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Ascoltare Demna in Triennale durante la settimana della moda 

Resoconto dell’incontro che si è tenuto a Milano durante la rassegna curata dalla giornalista del New York Magazine Cathy Horyn, uno dei pochi eventi culturali della fashion week.

di Caterina De Biasio

Lo scorso 20 settembre, in Triennale, ha avuto luogo una conversazione tra Demna, Direttore creativo di Balenciaga, e Cathy Horyn, giornalista del New York Magazine e curatrice della rassegna Fashion Issues, di cui questa intervista è stata il terzo e ultimo incontro. L’evento, che si è tenuto per tre giorni durante la settimana della moda di Milano, aveva in programma anche un primo incontro, dedicato alla sostenibilità, con Federico Marchetti, imprenditore e fondatore di Yoox, Loris Messina e Simone Rizzo di Sunnei, Massimiliano Giornetti, direttore del Polimoda, e Marina Testino, attivista; quindi un secondo incontro con Pierre-Alexis Dumas, direttore artistico di Hermès. L’intervista di Demna era stata pre registrata ed è stata introdotta da Horyn, che nel video appare comodamente spalmata sul divano della stanza tutta bianca nei quartieri generali di Balenciaga a Parigi, dove si sono tenute le riprese. La conversazione tra i due procede con il ritmo piacevolmente cadenzato delle discussioni fra amici di una vita e le interviste fatte bene. Demna stava più composto, sull’orlo del divano bianco in contrasto con la sua uniforme nera che gli copriva anche le mani, guantate, come a fare da filtro tra sé e il mondo, un mondo in cui, come racconterà, spesso sta scomodo. Ha risposto alle domande di Horyn con un’onestà intellettuale che fa quasi tenerezza, proprio lui, quello che negli ultimi anni ha scandalizzato e sconvolto, e diretto a balzi in avanti il gusto collettivo. I due hanno discusso del lavoro di equilibrismo tra creatività pura e la parte più commerciale di un marchio, dell’essere solo parte infinitesimale di un meccanismo ramificato nel quale solo con il tempo il designer riesce a rendere nitida al pubblico la propria visione. «It takes a while to see things through», si dicono subito, sorridendo. Non hanno mai toccato la questione dell’assurda polemica che aveva coinvolto Balenciaga a novembre 2022 (quella sulla campagna con gli orsetti Bdsm), e d’altra parte meglio così.

L’incontro, e in realtà tutta la rassegna, si è tenuto alle sette di sera non di una settimana qualunque, ma della settimana della moda di Milano, che è iniziata il 20 settembre e si è conclusa ufficialmente lunedì 25. Le sette di sera sono un momento di transizione per chi ha ancora energie per andare alle ultime sfilate in programma (ci sono show sia alle 20:00 che alle 21:00), ai mille eventi serali organizzati in giro per la città, oppure segnano la fine di una giornata troppo lunga, dai ritmi incalzanti e disordinati. Più che da addetti ai lavori, i posti in sala erano perciò occupati perlopiù da giovani e studenti, qualche testa canuta di adulti seri e trasandati, quelli che di moda ne hanno vista talmente tanta da smettere di preoccuparsi di cosa indossano. Non tutti i posti sono occupati, eppure è un’intervista tra una delle menti creative più influenti di sempre e una dei critici di moda più acuti, di certo la più schietta. Alcuni ragazzi discutono su come arrivare all’evento che li aspetta dopo questa intervista, altri si vantano di avere un amico di un amico che ha procurato degli inviti per un altro evento. Altri ancora dicono che è meglio prendere appunti altrimenti quando il professore fa domande non sanno come rispondere. Poi l’intervista inizia, e nessuno parla: Demna e Horyn sono seri ma mai pesanti, scandagliano con precisione e leggerezza i significati multipli dell’essere un creativo nella moda al giorno d’oggi.

Verso la fine della discussione Demna, con il suo fare quieto e incisivo da georgiano, ammette che «la moda è diventata ostaggio del lusso» – qualcosa che era molto chiaro da quello che abbiamo visto sulle passerelle di questi giorni – ma anche che, forse, solo fuori da quelle dinamiche si trovano ancora gli spazi creativi, e il tempo, necessari a immaginare qualcosa di nuovo. Vorremmo poter dire a Demna che così è stato, e cioè che in mezzo alla miriade di eventi, pop-up e feste e a fronte di un calendario tanto serrato quanto delirante, l’incontro con Horyn è sembrata l’unico momento in cui si è potuto aprire un dialogo tra la moda e la città. È significativo che a essere presenti fossero soprattutto studenti delle scuole di moda della città che se all’inizio sembravano preoccupati di non arrivare in orario alla festa in programma quella sera, perché lì dovrebbe succedere “la moda vera”, alla fine si sono alzati con un vociare sommesso, forse un po’ intimiditi dai due interlocutori e magari con qualcosa su cui riflettere. I fortunati che portavano la Cagole di Balenciaga sulla spalla, gli altri scomparsi in T-shirt enormi e pantaloni larghi e lunghi, la silhouette che proprio Demna ha reso popolare tra le generazioni che vanno dai Millennial in giù. Alle persone, ha detto ancora Demna, «non piace vedere la realtà»: il pubblico era rimasto scioccato dalla collezione Primavera Estate 2020 di Balenciaga, in cui le modelle avevano sfilato con protesi facciali troppo simili ai filtri utilizzati sui social. Così anche chi lavora nella moda, spesso non ama o, magari, non ha le energie, per intavolare una riflessione pacata sulla realtà, di cui la moda stessa è riflesso. In questa settimana un tentativo in questo senso c’è stato, ed è avvenuto in una sala della Triennale, davanti a giovani che, un giorno, lo speriamo, saranno capaci di creare quella moda di cui parla Demna, ovvero tutto quello da cui vorremmo schermarci.

In apertura: Demna, foto di BRFND