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Stolen, la (defunta) app per comprare persone

Stare sui social è un po’ giocare, assumere pose e ruoli che possono o meno combaciare con la nostra identità reale, ma comunque ne sono versioni non completamente fedeli all’originale. È probabile che sia stato questo pensiero ad animare i creatori di Stolen, un’applicazione fino a poche ore fa presente sui principali store. Stolen si basava su una modalità di gioco molto semplice: comprare e vendere profili Twitter di persone reali, scambiarle e offrire somme di una valuta immaginaria per aggiungerle alla propria collezione.

Amanda Hess di Slate l’ha provato (era solo su invito, a meno che l’utente in questione non avesse il profilo Twitter verificato dalla famigerata spuntina blu) riuscendo ad acquistare il New York Times, la direttrice del suo giornale Julia Turner e l’attore Bradley Whitford. Come spiega Hess, «Stolen assegna a ogni profilo un valore perlopiù arbitrario espresso in una moneta inventata», e quella somma aumenta o diminuisce a seconda di quanto una persona cerca di essere “rubata” (stolen) dagli altri utenti. La legge del mercato applicata a un luogo di compravendite di persone reali, o almeno realmente esistenti: il profilo più costoso era Justin Bieber, che costava 46,260,796 unità.

Gli sviluppatori di Stolen l’hanno paragonata allo scambio di figurine di baseball (l’equivalente americano dei nostri calciatori), ma alcune modalità dell’app – non ultima la possibilità di cambiare nome e bio dei profili posseduti – le hanno attirato forti critiche per timori di usi impropri. Alla fine ieri è stata ritirata dall’App Store, come annunciato dal suo profilo, e i suoi utenti otterranno un rimborso.