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Perché i mercati continuano a non reagire bene; riassunto

Lo spread BTP/Bund non accenna a diminuire – anzi, sale in maniera costante, mentre scriviamo siamo a quota 560 – anche dopo l’annuncio di Berlusconi di future e imminenti dimissioni, contrariamente a quanto alcuni si aspettavano.
Cosa vuol dire?  Le letture di tale fenomeno che vengono date in queste ore sono sostanzialmente tre:

“I mercati non si fidano del Cav, ne ha promesse troppe, magari mente anche adesso”. Questa francamente è la più dietrologa e la meno plausibile: ricordiamo che è stato il Capo dello Stato ad annunciare ieri le decisioni prese con la Presidenza del Consiglio. Le dimissioni di Berlusconi sono ufficialmente sull’agenda politica e istituzionale.

“I mercati gli fanno fretta, premono perché se ne vada il prima possibile”. Sicuramente in questo c’è del vero; se premano appositamente o meno è difficile dirlo con certezza, ma hanno ovviamente fretta che la situazione venga risolta e spingono perché si cambi al più presto. “lo spread tenta la spallata” twitta proprio adesso il giornalista del Post Francesco Costa.

“I mercati non si fidano del sistema paese in generale; della (ex) maggioranza, come dell’opposizione”. Ed è forse il vero motivo della non reazione positiva dei mercati all’annuncio di ieri. Scrive Daniele Bellasio sul sito del Sole 24 Ore:

C’è poi una considerazione che dovremmo fare come sistema paese in sé, più che come partiti o come elettori di questo o quello, ovvero i mercati dubitano della debolazza del sistema politico italiano nel suo complesso: maggioranza, opposizione.

Abbiamo infatti una parte politica che vorrebbe fare le riforme europee (almeno così dice e ora propone), ma finora non ha avuto la forza di attuarle. Abbiamo poi un’alternativa politica che quelle riforme europee non vuole proprio farle, anche se forse, andando alle elezioni, potrebbe avere le forze per attuarle.

Tralasciando la parte finale sui possibili scenari futuri, quello che preoccupa i mercati sono le levate di scudi provenienti da gran parte del centrosinistra contro le misure chieste via lettera all’Italia dalla Bce, in particolare in materia di mercato del lavoro e previdenza: pensioni e articolo 18 per farla breve. E sentendo stamattina in televisione Di Pietro (Idv), Fassina (Pd), Migliore (Sel) si capisce come le ricette Bce non siano quelle propriamente del centrosinistra. La battaglia vera si gioca su questo campo.

Federico Sarica