucinazioni complottiste – di un intrigo internazionale che vuole reprimere il movimento per la liberazione dei maschi, fermare le operazioni di uno dei più grossi distributori del bene primario dell’androsfera: la pillola rossa, ennesimo e definitivo travisamento della simbologia di Matrix (in questo, Tate ha dato un contributo fondamentale: in passato ha diffuso il verbo redpill non solo tramite i suoi profili social conosciuti ma anche attraverso quelli di un alter ego che aveva, ovviamente, battezzato Morpheus).

«Credi nelle disparità uomo-donna e che per avere successo nella vita sentimentale bisogna massimizzare “Look Money Status”», questa l’epifania che segue l’ingestione della pillola rossa nella mitologia dell’androsfera. Uno dei primi punti di riferimento e luoghi di ritrovo per quella che poi sarebbe diventata la comunità incel italiana è stato un blog intitolato appunto Il redpillatore, tra i primi nel nostro Paese a tradurre e spiegare in lingua italiana il dizionario dei celibi involontari. Scorrendo la pagina “Glossario” del blog si risale abbastanza facilmente alle origini della comunità incel d’Italia: i gruppi Spotted, che conobbero la massima diffusione e rilevanza tra gli studenti universitari intorno alla fine degli anni Dieci. Questi gruppi nacquero come prosecuzioni digitali della vita universitaria, ma furono quasi subito inondati con il brodo primordiale dal quale sarebbero poi emersi i proto-incel nostrani. I primi tentativi di declinazione nazionale del fenomeno si leggono proprio negli archivi di questi gruppi: «Ragazzo napoletano che apparentemente avrebbe tutte le carte in regola per trovare una ragazza ma che si ritrova involontariamente celibe a causa delle eccessive pretese delle napoletane», scriveva un anonimo membro di Spotted: UNINA (la pagina Spotted dell’Università Federico II di Napoli) raccontando le avverse sorti sentimentali del maschio appartenente alla neonata categoria del naplecell/napleciello.

Come in tutte le circostanze della storia d’Italia, anche in questa si è aperta poi una spaccatura a separare il nord e il sud del Paese. La comunità incel italiana – che secondo una ricerca della Commissione europea conta intorno ai 50 mila membri, considerando però solo quelli attivi tra blog e forum – è divisa da confini sovraregionali, spezzettata in macroaree abitate da redpillati che rivendicano tutti il primato della loro sfortuna e sostengono che quello in cui loro sono costretti ad agire è il mercato sessuale (per gli incel le relazioni sentimentali e sessuali sono mosse da meccanismi di derivazione economica, da automatismi determinati dalla scarsità di offerta e dall’eccesso di domanda) più inaccessibile, competitivo e sregolato di tutti. Questa frattura nella comunità è stata però ricomposta grazie a un accordo che è un’altra peculiarità italiana: la convinzione che nell’est Europa ci sia la terra dell’abbondanza, dove latte e miele scorrono copiosi per ogni incel costretto qui alla fame sentimentale e alla sete sessuale. Esplorando uno dei più longevi e popolati gruppi incel presenti su Telegram Italia (non sono mai stati tanti né troppo popolati né tanto popolari, spesso stroncati da interventi della Polizia postale), Redpill ita, uno dei racconti ricorrenti è quello delle fortune riscosse dall’incel ignoto che passa dalla solitudine italiana ai successi esteuropei: leggende che raccontano di strisce di centinaia di match consecutive sulle app di dating e di incontri fiabeschi con donne angelicate.

Da questa fascinazione per le ex repubbliche sovietiche viene fuori anche un’ammirazione livorosa nei confronti del gopnik, esponente di una sottocultura al quale i maschi esteuropei vengono ridotti tutti quanti: nonostante il loro spesso scarsissimo capitale di Lsm (Look Money Status), nonostante le loro evidenti mancanze nel “terzo inferiore” (gli incel sono ossessionati dalla parte del corpo compresa tra mascella e spalle, sono convinti che la componente irrazionale delle relazioni con l’altro sesso possa comunque essere ridotta agli spigoli della mascella e all’ampiezza delle spalle), nonostante indossino tarocchissime tute adibas e vivano in Chruščëvka fatiscenti miracolosamente sopravvissuti alle demolizioni post-sovietiche, in questa fantasia i gopnik sono sempre accompagnati da donne “non-pariestetiche” (per un incel, le relazioni sentimentali e sessuali sono come i rapporti umani all’interno di una società castale: impossibili da immaginare al di fuori della casta d’appartenenza). Ovviamente, nessun incel si trasferisce mai in nessun Paese dell’est Europa per dimostrare empiricamente la teoria.

Se un incel stesse leggendo questo pezzo, si sarebbe arrabbiato più o meno alla fine primo paragrafo. C’entra la pedanteria di cui scrivevo più su: l’incel, e l’incel italiano anche, non vuole essere confuso né fuso con il resto dell’androsfera. I confini tra “la comunità e la sfera” sono estremamente porosi ma pur sempre esistenti, le differenze vengono spesso sottolineate, le distanze talvolta ampliate. È per questo che nella galassia dei forum incel italiani – il Forum dei brutti e tutti gli epigoni che sono venuti dopo: quello di Incel Italia, quello dei bassi, un Brutto forum e via via sempre più giù nella piramide della rilevanza – è difficile trovare thread dedicati a Andrew Tate, per esempio. Tate ha inventato, istituzionalizzato, incarnato, pubblicizzato, commercializzato una marca di misoginia e maschilismo che non sempre, non tanto si adatta alle circostanze dell’incel. Un uomo con i muscoli perennemente oliati, outfit tutti quanti ultraskinny, gli occhiali da sole sempre in faccia e il sigaro sempre acceso in bocca non potrà mai essere riconosciuto come riferimento né come aspirazione dalla comunità incel. Andrew Tate è la reificazione del meme del Chad, la stilizzazione fumettistica del maschio alfa che, nel loro immaginario, è il nemico naturale dei veri incel, da nulla infastiditi come dagli improperi motivazionali sui quali Tate ha costruito il suo impero economico.

Una marca di misoginia e maschilismo, quella di Tate, che esiste anche in Italia, sparpagliata però in personalità distanti e differenti che non sono mai ascese allo status di profeta a cui è asceso Tate nella manosphere (soprattutto quella che parla inglese). Fabrizio Corona con la sua estetica da perfetto chad latino; Giuseppe Cruciani con le sue intemerate contro il politicamente corretto; Marco Crepaldi vittima della Spectre “nazifemminista”; Davide Marra di Cerbero Podcast considerato prima un alleato e poi un nemico; il profilo X di Elon Musk, economista di riferimento della comunità, con i suoi orizzonti di gloria fatti di deregolamentazione libertaria e patrimoni cambiati in criptovalute; il canale YouTube di Crissonanza (al momento il “divulgatore” di riferimento della comunità); il profilo Instagram Azione Incel; Vittorio Feltri direttore di Libero. Volti veri che che poi si mescolano a icone pop culturali come Franky il cyborg di OnePiece, il Joker di Joaquin Phoenix, il modello russo Ernest Khalimov, base reale del meme ribattezzato Megachad. Un pantheon che mescola popolarità e antisocialità quasi legandole assieme con un nodo causale.

I riferimenti etici ed estetici della comunità incel italiana sono tanti e confusionari, riflesso di una pseudo-ideologia che non si è mai preoccupata di aggiungere a se stessa la parte mancante che l’avrebbe resa ideologia vera. Si capisce perché tutti i tentativi di sintetizzare la comunità in un manifesto politico – “Il manifesto degli Incel” pubblicato sul forum omonimo e il canale Telegram degli Incel Liberali, tentativi di politicizzazione entrambi passati inosservati dalla stessa comunità – siano tutti miseramente falliti. Alla supposta ideologia incel manca il sistema valoriale e le ambizioni trasformative che stanno al centro di ogni ideologia propriamente detta: la loro frase slogan è «è finita», riconoscimento di uno status quo sul quale l’individuo incel non ha nessun modo di esercitare alcun controllo, un ordine non politico ma naturale delle cose, basato su principi tra il darwiniano e il lombrosiano. È l’evoluzione della teoria incel, che procede cromaticamente dal rosso della prima pillola al nero della seconda: i blackpillati sono coloro che giungono a un secondo, e finale, livello di consapevolezza in cui «credi che gli uomini con basso Look Money Status non abbiano nessuna speranza, provarci non serve a nulla». È finita, appunto. Frase con la quale si chiudono anche tutti i numerosissimi thread che trattano il vero interesse – sarebbe giusto dire sogno – dell’incel: la chirurgia estetica (mai accessibile però, perché il dogma vuole che chi è brutto è anche povero e chi è povero resta brutto e chi è povero e brutto sia privato di status).

È la ragione, questa, per la quale la comunità incel italiana accolse così male il tentativo di Marco Traula – questo il nickname su YouTube – di avanzare una proposta di legge che prevedeva un nuovo capitolo di previdenza sociale dedicato esclusivamente agli incel: un assegno di 1200 euro al mese in quanto celibe involontario, appunto. «Non voglio sminuire le altre disabilità ma essere brutti ti preclude tutto», dice lui stesso in uno dei commenti. Finì emarginato dalla stessa comunità della quale voleva essere portavoce: implicitamente, involontariamente, nella sua proposta c’era il riconoscimento di quella dell’incel come condizione da assistere, di disturbo da seguire. E questo, per un incel, è l’unica cosa davvero inaccettabile.