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Gerald Murnane è uno dei più grandi scrittori viventi ma non ne avete mai sentito parlare

Circa una settimana fa, sul New York Times è apparso un bellissimo articolo di Mark Binelli il cui titolo è una domanda: «Il prossimo vincitore del Nobel in Letteratura fa il barista in una polverosa città australiana?». L’uomo misterioso compare con una bella camicia a quadri in una fotografia in bianco e nero: segue un lungo ritratto-reportage-intervista. Una faccia mai vista in un luogo mai visto, Goroke. Oggi anche il Guardian ha dedicato un articolo a questo settantanovenne di bell’aspetto, che a quanto pare è uno dei più importanti scrittori in lingua inglese viventi. Il fatto strano è che nessuno di noi l’ha mai sentito nominare (o quasi: come sottolinea il Guardian, autori come JM Coetzee, Ben Lerner e Teju Cole sono da tempo suoi ardenti ammiratori). A quanto pare nella sua vita Murnane ha pubblicato ben 13 libri, tra romanzi, raccolte di racconti e un memoir, che oggi stanno rivedendo la luce in nuove pubblicazioni: presto, in Australia e negli Stati Uniti, uscirà anche una sua raccolta di poesie.

La maggior parte degli scritti di Murnane è quasi completamente priva di trama, avverte il Guardian: di solito lo si ama o lo si odia. Il suo stile è meditativo e più vicino al quello del saggio che alla fiction tradizionale. Nei suoi testi torna spesso sugli stessi temi e immagini (corse di cavalli, religione, amore non corrisposto, la capacità dell’immaginazione di superare la realtà) e a volte i libri si riferiscono uno all’altro (ad esempio la frase di apertura del suo nuovo romanzo, Border Districts, è quasi identica a quella del suo terzo e più famoso: The Plains). La sua scrittura mescola l’oscurità all’umorismo, trattando anche temi come alcolismo, malattia mentale, abusi sessuali, solitudine. Si dice che presto potrebbe vincere il Nobel.

Il primo passo per colmare questa tremenda lacuna letteraria, nell’attesa che i libri di Murnane vengano tradotti in italiano (per chi legge in inglese, l’ideale sarebbe iniziare dal suo capolavoro, The Plains, in quest’edizione con introduzione di Ben Lerner), sarà leggere il lungo ritratto del New York Times, che non si limita a illustrare il valore delle sue opere e ripercorrere la sua carriera, ma racconta ed esplora la sua storia e il suo stranissimo stile di vita: a quanto pare lo scrittore non ha mai avuto un computer, non ha la televisione, e vive nel minuscolo paese di Goroke (abitato da 623 anime), dove si è trasferito dopo la morte di sua moglie – con cui ha condiviso 43 anni della sua vita – e dove tiene lezioni di scrittura (nel golf club locale) durante le quali si occupa anche del bar. Odia viaggiare e non ha mai lasciato l’Australia. Ma questo è solo l’inizio. A quanto pare, poprio come i suoi libri, Gerald Murnane non è uno che si lascia descrivere in poche parole. Per capire il valore della sua persona e della sua letteratura bisogna prendersi un po’ di tempo: qui il lungo ritratto del New York Times.