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Una volta i maratoneti bevevano champagne come energy drink

Se lo champagne ha un ruolo nelle competizioni sportive, oggi, è confinato al dopo, alla premiazione, visto che in alcuni sport (automobilismo, cliclismo ed equitazione per esempio) è tradizione che i tre primi classificati festeggino con una bottiglia. Oggigiorno, infatti, consumare bevande alcoliche subito prima o durante una competizione sportiva è caldamente sconsigliato: al contrario, agli atleti viene detto di consumare sport drink e energy drink, o comunque bevande con alto contenuto di sali minerali e senza la minima traccia di alcol. Un centinaio di anni fa però gli atleti bevevano vino ed altri alcolici come fossero energy drink. Una tradizione che, inizialmente, riguardava soprattutto lo champagne, considerato la bevanda ideale… per correre una maratona.

champagne sport

La storia l’ha raccontata qualche giorno fa Katherine Alex Beaven su Atlas Obscura. Somministrare alcolici agli sportivi, scrive, era comune nell’antica Grecia così come nella Cina imperiale. Però l’utilizzo moderno dell’alcol negli sport risale alla fine del 19esimo secolo, quando la moda delle maratone urbane cominciò a diffondersi, soprattutto in Gran Bretagna: «Ai partecipanti veniva consigliato di bere molto champagne durante le gare», scrive Beaven. Va detto che a quei tempi le “maratone”, che ancora non si chiamavano maratone, spesso riguardavano più una camminata veloce che una vera e propria corsa (come ricorda un sito specializzato, la moda di correre, anziché camminare, nelle competizioni di lunga distanza si diffuse a partire dal 1888, con la sei giorni nota come “Long Distance Championship of the World”).

Negli anni successivi, aggiunse Beaven, i maratoneti ricevevano spesso «aiutini alcolici da parte degli allenatori e dagli assistenti che li seguivano in auto o in bicicletta», anche se (purtroppo per loro) non sempre si trattava di champagne. L’idea era «mascherare il dolore, aumentare l’aggressività, o dare un immediato boost energetico», dunque non sorprende che l’alcol fosse spesso mischiato con droghe come l’eroina, la cocaina e la stricnina (sostanza spesso tutt’ora utilizzata come veleno per topi). Ogni allenatore, scrive l’autrice, aveva il suo «cocktail segreto» e bere un po’ d’alcol durante le gare «rimase comune fino agli anni Settanta e Ottanta».

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