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Deficienti alla riscossa

La saga di Jackass, lo show comico e autolesionista creato da Johnny Knoxville all'inizio degli anni Zero, prosegue con un nuovo film appena uscito in America, dimostrazione che non si è mai troppo vecchi per farsi travolgere da un toro imbizzarrito.

di Lorenzo Camerini

Prima dell’Ice Bucket Challenge, la moda che ha spinto un numero incalcolabile di vip – da Tiziano Ferro a Balotelli, da Donatella Versace ai figli di Trump – a rovesciarsi in testa una secchiata d’acqua gelata nell’estate del 2014 per raccogliere (non si è mai capito bene come) fondi per la ricerca scientifica, prima che la psicosi da Blue Whale spaventasse il mondo con presunte epidemie di suicidi fra gli adolescenti, quando ancora nessuno si filmava su TikTok nel tentativo di svenire per ottenere dei cuoricini immaginari, insomma nell’epoca pre-digitale, per la precisione il 1 ottobre 2000, MTV mandò in onda la prima puntata di Jackass.

Che cos’è Jackass? Un’idea di Johnny Knoxville. Nato nel Tennesse nel 1971 da un’insegnante e un venditore di auto, Knoxville (indossatore cronico di Ray-Ban Mayflower) si trasferisce a Los Angeles dopo il college e passa tutti gli anni ’90 a costruirsi una carriera da attore e scrittore, con scarsi risultati (il suo highlight di quel decennio è l’interpretazione in uno spot della birra Coors Light insieme a John Wayne, resuscitato per l’occasione con una tecnologia molto rudimentale). Poi la svolta: Knoxville inizia a scrivere articoli e a girare video per Big Brother − una rivista indipendente sullo skateboarding − dove recensisce i suoi tentativi di uccidersi o di farsi molto male attraverso l’utilizzo improprio di teaser, spray al peperoncino e anche una pistola calibro 38. Jeff Tremaine, redattore di Big Brother, e Spike Jonze, reduce dal set di Essere John Malkovic, dimostrarono un senso degli affari non comune e videro un potenziale in quel format. Pagarono un biglietto di sola andata per la California a un gruppo di nove bimbi sperduti che diffondeva dalla provincia americana video amatoriali autolesionistici e girarono l’episodio pilota di Jackass, con Johnny Knoxville nel ruolo di capitano e leader degli sbandati. Si scatenò un’asta fra i network, vinta da Mtv, e il resto è storia: record di ascolti stracciati già dalla seconda puntata, un film del 2002 in testa al botteghino, i sequel, la fama, la ricchezza, la vita da rockstar, le notti in ospedale.

Mtv Italia all’inizio di questo millennio trasmetteva Jackass il giovedì sera, dopo altre meraviglie d’antan tipo Celebrity Death Match e Daria. Io e il mio fratellino aspettavamo sempre svegli, e poi ce ne stavamo impalati per mezz’ora a guardare sbalorditi un gruppo di trentenni impegnati in una serie di attività insensate: sfide a mani nude con un toro incazzato, torture ingegnosissime ai danni degli organi genitali di tutto il cast, missili umani, capelloni in posizione fetale dentro un carrello della spesa lanciati a massima velocità su rampe di cemento, tentativi di catturare un’anaconda a mani nude in una vasca di palline colorate tipo quella dell’Ikea. A dir poco sbalorditivo, non si era mai visto niente del genere: Jackass è diventato in fretta un fenomeno planetario. C’erano anche i tentativi di emulazione. Spesso, quando mio fratello stava giocando alla Playstation, entravo in salotto declamando «Hi, I’m Lorenzo Camerini and this is Jackass» prima di lanciarmi su di lui con una mossa da wrestling usando i cuscini del divano come trampolino. Qualcuno si è spinto più in là, un sacco di famiglie fecero causa a Mtv dopo che i loro figli tentarono di imitare gli stunt trasmessi in televisione, con i risultati che si possono immaginare.

Erano vent’anni fa, nel frattempo è successo di tutto. Il mondo è cambiato, il cast di Jackass è invecchiato con molte rughe e qualche inciampo: Bam Margera è entrato e uscito dai rehab di mezzo Nord America senza venire a capo delle sue dipendenze, Steve-O ha avuto una storia d’amore con Elisabetta Canalis e oggi conduce un podcast dove racconta delle sue peripezie negli anni Zero fra i party più patinati con Paris Hilton e Mike Tyson, Johnny Knoxville si è rotto più o meno tutte le ossa e ha i capelli bianchi, Ryan Dunn è morto schiantandosi con la sua Porsche contro un albero in Pennsylvania nel 2011. Ma la saga continua, nonostante tutto: il 4 febbraio è uscito nelle sale statunitensi il quarto film della serie, Jackass Forever. Il cast si è aggiornato, non sono più soltanto maschi bianchi, partecipano una donna e un afroamericano (oggi anche le donne possono mangiare uno scorpione vivo davanti alle telecamere: un passo nella direzione giusta verso la parità dei sessi) ma rimane intatta la passione per la tauromachia, a giudicare dalle recensioni – unanimemente entusiastiche – e dal trailer. Si continua a flirtare con il pericolo: per le spese mediche e le assicurazioni sanitarie di Jackass Forever la produzione ha speso più di venti milioni di dollari.

Una grossa parte del divertimento di Jackass, da sempre, è vedere il cast che si sbellica dalle risate ai margini dell’inquadratura con una birretta in mano mentre uno dei loro migliori amici si contorce per terra, dolorante e probabilmente bisognoso di un dottore. Già faceva ridere quando è uscita la prima stagione, ai tempi di Pietro Taricone, e fa ancora più ridere oggi in questi giorni così vanitosi e recitati, dove tutti sono sempre in posa. I protagonisti di Jackass hanno cinquant’anni, sono ruspanti e non hanno nessun motivo per continuare a rischiare l’osso del collo, se non il gusto di combinare marachelle insieme (e i milioni del cachet, certo), senza #challenge di mezzo. Per ora non è prevista un’uscita nelle sale cinematografiche italiane (ahimè), comunque io e mio fratello siamo in attesa di notizie, pronti per tornare al cinema a incontrare dei vecchi amici di passaggio in città e ascoltare le ultime novità davanti a una birra, nell’attesa sorniona che il primo sventurato entri nel bagno dove hanno appena piazzato un razzo esplosivo.