Inventare la nuova lingua di J.D. Salinger

Nove racconti, Franny e Zooey e Alzate l’architrave, carpentieri e Seymour: presentazione: tre libri di culto dello scrittore americano, che Matteo Colombo ha ritradotto per Einaudi con una prosa "giovane".

25 Giugno 2025

La domanda più celebre della letteratura americana, posta dal giovane Holden, resta: dove vanno le anatre del Central Park quando il laghetto si ghiaccia? Ma ormai è tempo di porsi un’altra domanda: che fine hanno fatto i famigerati libri che Salinger avrebbe scritto durante i suoi decenni di eremitaggio volontario, conservati, forse addirittura in una cassaforte, e annunciati più volte? Salinger muore nel 2010, a novantun anni. In quel momento tutti immaginano che oltre ai suoi romanzi editi ci sia altro materiale.

Il biografo Shane Salerno sostiene che ci sarebbero almeno cinque libri quasi pronti per una pubblicazione a intervalli regolari, a partire dal 2020. Ma nel 2025 ancora non abbiamo ancora nulla da leggere. Il figlio di Salinger, Matt, all’inizio nega, poi ritratta, nel 2019 dice al Guardian che il padre effettivamente scriveva tutti i giorni e che ciò che ha lasciato sarà pubblicato. Anche l’editor Gordon Lish giurava di sapere che Salinger avesse la cassaforte piena di libri sui fratelli Glass: «Negli anni Sessanta – diceva Lish – lui stesso mi rivelò che stava scrivendo ancora su di loro».

Salinger, a parte Il giovane Holden

Nell’attesa, in Italia, sempre pubblicati da Einaudi, sono stati ritradotti, da Matteo Colombo, tre suoi libri di culto: Nove racconti, Franny e Zooey e Alzate l’architrave, carpentieri e Seymour: presentazione (sì, è cambiato il titolo, non è più: Alzate l’architrave, carpentieri e Seymour. Introduzione). La lingua di Salinger, le espressioni dei suoi protagonisti e i loro modi di dire sono stati parte della fama della sua letteratura. Nel 2014 Matteo Colombo ritraduce Il giovane Holden – la scelta del traduttore doveva essere approvata dagli eredi di Salinger – partendo dalla versione italiana precedente, di Adriana Motti, che aveva generato un lessico salingeriano con tutte le sue bizzarre formule: “e via discorrendo”, “e vattelapesca”, che individuano subito quel gergo. Spiegava allora Colombo: «La richiesta dell’editore era precisa: una traduzione longeva, che potesse durare anche vent’anni, dunque lontana da ogni contemporaneismo o – peggio – giovanilismo». Prima ancora della traduzione di Adriana Motti (1961), l’anno dopo l’uscita americana, in Italia Il giovane Holden era stato pubblicato da un editore romano, Gherardo Casini, nel 1952, con il titolo Vita da uomo, tradotto da Jacopo Darca.

Franny e Zooey è un romanzo diviso in due parti che racconta i due fratelli più giovani dei sette della famiglia Glass. Il più grande dei fratelli, Seymour, compariva nel racconto Un giorno ideale per i pesci banana (1948), contenuto nel libro Nove racconti (1953, inizialmente tradotto da Carlo Fruttero)). Chi sono Franny e Zooey? Per colpa dei fratelli maggiori che li hanno forgiati, si percepiscono come due “disadattati”, stando alla nuova traduzione, erano degli “anormali” fino alla vecchia versione («quei due bastardi ci hanno presi che eravamo belli piccoli e ci hanno reso dei disadattati con dei criteri da disadattati, punto», traduce ora Matteo Colombo).

La famiglia Glass è una famiglia speciale, tra le più insolite della letteratura americana. I sette figli geni precoci per anni partecipano a un quiz radiofonico (I piccoli sapienti) e sono pieni di interessi, cercano la saggezza nei libri, nella spiritualità, conoscono la psicanalisi, la fede, hanno tra loro rapporti simbiotici, sebbene non manchino attriti e divisioni, condividono un linguaggio e una intimità che li rende separati dal resto del mondo. Da fuori come vengono visti? Ci sono due gruppi di persone, c’è chi li vede come «un branco di marmocchi insopportabilmente “spocchiosi” che sarebbe stato meglio affogare o gassare alla nascita, e quelli che li ritenevano dei piccoli geni eruditi» (traduzione di Matteo Colombo), precedentemente, nella vecchia versione di Romano Carlo Cerrone e Ruggero Bianchi, erano «un branco di piccoli bastardi insopportabilmente ‘superiori’ che sarebbe stato meglio affogare o gassare appena nati, e quelli per i quali essi erano dei piccoli geni sapienti di una specie rara anche se non invidiabile».

Come parlano i geni e i disadattati

Come si vede, la nuova traduzione restituisce una maggiore vicinanza a questi personaggi, disadattati, geni eruditi, rendendoli attuali. Prima Franny diceva che schifava tutti i poeti eccetto Saffo, che leggeva «come una matta», mentre ora dice: «La sto leggendo un sacco». L’invito a divertirsi, e non fare come al solito, e cioè «vediamo di non analizzare tutto fino alla pazzia», oggi è diventato l’invito a «non analizzare tutto a morte», come si usa dire moltissimo tra le nuove generazioni.

La lingua usata da Colombo è attenta a molti tic dei nostri anni, a molti termini passepartout, abusati, come per esempio descrivere qualcosa dicendo semplicemente che «è particolare» (nella traduzione precedente «particolare» veniva tradotto con «una cosa tutta a sé»), e non manca neanche l’onnipresente espressione «adorabile», riferito in questo caso a una signora, con cui sostituisce il vecchio «una donna proprio simpatica». Le espressioni catturate dal parlato di oggi svecchiano i personaggi, li fanno rivivere, li trascinano nel nostro presente: «Tu sei entrata di botto, tutta esagitata, con la Bibbia aperta», si legge e si dice oggi, mentre prima suonava così: «Entrasti dentro sbattendo la porta, tutta sconvolta, con la Bibbia aperta in mano».

Le voci di Franny, Zooey e Seymour

Non si può dire nulla su Salinger, a parte logore banalità, come quella che essendo un classico è un nostro contemporaneo. Di sicuro, tra molte traduzioni più fedeli ma che si fa fatica ad accettare – come La montagna magica invece che incantata, Portnoy di Philip Roth invece del Lamento di Portnoy, Al faro invece di Gita al faro – la decisione di tradurre Seymour: presentazione appare sacrosanta.

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In tutto il libro, il fratello Buddy descrive Seymour, pagine per parlare del suo atteggiamento, pagine per descrivere il naso, gli occhi, i capelli, il suo modo di vestire, i suoi consigli letterari, le sue poesie. Quando sta per finire il libro, Salinger/Buddy dice: «Ho finito con la presentazione». Ha presentato Seymour, ce lo ha fatto conoscere e amare, fine, punto, e infatti non pubblicherà più nulla su di lui (a parte una lettera del giovanissimo Seymour, Hapworth 16, 1924, pubblicata nel 1965). Un’introduzione (tradotta da Cerrone) ci faceva pensare invece a cosa avremmo letto dopo, una Presentazione è sufficiente a se stessa.

Salinger è stato letto da tutti i lettori possibili (circa 65 milioni di copie solo Holden) e da tutti gli scrittori del mondo. Oggi si fa fatica a rintracciare padri per la sua letteratura e vanta pochissimi eredi. I suoi pochi libri sono casi unici, miracoli isolati. Leggerlo è ancora contagioso, si diventa saputelli e anticonformisti come i suoi personaggi. Si finisce così a preferire questi suoi tre libri a Holden, troppo popolare, troppo per tutti. Oggi possiamo ascoltare Franny, Zooey e Seymour con le loro voci nuove, almeno fino a quando gli altri suoi scritti segreti sui fratelli Glass non usciranno dalla cassaforte.

Nella nuova edizione Adelphi, Lamento di Portnoy di Philip Roth si chiamerà soltanto Portnoy

Dal 20 maggio, Roth entra a far parte del catalogo Adelphi con un nuovo titolo e una nuova traduzione, curata da Matteo Codignola.

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