In Rifiuto Tony Tulathimutte ride con noi e di noi che stiamo cronicamente online

Maschi ultra-femministi, pornografia bizzarramente estrema e complottismi estremamente complessi: abbiamo incontrato Tony Tulathimutte per parlare del suo ultimo, stranissimo libro.

13 Ottobre 2025

Un paio di mesi fa, mi è stato consigliato di leggere Rejection di Tony Tulathimutte. L’ho divorato (in inglese). In seguito, mi sono fiondato anche sull’altro libro pubblicato da Tulathimutte, Private Citizens. Anche quello l’ho divorato in inglese. Entrambi i libri mi sono piaciuti tantissimo ma ho pensato: impossibile tradurli in italiano. Troppi termini e atmosfere prese da Reddit e affini, ambienti online lontani dai lettori medi italiani. E invece ho scoperto che Private Citizens è stato tradotto in italiano nel 2019 dalla piccola casa editrice XY e Rejection è stato pubblicato come Rifiuto il 24 settembre da E/O con la traduzione dello scrittore Vincenzo Latronico.

Rifiuto è una raccolta di racconti tra loro collegati che esplorano con puntiglio le viscere dell’internet odierno, tra maschi ultra-femministi, pornografia bizzarramente estrema e complottismi estremamente complessi. Ho approfittato della pubblicazione italiana di Rifiuto per intervistare Tony Tulathimutte (nato a Springfield, Massachusetts, nel 1983) via Zoom.

Rifiuto è pieno di riferimenti a culture online di nicchia, e in particolare a Reddit. Penso, tra i tanti, al «pollo bbq al piracetam» che credo possa essere capito solo da chi bazzica il subreddit/Nootropics e dintorni. Che reazioni ti aspetti dal pubblico italiano?
Non ne ho idea. Entro nel Paese alla cieca. Quando penso a come verranno recepiti i miei libri in altri paesi, di solito ribalto la questione. Io leggo molta letteratura straniera e spesso mi confronto con ambienti e riferimenti che non conosco. Il contesto mi aiuta a capire. Se non è abbastanza, cerco quello che non capisco su internet. Mi aspetto che le persone in altri Paesi facciano la stessa cosa.

Rifiuto sembra quasi una tassonomia del concetto di “rifiuto” esplorato da vari angoli. I rifiuti sono sempre esistiti ma sicuramente il numero di rifiuti con cui una persona ha a che fare nel corso della propria vita è mediamente cresciuto. Abbiamo lavori più flessibili, relazioni meno durature, eccetera. Viviamo nell’era del rifiuto?
David Foster Wallace racconta che probabilmente suo nonno aveva visto solo una dozzina di persone baciarsi nel corso della propria vita. Ma, grazie alla televisione, una persona media ha visto migliaia, se non decine di migliaia di persone baciarsi. Credo che per il concetto di rifiuto valga un’analogia simile. Prendi un’app di dating. Puoi rifiutare 40-50 persone alla volta. Finisce che i rifiuti possono sembrare meno pesanti (uno ci si abitua) ma anche più pervasivi. Diventa quasi una condizione metafisica. Penso che a livello individuale ci siano due modi per approcciare la cosa. Puoi reagire o puoi diventare zen al riguardo, capendo che un rifiuto non è un referendum sul tuo valore personale, che ci sono tantissime ragioni per cui una cosa può essere rifiutata. Quando stavo cercando di pubblicare Cittadini privati, un editore mi ha detto: “Amiamo il tuo libro. Lo ama anche il dipartimento di marketing. Il problema è che abbiamo già un altro libro in uscita in questo periodo con quattro protagonisti (come Cittadini privati, ndr) e quindi non possiamo pubblicare anche il tuo”. Ai miei studenti dico sempre che l’editoria non è una meritocrazia.

Rifiuto è molto aperto all’interpretazione. C’è molta ambiguità. In quest’epoca di pensiero polarizzato, è una qualità rinfrescante. Il libro è spesso in bilico tra serietà e ironia, horror e commedia, autenticità e performance. Come vivi questa apertura all’interpretazione, questa ambiguità?
Il primo racconto della raccolta, Il femminista, per esempio, è stato giudicato da alcuni una brillante satira femminista e da altri quasi un testo incel. Per quanto mi riguarda, una storia non è un pezzo di retorica. Non è un’argomentazione. Non cerco quasi mai di trasmettere una tesi specifica. La cosa migliore (e al contempo peggiore) della letteratura è che è aperta all’interpretazione. Le persone possono proiettare nei libri quello che vogliono. A volte il risultato è grandioso perché i lettori possono dissotterrare sfumature che non avresti mai considerato, anche se hai lavorato al testo per anni. Quando questo succede è molto gratificante.
D’altra parte, può anche capitare che le persone si inventino tesi molto stravaganti sulla tua storia. Tesi con cui sei completamente in disaccordo. In questi casi devi lasciare correre. I lettori possono avere le interpretazioni che vogliono, per quanto bislacche. Una volta pubblicata, la storia non è più tua.

In Rifiuto, il racconto Un futuro da sballo, ha un protagonista molto gagliardo che vuole ottimizzare la sua vita anche al costo di considerare gli altri esseri umani come nient’altro che delle macchine che rispondono a stimoli. Ho trovato visioni della vita simili anche in altri personaggi di Cittadini privati. Come sei arrivato ad elaborare questi personaggi?
Dunque, per rispondere a questa domanda devo fornire un po’ di contesto. All’università, a Stanford, ho studiato una disciplina chiamata Sistemi simbolici che in qualunque altro posto credo si chiami Scienze cognitive. Poi ho lavorato in Silicon Valley per qualche anno come ricercatore UX. Credo che sia per via della mia formazione universitaria ed esperienza lavorativa che questo genere di elementi emergono nella mia scrittura. Tipo personaggi che credono che gli esseri umani non siano altro che macchine che rispondono a degli stimoli. Input e output. È una sorta di visione anti-umanista delle persone che ritengo piuttosto malvagia ma al contempo vi riconosco, non così estremizzati, alcuni tratti miei personali. Per esempio, sono uno a cui piace quantificare e tracciare le cose, incluso il cibo che mangio. Quindi, è in parte satira e in parte cilicio che mi auto-affliggo. Ma financo pensare agli esseri umani come macchine non ti libera dalla responsabilità morale delle tue scelte.

A meno che tu non sia un ferreo solipsista filosofico…
Non sono un solipsista. Solo, al massimo, un narcisista [ride].

I tuoi libri fanno molto ridere. Non ti preoccupi mai che i lettori si possano fermare al livello del divertimento? Mentre credo ci sia molto altro da scoprire: una sorta di livello esistenzialista nascosto, stile videogioco.
Sì, ogni tanto me lo domando. Scrivere gag mi diverte ed aiuta a catturare l’attenzione dei lettori. Mi chiedo se questo smorzi in qualche modo gli aspetti più sostanziali o, se vogliamo, sofisticati del libro. Per esempio, ho inserito tonnellate di giochi letterari formali nel libro che poche persone hanno notato. E a volte penso che se fossi stato un po’ meno crudo o diretto in alcune parti forse alcuni meccanismi sottesi al racconto sarebbero stati più chiari. Ma penso anche che sia il genere di cose che ricompensa la rilettura. Quando rileggi sei meno distratto dalle gag e puoi osservare tutto il resto.

Il titolo del capitolo “Ahegao” fa riferimento ad un’espressione facciale esagerata tipica dell’hentai (la pornografia animata giapponese) caratterizzata da occhi rovesciati all’indietro e lingua di fuori. L’intero capitolo è molto esplicito e il finale, no spoiler, è una satira azzeccata dell’escalation del desiderio sessuale mediato dalla pornografia. Perché ti affascina il tema della pornografia?
Attraverso la tecnologia possiamo ottenere sostituti più o meno pallidi di qualsiasi cosa. La pornografia è un sostituto del sesso molto interessante. Se fai sesso con qualcuno devi essere attento ai loro bisogni, responsivo. Quando guardi un porno, invece, puoi essere completamente egoista, consumato integralmente dai tuoi bisogni e desideri. Il finale di “Ahegao” è una fantasia sessuale di seimila parole nella forma di una richiesta di un video porno personalizzato. Quello che in parte ho cercato di dimostrare è che quando scopri di avere gusti sessuali incredibilmente specifici, è concepibile che potrebbe non esserci un’altra singola persona sulla faccia della terra che condivida i tuoi gusti. È un’idea estremamente solitaria e spaventosa, no? E alla fine la domanda è: vale la pena realizzare la mia fantasia esatta, perdendo qualsiasi tipo di connessione umana e compagnia, o rischiare di essere intimi con altre persone?

Sicuramente, non puoi essere rifiutato da un porno. In un’intervista hai definito il rifiuto come una forma di comunicazione bidirezionale. Quindi, a differenza della pornografia, una genuina forma di interazione umana.
Sì, sfortunatamente però è una forma di interazione che si esaurisce nel suo inizio. Ma il rifiutato continua l’interazione nella sua tesa. Anche se a quel punto è pura finzione, no? Vieni rifiutato e pensi: perché mi hanno rifiutato? Cosa hanno visto in me? Come dovrei cambiare il mio comportamento di conseguenza? Come posso fargli cambiare idea? Nel frattempo, l’altra persona potrebbe pensare di averti rifiutato oppure no, non lo sai. Quel che è certo è che il vuoto della tua speculazione è riempito dalle tue ansie e insicurezze personali.

Cittadini privati è stato definito uno dei primi grandi romanzi sulla condizione esistenziale dei millennial. Rifiuto è stato acclamato come una delle migliori esplorazioni letterarie della cultura online finora pubblicate. What’s next?
Vorrei scrivere qualcosa sui videogiochi ma riparliamone fra qualche anno.

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Un libro come Stato di sogno di Eric Puchner (Fazi editore) dimostra che le storie di famiglie e di matrimoni hanno sempre un grande potere letterario, nonostante siano istituzioni malconce.

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