Attualità | Rassegna

Di cosa si è parlato questa settimana

Jorit che chiede un selfie a Putin, L'Espresso che se la prende con Chiara Ferragni, i paparazzi che seguono Kate Middleton e le altre notizie degli ultimi giorni.

di Studio

Polemiche – Lo Zarro e lo Zar
Improvvisamente, sui social e sui giornali hanno iniziato a circolare delle immagini surreali, stranamente non create da un’AI: Jorit e Vladimir Putin, vicini vicini, anche un po’ abbracciati. Ieri lo street artist ha rotto il silenzio con un post Instagram, peggiorando la situazione. Sotto alla foto con il murale di Ornella Muti, realizzato nella città russa di Sochi durante il Festival Mondiale della Gioventù, ha scritto: «Le foto del bacio di Meloni con Biden e Netanyahu dovrebbero far discutere quantomeno più della mia con Putin». E ancora: «Lungi da me elogiare Putin, ma come non rompere la bolla di propaganda che ci vuole in conflitto e sempre su più fronti?». Che dire: poche idee, ma molto confuse.

Altre polemiche – Piccola Kate
Cosa sia successo a Kate Middleton, assente dalle scene ormai da qualche mese, non lo scopriremo probabilmente presto, ma almeno abbiamo il fitto mistero della sua ultima foto di recente pubblicazione a intrattenerci. Dopo essere scomparsa dall’occhio pubblico la principessa è infatti riapparsa in un’unica, granulosa, foto: la ritrae mentre è in macchina, al fianco della madre, in teoria di ritorno da una visita medica ma internet non ha accettato questa, semplicistica e francamente un po’ noiosa, versione. È davvero Kate Middleton? Non è che per caso è Pippa, la sorella, che non vediamo dal matrimonio? E se fosse un’attrice? Che fine ha fatto Kate? A che operazione si è sottoposta? Da chi si sta nascondendo? Ci interessa davvero? Forse no.

Altre polemiche – Battere il Ferragnigate finché è caldo
Chiara Ferragni conciata come Joker, quello di Batman, sulla copertina de l’Espresso di sabato 9 marzo, titolo: «Ferragni spa. Il lato oscuro di Chiara». Come è d’abitudine da queste parti, non è il reportage a fare polemica – chi se lo legge quello? – ma la sola immagine. Ferragni annuncia querela, ma perché? Forse non le piace il Joker, forse non le va di essere associata a Heath Ledger, o non ama il trucco pensante. Poi, i soliti social: vergogna, prendersela così con una donna il giorno dopo l’8 marzo. Ma Ferragni non è più che altro la rappresentazione di un certo tipo di potere? Vai a capire i social. Tra le ultime tendenze nate dal mondo TikTok, proprio pochi mesi fa si parlava di clowncore, come aveva mostrato Harry Styles vestito da Arlecchino sul red carpet dei Grammy 2023. Che male c’è, in fondo.

Sempre polemiche – Brigate Prof
Quanto più semplici erano i tempi in cui il lutto per la morte di una persona si comunicava con un telegramma inviato alla famiglia, un gesto di cui solo un ristrettissimo numero di persone sarebbe venuto a conoscenza. Il mondo non è più quello del telegramma da un pezzo, lo sappiamo, e proprio come con la morte l’unica cosa che possiamo fare è rassegnarci. E abituarci, una volta per tutte, a shitstorm come quella che in questi giorni ha travolto Donatella Di Cesare, volto notissimo della geopolitica televisiva, che ha salutato un’ultima volta l’ex brigatista Barbara Balzerani ricordando la rivoluzione che le teneva assieme e la via alla stessa che le ha separate. Solo che quella via si chiamava banda armata e terrorismo politico e anni di piombo, un dettaglio che in tanti hanno ricordato a Di Cesare, fino a quando la memoria rinfrescata non l’ha costretta a cancellare il post incriminato. E a ridimensionare l’amicizia con Balzerani a «vicinanza generazionale». E dire che sarebbe bastato un telegramma.

Esteri – Enfants del la patrie
La Tour Eiffel si illuminava con la scritta «Mon corps, mon choix», il mio corpo, la mia scelta, il 5 marzo verso sera. È probabilmente la notizia che ha fatto più il giro del mondo di questa settimana: la Francia è il primo Paese a inserire il diritto all’aborto nella Costituzione, all’articolo 34. Nello specifico, si parla della «libertà garantita alla donna all’interruzione di gravidanza». Battaglia dura? Per niente: 780 voti a favore e 72 contrari, che invidia, sempre, per questi progressisti e conservatori tutti così più a sinistra di noi. Un po’ di storia: pur non avendolo fatto in maniera altrettanto esplicita, anche nella Jugoslavia di Tito era riconosciuto e tutelato il «diritto umano di decidere liberamente per ciò che riguarda la procreazione». Era una parte, questa, della Costituzione jugoslava del 1974, la terza e ultima riscrittura della legge suprema della Repubblica socialista federale.