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Il Bacardi Breezer e le sere d’estate dei primi anni Duemila

Il packaging, i colori pastello saturati, lo spensierato spot in tv: il ready to drink è stato il primo vero approccio all’alcol di una generazione che si distingue per la sua forte inclinazione a farsi truffare.

di Laura Fontana

Le sere d’estate dei primi anni Duemila avevano il gusto del Bacardi Breezer, una specie di acqua gassata gusto lemon e orange, con un po’ di rum, che lasciava un leggero senso di stordimento, come dopo un giorno passato al mare, ma più sintetico. Bevanda ancora oggi ricordata negli uffici marketing come grande successo di creatività pubblicitaria e celebrata dagli stessi quarantenni che all’epoca neanche rientravano nella categoria 18-25 anni. È stato il primo vero approccio all’alcol di noi Millennial, una generazione che ha come segno distintivo la forte inclinazione a farsi truffare, se lo storytelling è sufficientemente ben congegnato. Che il Bacardi Breezer fosse terribilmente attraente lo capivamo perché veniva accettato anche dall’amica bellissima quando glielo offrivano, quella che di solito si dichiarava “allergica alla birra” e che beveva solo acqua liscia a temperatura ambiente.

Forse era il packaging: la bottiglia era di piccole dimensioni, la potevi tenere in mano mentre si passeggiava in attesa dell’inizio degli eventi da “E-state in città”, ad una piccola festa in spiaggia, ballando nelle discoteche all’aperto. Forse era la tinta pastello saturato, già in palette ma pre-instagram, quando ancora non c’era l’esigenza di dover abbinare i colori allo stile di vita esibito. Forse era lo spot in televisione, visto mentre si cercavano di far passare i pomeriggi di fine luglio guardando le repliche dei telefilm su Italia 1. Era la promessa di felicità e fuga verso luoghi che si presupponevano essere maggiormente civilizzati. Non era il Bacardi Breezer in sé, era l’idea infusa nel Bacardi Breezer, che lo faceva diventare una specie di pozione magica; se bevuta, ci avrebbe trasformato di botto in teenager fichissimi pronti a organizzare feste in case vuote dotate di ampi giardini verdi e piscine azzurre, messe a disposizione da genitori nel frattempo partiti in barca a vela per i mari della Grecia. La sensazione di truffa era forte, eppure eravamo spinti dalle inarrestabili correnti del marketing che ci promettevano giorni lontani dal paese e dalla provincia.

Nelle estati dei primi anni Duemila eravamo tutti bravi ragazzi, disciplinati, con famiglie affettuose che ci incoraggiavano a seguire i nostri sogni e ci lasciavano ampi margini di manovra. Nessuno si dava all’alcol per ribellione: a che ci dovevamo ribellare? Siamo stati dei bambini vestiti graziosamente, nutriti fin troppo con l’ipercalorica cucina anni ’80; spinti ad esibirci, spronati a essere creativi e competitivi ma in modo sano; c’era molto a cui aspirare e quel molto era quello che vedevamo in TV. Nella pubblicità del Bacardi Breezer, i ragazzi e le ragazze di giorno erano vestiti in giacca e cravatta o con camicetta e perle, di notte e col Bacardi in mano si godevano la vita in situazioni tipo schiuma party a Ibiza. Lo slogan finale “Free Spirit In Everyone” sottoscriveva quanto visto: si può essere ligi di giorno e pazzerelli di notte. Rassicurati, avremmo dato i primi baci sotto l’imperativo dello storytelling, già osservandoli in lontananza, più con curiosità che partecipazione emotiva, aspettando che arrivasse qualcosa di intenso come nei telefilm.