Attualità | Coronavirus

Soluzioni economiche per un mondo in crisi

Sei articoli per provare a capire cosa si sta facendo e cosa si dovrebbe fare per arginare la recessione causata dalla pandemia.

Germania, 24 marzo: Skyline della città di Francoforte con la BCE (Photo by DANIEL ROLAND/AFP via Getty Images)

Sin da quando ha colpito la Cina, si è capito subito che le ripercussioni economiche della crisi provocata dall’epidemia di Coronavirus sarebbero state estremamente pesanti. Ora che il contagio si è allargato fino a diventare una pandemia, i suoi disastrosi effetti sono sotto gli occhi di tutti: un terzo del mondo è oggi in quarantena, miliardi di persone sono chiuse in casa e le economie di molti dei Paesi colpiti sono rallentate se non ferme. Su Vox, Ezra Klein ha definito la recessione provocata da COVID-19 una depressione vera e propria e tutti gli analisti sono concordi nel ritenerla di molto più grave rispetto a quella del 2008. Con un articolo pubblicato lo scorso 25 marzo sul Financial Times, l’ex presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi ha avanzato una proposta di cooperazione, europea e globale, per affrontare i difficili mesi (anni) che ci troviamo di fronte. Una proposta di cui si è parlato molto in questi giorni e che al momento divide i leader europei: di cosa si tratta e quali sono le altre soluzioni che gli economisti stanno mettendo in campo.

“We face a war against Coronavirus and must mobilise accordingly”Financial Times
È la cosa di cui si è più parlato questa settimana, l’articolo-appello di Mario Draghi sul Ft, parte di una serie di interventi che il giornale britannico sta chiedendo a commentatori di prestigio e leader europei. Il ragionamento dell’ex presidente della Bce rimette in discussione le politiche di spesa fino a questo momento conosciute, sostenendo che, di base, il debito pubblico dei Paesi europei dovrà aumentare cospicuamente per far fronte a questa crisi mai vista prima: è necessario, a questo punto, che lo stato aumenti la propria spesa affinché il settore privato non collassi e la disoccupazione non diventi endemica. Secondo Draghi per ragioni strutturali, l’Europa è in grado di affrontare la crisi purché agisca rapidamente.

Draghi e altre idee per far ripartire l’ItaliaLinkiesta
In questo editoriale di Christian Rocca si riassume la proposta di Draghi, ma si dà conto anche di una tra le prime ipotesi pratiche di intervento: «il cosiddetto Piano Bridge presentato da un gruppo di economisti e giuristi, e presieduto dall’ex alto dirigente del Tesoro Fabrizio Pagani» che consiste in una «straordinaria e ingente erogazione di credito, con garanzia dello Stato, agli operatori economici».

“This is the only way to end the Coronavirus financial panic”– The New York Times
Secondo Andrew Ross Sorkin, che parla della situazione americana, la crisi in atto non può essere affrontata usati nel 2008. Anche l’analista del Nyt sposa infatti il piano del “bridge loan”, ovvero uno speciale prestito senza interessi che andrebbe esteso «a ogni impresa americana, grande e piccola che sia, e a ogni lavoratore autonomo – anche a quelli della gig economy – e che sia garantito per tutta la durata della crisi, da rimborsare in un periodo di cinque anni». L’unica condizione del prestito sarebbe che le aziende continuino a impiegare almeno il 90 per cento della loro forza lavoro con lo stesso salario che avevano prima della crisi. E dovrebbe essere retroattivo, quindi tutti i lavoratori che sono stati licenziati nelle ultime due settimane a causa della crisi ritornerebbero a lavoro: in cosa consiste nello specifico e quali difficoltà comporta.

“Governments are spending big to keep the world economy from getting dangerously sick” – The Economist
La crisi che vediamo dispiegarsi oggi sotto ai nostri occhi è una delle più veloci cui il mondo abbia mai assistito: per rendersene conto basta guardare alle strategie messe in campo nelle ultime settimane dai governi nazionali che ne sono stati coinvolti. Mai si è passati così in fretta da un atteggiamento di negazione a un altro che può essere riassunto nel mantra “a qualunque costo”, riprendendo la celebre frase con cui Mario Draghi si riproponeva di risolvere la crisi dell’eurozona durante il suo mandato. Oggi i leader europei si interrogano come fare un passo un più rispetto alle precedenti soluzioni. Pensano infatti a riforme strutturali nel funzionamento delle loro economie, a partire da un’iniezione di denaro mai sperimentata prima in maniera così immediata.

Germany Has Rolled Out a Staggering €50 Billion Aid Package For Small Businesses That Boosts Artists and Galleries” – Artnet
Per quanto riguarda l’ambito culturale, il governo federale tedesco sta intervenendo con un ampio pacchetto di aiuti, attraverso un sostegno di 50 miliardi di euro fornito, specificamente, alle piccole imprese e ai liberi professionisti del settore creativo e dei media. Tale finanziamento, ha spiegato il ministro della cultura Monika Grütters in un comunicato stampa, avverrà sotto forma di sovvenzioni progettate per aiutare a sostenere i costi generali, come nel caso di locali e studi di artisti in affitto. Nonostante la Germania, come riporta Artnet, non sia il solo Paese ad aver previsto lo stanziamento di una somma per il settore della cultura, è al momento quello che ha proposto la cifra più alta.

“The Coronavirus war economy will change the world” Foreign Policy
Da Xi Jinping fino a Emmanuel Macron, i leader di tutto il mondo parlano di “economia di guerra”, in relazione alle chiusure dei confini, all’interruzione delle catene globali di approvvigionamento, e al blocco progressivo e velocissimo delle attività economiche e sociali («lock down») disposto dalle direttive governative per il contrasto della diffusione del Coronavirus. Per questo Foreign Policy ha deciso di analizzare la situazione globale sotto la pandemia dal punto di vista della retorica bellica utilizzata in queste settimane dai governi, indicandone pro e contro attraverso gli eventi del passato e alcune indicazioni per il futuro.