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L’Arabia Saudita vuole diventare una destinazione turistica

L’Arabia Saudita punta sul turismo. Obiettivo non da poco per un Paese dove, dal momento che vige una delle interpretazioni più strette della legge islamica, è proibito bere bevande alcoliche, le donne non possono guidare, vige la separazione tra i sessi nei ristoranti e sono vietati molti passatempi altrove considerati più che innocui (fino a qualche mese fa non c’erano nemmeno i cinema: il primo ha aperto a dicembre).

Eppure il principe ereditario Mohammed bin Salman ha annunciato in questi giorni che desidera trasformare il Paese in una destinazione vacanziera per «i turisti di tutte le nazionalità», riporta il Washington Post. L’annuncio si inserisce in un più ampio piano di riassestamento economico del regno, un documento intitolato Saudi Vision 2030 e pubblicato nei giorni scorsi, in cui la monarchia Saudita dichiarava l’intenzione di diversificare la sua economia, finora monopolizzata dal settore petrolifero, in modo da ridurre la propria dipendenza dagli introiti del greggio.

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Attualmente soltanto il 2,5 del Pil Saudita deriva dal turismo, mentre  il 50 per cento dipende dal petrolio, notava il Post. Finora il turismo però si è concentrato soprattutto sui pellegrinaggi religiosi: l’Arabia Saudita infatti ospita sia La Mecca che Medina, due luoghi molto santi per l’Islam, che infatti richiede ai suoi fedeli di visitare La Mecca almeno una volta nella vita. Il problema è che i pellegrini tendono a spendere poco rispetto agli altri turisti.

L’obiettivo dunque è attirare turisti, non pellegrini, e il principe ha ordinato di costruire attrazioni di prima categoria, specie nelle coste del Paese. Inoltre il principe ha detto di volere costruire musei, spiegando che aumentare il turismo è anche una questione di «orgoglio nazionale» e non solo di portafogli. Resta da chiedersi però se, con tutte le restrizioni, opprimenti anche per i canoni di altri Paesi islamici, davvero l’Arabia Saudita possa diventare una località attraente. Ci ha già provato in passato, ma con scarsi risultati.

«La verità è che è inconcepibile che il regno possa diventare una destinazione turistica senza alterare in modo fondamentale le sue politiche sociali e religiose», ha detto Toby Matthiesen, un esperto del Paese dell’università di Oxford. L’analista della Brookings Institution Bruce Riedel l’ha messa giù in modo più diretto: «Per attirare turisti russi e occidentali, hai bisogno di alcol e bikini. Il clero Saudita non accetterà mai una cosa del genere».

Donne saudite a una fiera dell’artigianato di Jedda, gennaio 2016 (foto: STRINGER/AFP/Getty Images), ragazze  al festival della cultura di Al-Thamama, un villaggio nei pressi della capitale, febbraio 2016 (FAYEZ NURELDINE/AFP/Getty Images)