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Il futuro di Shazam è la tv, non la musica

Tutti sanno cos’è Shazam ormai, e tutti lo definirebbero più o meno come “quella applicazione che riconosce le canzoni che non conosci tu”, e per un certo verso è vero, o almeno, soprattutto a questa funzione deve la sua fama. Ma due giorni fa Shazam ha lanciato la sua quinta versione, e dal 2002 (anno in cui esordì il primo embrione, nel Regno Unito, che identificava la canzone che “ascoltava” mandandoti poi un sms) molte cose sono cambiate. La più importante è riassumibile così: Shazam adesso guarda più alla tv che alla musica. E come?

Da noi non esistono simili opzioni, ma già dal 2010 la compagnia ha iniziato a guardarsi intorno per invadere il mercato delle “Second Screen App”. Questo tipo di applicazioni operano su tablet o smartphone, e, identificando il programma che la televisione sta trasmettendo, svolgono il ruolo di “secondo schermo” appunto, più o meno come fa il classico dvd con i contenuti extra. Però in contemporanea con il programma trasmesso. Ovviamente non tutti gli show si prestano a questa funzione; ma quando appare un’icona blu – la classica, famosa icona Shazam – in sovraimpressione, la vostra app potrà accedere ai contenuti speciali.

Questi ultimi possono variare da informazioni o video tratti dall’episodio di una data serie fino alla colonna sonora utilizzata in una scena, dettagli specifici su uno o più personaggi. Vi ricordate Pop-Up Video? Il principio è una cosa simile.

Ma la vera fonte di guadagno di Shazam, con questa nuova versatile funzionalità, sono gli inserzionisti pubblicitari televisivi. Più di un terzo delle pubblicità andate in onda durante l’ultimo Superbowl presentavano la funzione di interazione con l’app, per esempio. E con i numeri impressionanti che la compagnia sta registrando (200 milioni di utenti, 1,5 milioni in più ogni giorno, 6 milioni di tag ogni 24 ore) il guadagno è assicurato.

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