Stili di vita | Estate

Le Bmx e le avventure estive negli anni Ottanta

Per gli adolescenti degli anni Ottanta le biciclette Bmx erano più di un oggetto: erano un pezzo di storie fantastiche come E.T. e i Goonies che diventava realtà, erano la parte dell'estate dedicata ai rischi e alle avventure.

di Francesco Longo

Manubrio alto, telaio rinforzato per resistere a buche e dossi, imbottiture sulla sbarra del manubrio e sulla canna del telaio. Le Bmx sono biciclette piccole e robustissime, con ruote larghe e copertoni a volte blu o rossi, perfette per lasciare la strada vecchia e procedere in percorsi mai battuti prima: andare dove nessuno è già stato. È fin troppo svelato l’elemento metaforico di un mezzo che induce a sperimentare la libertà, ad abbandonare le strade segnate, a scartare i tragitti ereditati dagli adulti. Le Bmx arrivano in Italia alla fine degli anni Settanta, dopo aver dilagato in California. Di preciso, il boom arriva da noi nell’estate del 1983, dopo che in tutto il mondo si sono riempite le sale dei cinema per vedere E.T. di Steven Spielberg. Il film esce nel giugno 1982 in America e a Natale dello stesso anno in Italia, commuove adulti, giovani e bambini, è un successo senza confini, nella scena cruciale Elliot e la sua banda di amici scappano pedalando sulle loro Bmx, inseguiti dalle auto della polizia. E.T. è nel cesto della bici, incredulo, con gli occhioni spaventati, avvolto in una coperta. Le automobili sgommano e improvvisano posti di blocco, i ragazzini svicolano, zompano e alla fine prendono fatalmente il volo.

Per guidare le Bmx serve destrezza, equilibrio, coraggio, concentrazione, agilità e una dosa di fiducia cieca: a furia di pedalare e di credere nell’impossibile capita effettivamente di decollare. È una fiducia che con l’età adulta va di solito svanendo. La benzina di questi mezzi è soprattutto il desiderio di avventura. Sul più bello bisogna alzarsi in piedi sui pedali e prendere ulteriore velocità, mai voltarsi indietro. Andare addosso al futuro, saltare nel buio, saettare dritti verso ciò che più si teme. Le Bmx incarnano infatti alla perfezione il desiderio di avventura, di scoperta e di sfida. Nel giugno 1985 la copertina del settimanale Topolino ritrae un papero con casco e guanti sulla Bmx per lanciare la storia Qui, Quo, Qua e le gioie del Bmx. Il 1985 è anche l’anno dei Goonies, ancora su soggetto di Spielberg, anche loro su bici da cross e Bmx. A cavallo di questi telai è facile addentrarsi in una vita alternativa, con la consistenza dei sogni e a volte degli incubi. Non è un caso che la serie Stranger Things, rifacendosi proprio all’immaginario di E.T e dei Goonies, riproponga alle nuove generazioni un’altra banda di ragazzini curiosi e spericolati. Di nuovo le Bmx, di nuovo presenza oscure, sono di nuovo le bici ideali per raccontare storie sinistre e affascinanti, in cui la vita ripetitiva della provincia si apre in squarci spaventosi e sulla tranquillità incombono veri e propri mostri.

Senza parafanghi, senza cambio, rigorosamente senza ammortizzazioni, le Bmx sono state messe in cantina da tanti tipi di bici ma non sono mai completamente sparite. Sono rimaste in giro nelle competizioni su pista e nel mondo delle acrobazie. Sono vive nel cuore di ragazzi con gli skateboard e con le tavole da surf. Sono un pezzo di estate, la parte dell’estate dedicata a correre rischi. Bisognerebbe scrivere una storia dei modelli di bici e di come rappresentino il mutare di ambizioni e dei desideri di diverse generazioni: bici da corsa e bici da passeggio, grazielle e mountain bike, fino alle bici di oggi, le Brompton pieghevoli da trascinare in metropolitana, le bici elettriche, le biciclette assistite. Bmx e biciclette assistite, nulla esprime più limpidamente il passaggio dall’irrequietezza alla rassegnazione, dal brivido dell’avventura all’indolenza (attenzione però, il passaggio tra una filosofia di vita e l’altra può benissimo avvenire all’interno della stessa persona).