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La vergogna di fumare in pubblico

Considerata un'abitudine normalissima, sta diventando un vizio sempre più osteggiato e malvisto, anche "grazie" alla pandemia.

(China Photos/Getty Images)

Alla faccia dei buoni propositi – scaricare l’app per fare yoga, dipingere orrendi quadri, iniziare a scrivere libri di cui il mondo avrebbe benissimo potuto fare a meno, riscoprire il gusto del pane fatto in casa –  in Italia il tedio del lockdown ha fatto crescere i numeri relativi all’abuso di alcool, aumentato del 200% (il 20% degli alcolisti ha avuto una ricaduta) e peggiorato lo stato della nostra salute mentale. Come sottolinea questo articolo di Vox, molti americani hanno ricominciato a fumare o aumentato il numero di sigarette consumate ogni giorno (in Italia a marzo 2020 si registrava l’effetto opposto: durante il primo lockdown erano diminuiti i fumatori di sigarette tradizionali, mentre erano aumentati i consumatori di sigaretta elettronica. Tra i fumatori di sigarette tradizionali chi non era riuscito a smettere aveva aumentato il numero di sigarette fumate). Come diversi studi hanno dimostrato, il fumo può più che raddoppiare i rischi di sviluppare forme gravi di Covid-19. Fumare all’aperto o mentre si cammina per la strada, tra l’altro, significa abbassare la mascherina, mettendo a rischio se stessi e gli altri. Se la presa di coscienza del rischio di un’aumentata fragilità mentale potrebbe rivelarsi un’occasione importante per migliorare la rete di sostegno psicologica e psichiatrica pubblica, che al momento verte in condizioni pessime, il fumo potrebbe seguire il percorso inverso e diventare un’abitudine sempre più osteggiata dallo Stato. Il mondo del futuro potrebbe essere quello in cui più nessuno ci guarda perplesso se diciamo che andiamo da uno psichiatra, mentre tutti ci guardano male se fumiamo in pubblico. Considerata oggi un’abitudine normalissima, fumare potrebbe diventare un gesto di cui vergognarsi. La decisione presa un anno fa dal sindaco di Milano Beppe Sala si muoveva già in questa direzione: «Entro il 2030 non permetteremo più di fumare all’aperto, ma subito, o a breve, alle fermate dell’autobus non si fumerà, o comunque in coda per i servizi erogati dal Comune», diceva a gennaio del 2020.

Un anno dopo, il divieto di fumare all’aperto è entrato in vigore in una serie di luoghi pubblici. Da martedì 19 gennaio 2021, a Milano, fumare entro una distanza di 10 metri da altre persone non è più consentito alle fermate di autobus e tram, nei parchi e negli spazi verdi della città, nei campi sportivi e ricreativi, nelle aree giochi per bambini, negli stadi e nei cimiteri. Come ricorda la Bbc, che ha condiviso la notizia – “Volete fumare a Milano? Non potete più farlo” – l’Italia è stato il primo Paese dell’Unione Europea ad approvare una legge a sostegno del divieto di fumare al chiuso nei luoghi pubblici nel 2003. Milano è la prima città italiana a introdurre un divieto così esteso di attività all’aperto, parte di un pacchetto di misure per migliorare la qualità dell’aria e combattere il cambiamento climatico. Altri regolamenti pianificati, che entreranno in vigore nei prossimi tre decenni, riguardano le emissioni delle automobili e i combustibili per il riscaldamento. Gli obiettivi del divieto sono due: aiutare a ridurre le particelle fini pericolose nell’aria note come PM10, attualmente ben oltre il limite europeo, e proteggere la salute dei cittadini. Il fumo di sigaretta rappresenta l’8% del PM10 di Milano.

Il fumatore vagante si appresta quindi a diventare una presenza sempre più oscura e temibile, un po’ come il tossico di qualche decennio fa, con la differenza che quello non avrebbe mai punzecchiato nessuno (non contro la sua volontà perlomeno), mentre questo può davvero trasmettere il Covid semplicemente abbassando la mascherina per fumare. Chi fuma all’aperto in una metropoli ad alta densità fa davvero dei grossi danni: mette a rischio la salute degli altri e inquina l’aria. Molti fumatori hanno accolto con gioia le nuove regole, memori dell’esperienza coi bar, i locali e i ristoranti. Anche per i fumatori più accaniti, infatti, è ormai difficile immaginare una cena in un luogo pieno di fumo, o una colazione in un bar immerso nella nebbia indigesta delle sigarette, o ancora peggio un viaggio in aereo o una serata al cinema o un concerto al chiuso disturbati dall’infausta presenza di accendini e posacenere. Non è così improbabile che le nuove generazioni possano considerare l’idea di fumare all’aperto un’incredibile, affascinante follia del passato.