Nella Gioia di ieri di Elena Stancanelli ci sono tre romanzi: uno sull’amicizia, uno sul sesso e uno sulla morte

E non basta: dentro c'è anche l'amore per gli animali domestici, modi meno malsani di prendersi e lasciarsi, e incontro tra generazioni. Ne abbiamo parlato con l'autrice.

23 Ottobre 2025

È una giornata soleggiata di inizio autunno, sono seduta ai tavolini del bar-libreria con due amiche e stiamo aspettando che cominci la presentazione milanese del nuovo romanzo di Elena Stancanelli. «È molto diverso dalla Femmina nuda», dice una delle due «qui si parla di amicizia». «Non è vero», ribatte l’altra, «è un romanzo sul sesso». «Scusate», intervengo, «ma è per me è un libro sulla morte». Manca mezz’ora all’inizio dell’incontro ma noi continueremo a discuterne a lungo e arriveremo un po’ in ritardo, perché sebbene La gioia di ieri, pubblicato da Einaudi, sia un romanzo piuttosto breve e dal tono perlopiù ironico, scanzonato, lambisce le questioni più importanti della vita – l’amicizia, il sesso e la morte, appunto – da molteplici punti di vista, fino a mostrarne il limite, la soglia oltre la quale si trasformano in altro, si contraddicono e devono forse cambiare nome. La gioia di ieri porta avanti la storia di Anna, che in Un uomo giusto (Einaudi) si innamora di Davide, nella Femmina nuda (La Nave di Teseo) viene lasciata e attraversa un vortice ossessivo di autodistruzione da cui riesce a salvarsi, infine, solo grazie alla riscoperta del corpo e del desiderio.

Dopo quasi dieci anni sei tornata a parlare di Anna. Come mai?
Anna è il mio modo di stare nella realtà, è una voce che mi accompagna da tempo e attraverso la quale riesco a raccontare il mondo. Ormai la conosco bene: non devo ricostruirla ogni volta, immaginarne il carattere, i desideri, e mi viene naturale affidarle le mie storie. Credo che anche i lettori si siano affezionati a lei, che provino curiosità nel vederla affrontare età e sfide diverse. In questo nuovo libro l’ho messa davanti a qualcosa di irrazionale, di paradossale, per osservare come avrebbe reagito, lei sempre così lucida, concreta, e per vedere come se la cavava di fronte a questioni così diverse rispetto a quelle che la tormentavano quando aveva quarant’anni.

La gioia di ieri è un romanzo diviso in tre parti, tre movimenti dove ritorna il tema della morte, della fine delle cose – che Anna non è per niente capace di gestire, già nella Femmina nuda, quando non riusciva ad accettare che la storia con Davide fosse al capolinea.
No, Anna non ne è capace proprio perché associa la chiusura di una relazione, di un rapporto, alla morte. Per lei ogni passaggio di stato è un lutto che fatica a elaborare. È come se non avesse gli strumenti per accettare la fine delle cose, e così, per difendersi, negli anni ha preso le distanze dall’idea stessa di coppia, che non è altro che un organismo destinato alla rottura. Oggi viviamo in una società dove non solo è possibile vivere più amori nel corso della vita – quello è sempre successo – ma anche sposarsi più volte, e costruire diversi nuclei famigliari, diverse configurazioni domestiche che hanno la pretesa di essere definitive, ma non abbiamo ancora imparato a elaborarne la fine. Culturalmente non possediamo le parole per trasformare la perdita in consapevolezza. Inoltre, abbiamo capito che l’amore e il disamore sono forze uguali e contrarie: la persona che ieri amavamo più di ogni altra può diventare, da un giorno all’altro, quella che più ci ferisce, o quella che vogliamo distruggere. Per Anna questo meccanismo è insopportabile, perché richiama la stessa violenza della morte: come non è accettabile che le persone muoiano, così non è accettabile che persone che si sono amate si facciano la guerra o si trasformino in sconosciuti.

Nel libro però c’è anche un modo diverso, più sereno, di lasciarsi. Corrisponde a una sensibilità nuova che credi stia emergendo?
Sì, nell’universo relazionale che circonda Anna c’è un intreccio di coppie che si formano e si sciolgono con una naturalezza diversa da quella dei miei coetanei. La mia generazione ha finto di far funzionare il mondo ma in realtà ha fatto un gran casino: abbiamo creduto di essere liberi ma senza mai mettere in discussione il modello della coppia tradizionale. I 20enni di oggi – fra cui Micol, che nel romanzo fa da contraltare ad Anna – stanno invece cercando altri modelli, forse più sinceri, liberi dai ruoli di genere e dai vincoli del patriarcato. Anna ormai combatte l’idea della coppia tradizionale perché le ha portato troppo dolore, mentre le persone più giovani non devono distruggere niente, semplicemente riescono a immaginare forme diverse, meno possessive, di amore.

Il rapporto con Micol, che ha vent’anni meno di Anna, è cruciale per lo sviluppo della tua protagonista. Hai messo al centro del romanzo un’amicizia tra due donne di generazioni diverse, un tipo di relazione piuttosto trascurato in letteratura. Come mai?
Perché l’intergenerazionalità è una risorsa dimenticata, eppure è uno scambio fondamentale per capire il mondo. Viviamo in una società che isola: i figli sono legati ai genitori da un rapporto di responsabilità, non c’è parità, mentre gli anziani vengono tenuti ai margini. La conoscenza che ci viene garantita da internet è preziosissima ma è tutta orizzontale, quando in realtà abbiamo bisogno anche di quella trasmissione verticale del sapere che permette ai più giovani di apprendere dall’esperienza dei più anziani, e ai più anziani di mantenere un contatto attivo con il mondo attraverso i più giovani. Micol mi sta molto a cuore perché costruisce con Anna un legame che è un’amicizia ma è anche un po’ un innamoramento e, allo stesso tempo, un rapporto filiale: è una parentela emotiva, una forma d’amore che non ha nome preciso ma è tante cose diverse insieme. Nella Gioia di ieri i legami sono così: scardinati, ambigui, aperti. Mi interessa mostrarne le diverse sfaccettature, provare a chiamarli in modo diverso e vedere che succede.

Un’altra coppia centrale all’interno del romanzo è quella formata da Anna e Mina, il suo cane.
Gli animali vivono accanto a noi, ma sembrano abitare un’altra dimensione del tempo, è come se esistessero in un’altra stringa spazio-temporale nella quale esperiscono il mondo in maniera diversa. Guardano, sentono cose che noi non percepiamo, e questa distanza trasforma il loro sguardo in una soglia sull’altrove. Cosa sta fissando il mio gatto da un’ora, di fronte a un muro bianco? Che odori sente il mio cane quando passa dieci minuti con il naso infilato in un angolo? Non credo nella metafisica, ma l’altro mondo, per me, si manifesta proprio attraverso il rapporto con gli animali, in quel mistero quotidiano che non possiamo spiegare. Per questo i lutti degli animali sono così dolorosi, perché condividono con noi qualcosa che non è razionale ma è puramente emotivo e profondissimo, e quando il nostro animale muore noi perdiamo anche la confidenza con quell’altrove, un po’ ineffabile ma così intimo, che abitavamo insieme a lui.

Nella Femmina nuda Anna superava il dolore per la separazione con Davide attraverso la riscoperta del desiderio. Nella Gioia di ieri invece a un certo punto il desiderio si affievolisce, scompare. Tornerà?
Per Anna il desiderio è stato, a lungo, il suo modo di stare al mondo, e non solo in senso erotico. Poi, piano piano questa forza si affievolisce, quasi senza che lei se ne accorga. È un passaggio d’età, come molti altri che segnano la vita: la pubertà, la gravidanza, l’invecchiamento. Prima cambia il corpo, e quello che il corpo vuole, poi arriva la consapevolezza di essere diventati una persona diversa da quella di prima, e per un po’ ci si sta bene. Anna attraversa il momento in cui il desiderio si ritira e sulle prime si sente svuotata, come se le avessero tolto del liquido dal corpo; ma dopo un po’ di tempo scopre che in questo stato c’è una nuova leggerezza che la fa stare bene.

L’ultima parte del romanzo è ambientata durante la pandemia.
Sì, nel periodo iniziale, quello del confinamento più duro. Ma anche lì, paradossalmente, è possibile un’apertura, grazie anche al nuovo modo in cui si sente Anna. Dopo anni passati al centro della propria ossessione, del proprio desiderio e del proprio dolore, finalmente si toglie un po’ da sé stessa, si decentra. Fa un piccolo passo indietro, comincia a osservare quello che fanno gli altri, i suoi amici, le persone a cui vuole bene, e questa uscita da sé è una piccola liberazione. Credo che la nostra epoca viva un’ossessione identitaria: siamo sempre proiettati a definire chi siamo, cosa vogliamo, cosa pensiamo di meritare e cosa vogliamo dagli altri. Anna, invece, comincia a lasciar andare, ad accettare quello che c’è e a gioirne, anziché rilanciare sempre il desiderio un po’ più in là.

La gioia di domani sta nell’amicizia?
Potrebbe. La leggerezza che Anna scopre nasce proprio da questo spostamento: dall’ossessione per sé alla condivisione con gli altri. È un’uscita dal centro. L’amicizia, con o senza sfumature erotiche, diventa per lei una forma di salvezza, un modo nuovo di abitare il mondo.

Se avete 30 anni e l’ansia di “sistemarvi”, Gli antropologi di Ayşegül Savaş è il romanzo da leggere

La scrittrice ci racconta il suo nuovo libro, in cui succedono due cose abbastanza rare nella vita e in letteratura: una giovane coppia sta insieme senza patemi e comprare una casa non è un'attività che porta alla pazzia.

Leggi anche ↓
Sono passati 26 anni dai Soprano e finalmente David Chase si è deciso a fare una nuova serie tv

Racconterà la storia del famigerato programma MKUltra della Cia, una serie di angoscianti esperimenti sugli esseri umani per ottenere il "controllo della mente".

Il Mostro di Stefano Sollima è il contrario di un true crime e funziona proprio per questo

La miniserie in quattro parti, presentata a Venezia e appena arrivata su Netflix, non dà la caccia a un colpevole né prova a risolvere il mistero. Si concentra sulla confusione, l'angoscia, la violenza e sulle vittime, soprattutto le donne.

Per due volte la Rai ha prima annunciato e poi cancellato la trasmissione di No Other Land e non si sa ancora perché

È successo il 7 ottobre e poi di nuovo il 21. Al momento, non sappiamo se e quando il film verrà reinserito nel palinsesto.

After the Hunt di Luca Guadagnino è come una lunghissima conversazione che non porta a nulla

Il suo nuovo film, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e nelle sale dal 16 ottobre, è la sua opera più politica. Oltre che quella meno riuscita.

È uscita una raccolta di racconti inediti di Harper Lee scoperti nella sua casa di New York dopo la morte

Si intitola La terra del dolce domani e in Italia l'ha pubblicata Feltrinelli.

Vedere Stile Alberto di Masneri e Panizzi è come leggere un’ultima cartolina di Alberto Arbasino

Presentato alla Festa del Cinema di Roma, il documentario è il frutto dell'ossessione di Masneri per Arbasino, ma anche, e soprattutto, l'omaggio a una vita fatta di libri, amori e scorribande.