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La Danimarca tasserà le flatulenze dei bovini per ridurre le emissioni

19 Novembre 2024

Una delle cause principali dell’inquinamento globale sono gli allevamenti di bestiame. Questa non è un’opinione, ma un fatto. Non parliamo dell’unica causa, ma di una delle più importanti. Sotto la definizione di allevamenti, naturalmente, non troveremo il piccolo produttore di Parmigiano Reggiano da Vacche Rosse di Giandeto di Casina, ma le grandi aziende intensive che contano migliaia di capi di bestiame. Perché questi allevamenti inquinano? Da un lato in modo indiretto, ovvero per la produzione di acqua e cibo richiesti per la nutrizione di tutti i capi di bestiame. Dall’altro in modo diretto: le vacche, attraverso le loro flatulenze, producono molto metano.

L’ideale, naturalmente, sarebbe vietare gli allevamenti intensivi, per motivi ambientali e non soltanto. Ma le azioni politiche possono essere varie. La Danimarca, per esempio, introdurrà la prima tassa sulle emissioni prodotte dall’agricoltura, tra cui le flatulenze del bestiame. Dal 2030 sarà necessario pagare 300 Corone (circa 40 Euro) per ogni tonnellata di metano di emissioni provenienti da bestiame (vacche e maiali), una tassa che andrà via via aumentando per arrivare a 750 Corone (100 Euro) nel 2035.

L’accordo è arrivato dopo mesi di negoziati tra le associazioni di allevatori, gruppi ambientalisti e il governo. Il Parlamento ha supportato il piano con un’ampia maggioranza, a dimostrazione che la lotta al cambiamento climatico non dovrebbe essere motivo di divisioni parlamentari: l’accordo è stato approvato dall’intero arco parlamentare: il governo, il Partito Socialista (centrosinistra), Alleanza Liberale (centro-centrodestra), il Partito Popolare Conservatore (centrodestra), Sinistra Radicale (radicali).

Il parlamentare Jeppe Bruus, del Partito socialista, ha detto: «È un enorme compito quello che stiamo provando a svolgere: trasformare una larga parte della nostra terra da produzione agricola a foresta, per riportare la vita nei nostri fiordi». La stessa legge prevede, infatti, che 140 mila ettari di terra coltivata debba essere dismessa dall’agricoltura. Il ministro degli Affari esteri Lars Løkke Rasmussen ha commentato con un’evidente soddisfazione così: «Quando vedi, in giro per l’Europa, che nelle piazze vengono bruciate ruote di trattori, e attivisti per il clima si incollano alle autostrade, è bello trovarsi in un Paese dove tutti i partiti si sono uniti per mettere in pratica il più grande ripensamento del paesaggio danese dai tempi di Dalgas (Dalgas, l’ingegnere che nel 1800 è riuscito a “reclamare” al mare moltissimi ettari dello Jutland, ndr)». Soddisfazione che ci sentiamo non solo di condividere, ma ancora di più di invidiare.

Foto di Jonathan Nackstrand/AFP via Getty Images

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