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Dory, un film sul ricongiungimento, proiettato alla Casa Bianca durante il Muslim ban

I cartoni animati anche quando hanno per protagonisti animali sono sempre metafore di sentimenti e questioni umane, molto spesso grandi questioni, anche se poi vengono rubricati come storie poco impegnative o che nulla hanno a che fare con l’attualità.

Questo tipo di considerazione e di superficialità ha prodotto domenica 29 gennaio una coincidenza paradossale e tragicomica: proprio mentre gli aeroporti americani finivano nel caos per il cosiddetto Muslim ban – il divieto di ingresso per tutti i rifugiati e per emigrati da sette Paesi musulmani – proprio mentre Trump veniva additato come il presidente americano più pericoloso della storia, alla Casa Bianca alle tre del pomeriggio veniva proiettato Finding Dory (Alla ricerca di Dory), il film Pixar uscito nel 2016 come spin off del celebre Alla ricerca di Nemo.

Il Guardian nel riportare la notizia definisce Alla ricerca di Dory «una storia sulla crisi ambientale e sul ricongiungimento famigliare attraverso i continenti». Albert Brooks voce di Marlin, il padre di Nemo, co-protagonista del film con Ellen DeGeneres ha twittato: «Strano che Trump sia guardando Alla ricerca di Dory, un film sulla riunire le famiglie, proprio oggi quando nella vita reale è quello che sta impedendo». Ma Dory tocca anche un altro tema controverso della politica di Trump, la questione ambientale, visto che il pesce nuota dalla Barriera Corallina in pericolo fino alla sua “casa d’infanzia”, un habitat che ricostruisce l’ambiente marino danneggiato da inquinamento e cambiamento climatico.

Un portavoce della Casa Bianca ha tenuto a puntualizzare che Trump comunque non ha partecipato alla proiezione.