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Perché le lobby dell’alcol stanno spingendo sulle self-driving car

SANTA ROSA, CA - FEBRUARY 07: Russian River Brewing Company customers clink their glasses while drinking the newly released Pliny the Younger triple IPA beer on February 7, 2014 in Santa Rosa, California. Hundreds of people lined up hours before the opening of Russian River Brewing Co. to taste the 10th annual release of the wildly popular Pliny the Younger triple IPA beer that will only be available on tap from February 7th through February 20th. Craft beer aficionados rank Pliny the Younger as one of the top beers in the world. The craft beer sector of the beverage industry has grown from being a niche market into a fast growing 12 billion dollar business, as global breweries continue to purchase smaller regional craft breweries such this week's purchase of New York's Blue Point Brewing by AB Inbev. (Photo by Justin Sullivan/Getty Images)

Un paio di settimane fa, la fondazione americana che promuove il consumo responsabile di alcol ha firmato a favore di una questione: vuole sollecitare il lancio delle macchine a guida automatica. All’interno della FAAR (Foundation for Advancing Alcohol Responsibility) ci sono a sorpresa anche Diageo, Pernod Ricard, Bacardi e Constellation, quattro dei più grandi produttori di liquori e birre al mondo. La lobby dell’alcol, dice un articolo del Washington Post, sembra essersi alleata con i produttori delle self-driving cars, nel tentativo di accelerare la loro produzione e diffusione.

Alla base di questa coalizione c’è una considerazione interessante: le tecnologie automatiche sulla strada potrebbero rivoluzionare il consumo di alcol. La loro introduzione avrebbe due effetti: da un lato, la riduzione degli episodi di guida in stato di ebbrezza, dall’altro l’aumento delle vendite di alcol (non più un deterrente per tornare a casa in macchina dopo una notte brava). Un’analisi pubblicata sull’Huffington Post stima un guadagno di circa 250 miliardi di dollari per l’industria dell’alcol nell’arco di 10 anni.