Ad Antonio Capuano non importa nulla di essere finalmente considerato un maestro

All'82esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia ha presentato il suo nuovo film, L’isola di Andrea. Lo abbiamo incontrato e con lui abbiamo parlato di provini, di nuotate e di amore.

12 Settembre 2025

Dice Antonio Capuano che girare un film e nuotare sono la stessa cosa: ti fanno stare bene, fanno circolare meglio il sangue. E poi, quando giri un film e nuoti, sei libero. Quando gli chiedi da che cosa, Capuano ti risponde: da tutto. Non ama essere chiamato maestro, preferisce professore. Anzi, prusso’, come si dice a Napoli. Parla degli anni passati all’Accademia delle Belle Arti e delle tante persone che ha conosciuto nel corso della sua vita. Odia i provini, si vergogna a farli. Per L’isola di Andrea, il suo ultimo film presentato fuori concorso all’82esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, prodotto da Mosaicon Film, Eskimo, Indigo Film e Europictures con Rai Cinema e in sala dal 2 ottobre con Europictures, non ha voluto provinare i suoi attori: ha voluto incontrarli.

Quando ha stretto la mano a Vinicio Marchioni, ha capito immediatamente che era perfetto per la parte. Marchioni e Teresa Saponangelo interpretano una coppia che si sta separando, che ha un figlio, che prova a trovare un equilibrio e che intanto si incontra, si odia, si fa del male e si cerca. Capuano è piuttosto diverso dal personaggio di È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino. Ama il cinema e ama il suo mestiere, dalle riprese al montaggio, passando per la scrittura e il suono, si diverte quando sta sul set. Vuole lavorare solo con persone vere, persone spogliate di trucchi e ragnatele. Gli attori migliori, dice, sono quelli che non recitano.

ⓢ Qualche giorno fa, mi è capitato di parlare con Vinicio Marchioni. Mi ha detto che si è innamorato di te.
Ma è veramente amore, credimi! Io i provini non li faccio. Mi vergogno.

ⓢ In che senso “ti vergogni”?
Sì, mi vergogno di sottoporre le persone a dei provini… Ma jat affancul! Io faccio degli incontri, ecco. Perché voglio incontrare e conoscere gli attori. Hai capito? Ne ho conosciuti tanti. Anche Michele Riondino… che però era troppo guaglione… E poi ho trovato Vinicio.

ⓢ E com’è andato quell’incontro?
Ci siamo stretti la mano e abbiamo passato due ore insieme, praticamente. Io faccio così. Quando ho un film e devo lavorare con una persona, provo a capire che tipo di persona è.

ⓢ Tu che tipo di persone cerchi?
Persone vere, svelate, che non si nascondono, senza infingimenti e senza ragnatele. Persone libere. Quando ho visto Vinicio, l’ho detto subito: è lui! È stato un incanto. Hai visto il film? Hai visto quanto cazzo è bravo?

ⓢ Molto. Lui e il personaggio che interpreta hanno diverse cose in comune.
Come la balbuzie. In certi momenti gli ho detto di esagerare. Di incagliarsi di più. Quello per me è un pregio: perché coincide con la verità di una persona.

ⓢ Dici spesso che gli attori non devono recitare.
Assolutamente. Perché gli attori devono essere, non devono recitare. Quando si è, avviene una specie di cambiamento dentro le persone. Gli attori fanno un mestiere stupendo: possono prendersi una vacanza da loro stessi e diventare qualcun altro. Hanno la possibilità meravigliosa di trasformarsi.

ⓢ Perché hai deciso di raccontare proprio questa storia con L’isola di Andrea?
L’ho deciso quando l’ho scritta. E poi, quando ho trovato il bambino per il ruolo di Andrea, l’ho riconosciuto subito. Forse è una stronzata… Ma non mi sono mai pentito del modo in cui ho girato i miei film. Sarà stato culo, che ti devo dire. Quando vado sul set, so già chell che aggia fa’. So dove mettermi, cosa riprendere. E a volte faccio le scene una volta sola. Gli operatori e i direttori della fotografia mi dicono sempre la stessa cosa: facciamone un’altra. E io no: questa era bella, perché ne dobbiamo fare un’altra? Per sicurezza, mi spiegano. Ma la verità sai qual è?

ⓢ No, dimmi.
Mi annoio, e allora andiamo avanti.

ⓢ Che differenza c’è tra la verità di un film e la verità della vita di ogni giorno?
Quando giri lo sai, lo senti: è questa la verità. Vedi un pezzo di vita vera mentre accade. Ci sono un lui e una lei ne L’isola di Andrea, e lui se ci hai fatto caso è più istrione, più stronzo… Come tutti gli uomini, no? Lei è addolorata. Non riesce a seguirlo nelle sue trasformazioni e nelle sue giravolte. Lei è mamma. E le mamme sono diverse dai papà. Non so quanti anni hai… Però è proprio diverso. I maschi sono delle merde. E guarda: Teresa (Saponangelo, ndr) era già così sulla scena. Io non le ho detto niente. Subito dopo il ciak, si è trasformata. È la meraviglia. Ed è il talento. Chi non ci riesce, chi non ha il talento, recita. E io quelli che recitano nun ‘e support proprio.

ⓢ Chaplin diceva che gli attori migliori sono i bambini e i cani.
A me lo dici? (ride, ndr) I bambini sicuramente, sui cani nun ‘o sacc. I bambini sono stupendi. Tu ne hai, di bambini?

ⓢ No.
E quando cazzo ti muovi a farli? Quanti anni hai?

ⓢ Trentatré.
E ti vuoi muovere?! No, guarda, non ridere. È una cosa grave. Una cosa vera. Quando fai un figlio, tu impazzisci. Impazzisci dalla gioia. E ti trasfiguri, diventi altro. È meraviglioso. Per te e per la tua compagna. È una cosa a cui non si crede… Perché non lo sai, perché è un territorio che non conosci… Dovresti dare per buona questa cosa che ti sto dicendo io, ma potresti pensare che sono delle cazzate. Invece ti prego: fai dei bambini. I bambini ti salvano la vita e tutti noi abbiamo bisogno di qualcuno che ci salvi la vita. Un salvagente a portata di mano.

ⓢ Tu hai una grande passione per il mare e per il nuoto.
Nuotare è la mia vita… Nun vac a mmare da un mese e mezzo. È la prima volta che mi succede. Ho chiesto a un mio amico di accompagnarmi, di portarmi su una spiaggia. Io sto a Posillipo e qui ci sono delle scogliere altissime… E quindi non sto andando al mare. Ti pare mai possibile? Ho la faccia come il pane asciutto. Te lo sei mai mangiato, il pane asciutto? Ecco: è così che ho la faccia.

ⓢ Perché ti piace così tanto il mare?
Non te lo so dire. Il mare mi libera; mi libera da tutto. Io mi butto in acqua e nuoto. Ma io ci vado sempre, sai? Sempre. Anche d’inverno, a gennaio e a febbraio. Anche a dicembre.

ⓢ Hai detto che Paolo Sorrentino avrebbe dovuto scegliere un bravo nuotatore per interpretarti in È stata la mano di Dio.
Gliel’ho detto! Paolo, vafangul! Tu i provini per Antonio Capuano li devi fare in una piscina o al mare! Devi prendere uno che sa nuotare, non uno che è negato, cazzo. E poi, vabbe’, ci sono pure altre cose…

ⓢ Per esempio?
Io non sono così volgare. Per carità, a teatro mi sfastereo, ma non mi permetto di dire alle attrici e agli attori: mi hai rotto il cazzo. Mai.

ⓢ Che differenza c’è tra nuotare e dirigere un film?
Nessuna. È la stessa cosa. Sono la mia materia. Quando dirigo un film e nuoto, il sangue scorre meglio, il cuore batte con forza e io sto bene. È bellissimo stare in acqua ed è bellissimo stare sul set… Ma a fare burdello, intendiamoci. Non stando seri. Con un bambino (Andrea Migliucci, ndr) sul set amm fatt ‘nu burdell ‘e pazz.

ⓢ Non è stato il primo bambino con cui hai lavorato.
No. Stamattina mi è successa questa cosa, senti. Io vivo a Marechiaro, c’è una discesa con un cancello. E a un certo punto mi sono sentito chiamare: Antoniooo! Antoniooo! Sono andato a vedere. Indovina chi era.

ⓢ Chi era?
Nando Triola, il protagonista del mio primo film, Vito e gli altri. Cuore mio, mi ha detto. Ci siamo abbracciati forte forte. Sto ‘nguaiato, mi ha detto. Io provo ad aiutarlo come posso… Ci siamo messi a piangerci addosso. Lui ha fatto e fa una vita che… Vive ancora rubando. È stato in prigione, ai domiciliari, e io sono andato a trovarlo. È stato così bello rivederlo! Credimi.

ⓢ Quanto è difficile rimanere indipendenti nel cinema?
Non è difficile. Per me è naturale.

ⓢ E avere a che fare con i produttori non è diventato più difficile?
Nooo! Per me no. Questo l’ha fatto Andrea…

ⓢ Andrea Leone di Mosaicon.
Sì, Andrea. Un ragazzo d’oro. Ha fatto un altro film, Ciao bambino di Edgardo Pistone, che mi è piaciuto… E poi ha fatto il mio. Che guaglione incredibile. Veniva sul set tutti i giorni, purtav ‘o cafè, dava una mano, purtav ‘a machina… No, no: è carinissimo. Una persona perbene. Non fa problemi.

ⓢ Mi dicevi che girare film ti fa bene, fa scorrere meglio il sangue: perché non ne fai di più?
Perché nun c’ha facc; devo prendermi una pausa. Ne ho tanti di film pronti, scritti. Mentre parlo con te, ne ho almeno altri quattro in testa. Stanno là, ma non si sono ancora realizzati. Girare un film fa bene al corpo e all’umore. Stare sul set è meraviglioso, ed è meraviglioso anche montare. Non capisco quelli che mentre girano danno le scene al montatore, che le mette già in ordine… Nun ‘e capisc proprio.

ⓢ Perché?
Il montaggio di un film è un fatto molto creativo. Insieme al montaggio, mi piace ‘nu sacc pure il suono. Il film è tuo, sono cazzi tuoi, devi starci tu. E non lo dico per disprezzare gli altri. Lo dico perché per forza di cose non hanno il tuo stesso sguardo e la tua stessa sensibilità.

ⓢ Per questo hai detto che i film sono come i figli? È importante seguirli?
Sì, devi stare vicino ai tuoi film. E devi seguirli in ogni momento. Quando li scrivi ed è tutto più bello; quando giri e devi stare in forma, pronto fisicamente, quando monti e aggiungi la musica e poi quando li vedono gli altri e i film non sono più soltanto tuoi e c’è la verifica delle cazzate che hai fatto.

ⓢ Si prova mai gelosia per un film?
Ma quale gelosia! Il racconto è una cosa bellissima. Quando tu hai da dire un fatto, da chi vai? Da un amico, da qualcuno che ti piace. E quando glielo racconti, ti liberi.

ⓢ Di cosa?
Delle tue cazzate. Delle tue fissazioni. E poi parlare con gli altri è divertente ed è molto interessante.

ⓢ Che cosa ti ricordi il periodo all’Accademia delle Belle Arti?
Quando insegnavo?

ⓢ Quando insegnavi, sì.
Mi divertivo un mondo. Lo dicevo sempre ai ragazzi: dovete venire a lezione, ci dovete essere voi; io senza di voi non mi diverto, non riesco a stare bene. E alla fine abbiamo fatto anche un film, lo sai, sì? Ognuno ci ha messo il suo, ha contribuito con quello che aveva e che sapeva fare. Ed è stato stupendo.

ⓢ Preferisci essere chiamato maestro o professore?
Ma quale maestro… Antonio e basta. ‘stu fatt ‘e mastr… Non sono io, non mi riconosco! Professore va bene, mi ci hanno chiamato per una vita intera… A Napoli poi non si dice professore: si dice prusso’.

ⓢ Come ti senti alla vigilia del tuo ritorno alla Mostra di Venezia?
Sono contento, per carità… Però un po’ pure così… Sai, sì, che Alberto…

ⓢ Barbera?
Alberto, sì. Non mi ha cacato proprio per Il buco in testa… E Il buco in testa era bello. Io Alberto lo conosco da un sacco di tempo, da prima di Venezia. Ci siamo conosciuti a Torino, quando viveva lì. Ci incontravamo e ci andavamo a prendere un caffè. Poi lo chiamo e fa fint ‘e nient… L’ho chiamato quasi cinque anni fa, e gli dico: Albe’, ti ho mandato un film, si chiama Il buco in testa. E lui: eh, Anto’, e come faccio? Ho già quattro film italiani. Embe’, gli ho risposto io, che significa? Se sono belli perché non metterne cinque? Che c’è di strano? Poi ho lasciato stare, che vuoi fare.

ⓢ Perché hai deciso di fare il regista?
Io prima facevo lo scenografo. Lavoravo in televisione. Ho fatto una marea di televisione. Cinque anni fa, mi ha chiamato Alberto Negrin. Quanto bene gli voglio, ad Alberto. Era l’unico regista che mi ascoltava quando facevamo televisione; mi chiedeva sempre quello che pensavo. Ci vedevamo la mattina, a colazione, e mi diceva: tu che pensi? Gli altri no, gli altri facevano finta di non sentirmi. E così alla fine mi sono deciso e ho fatto il mio primo film, Vito e gli altri, ed è andata bene.

ⓢ Quante cose sono cambiate da Vito e gli altri e dalla vittoria alla Settimana Internazionale della Critica?
In che senso? Non te lo so dire, sai.

ⓢ È rimasto tutto uguale?
Ma no, cambia sempre tutto; cambiamo noi. Cambia la vita, cambia la politica. Io sono sicuramente diverso.

ⓢ Perché?
Perché l’amore della mia vita non c’è più. E senza amore sono mancante, sono zoppo. Sono claudicante.

Chi è davvero Antonio Capuano, il maestro di Sorrentino

Anche se fisicamente non ha nulla a che fare col personaggio di È stata la mano di Dio, condivide con lui il temperamento veemente e il ruolo di mentore: un ritratto del regista di Pianese Nunzio, 14 anni a maggio.

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