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Non fate domande politiche ai Cinquestelle, sono il nulla

Bene provare a stanare i “casaleggesi” per evitare i pieni poteri salviniani, l’importante è non perdere tempo a chiedersi da che parte stanno: non stanno da nessuna parte.

di Christian Rocca

Matteo Salvini, Giuseppe Conte e Luigi Di Maio lo scorso 20 agosto. Foto ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images

I Cinquestelle sono il nulla cosmico, un encefalogramma piatto, un algoritmo di proprietà di una srl milanese che pesca il sentimento prevalente sulla rete e lo tramuta in comunicazione politica mirata a sollevare la rabbia repressa, a rafforzare il risentimento sotterraneo e a lucrarne elettoralmente. I cosiddetti grillini, che in realtà andrebbero chiamati casaleggesi, non sono un partito né un movimento, ma strumenti di una società di web marketing che parla inglese ma non italiano.

Dunque, tutte le domande politiche poste in questi giorni, l’ultima quella di Ezio Mauro su Repubblica, sono fiato sprecato. I casaleggesi non diranno mai “da che parte stanno”, perché non stanno da nessuna parte. Stanno dove pensano stia la maggioranza rancorosa del Paese. Allo stesso modo, non diranno mai quale sia il loro sistema di valori, perché non ne hanno idea, fatta eccezione per la venerazione riservata al pensiero unico della pancia del Paese spacciato per democrazia diretta da organizzare sulla piattaforma privata dedicata al teorico del totalitarismo Rousseau. I Cinquestelle non sono né occidentali né putiniani, sono un mezzuccio di marketing che cerca la convenienza del momento per piazzare il prodotto in vendita (da qualche tempo la convenienza, nel surreale calcolo che fanno a danno del Paese, sarebbe russa e cinese, con tanto di rivendicazione di politiche pro Cremlino e di consegna chiavi in mano delle infrastrutture nazionali a Pechino, ma domani chissà). È normale che i Cinquestelle trattino indifferentemente con il Pd e con la Lega per un nuovo governo del cambiamento o della restaurazione, come peraltro avevano fatto anche l’anno scorso prima di firmare il contratto con Matteo Salvini. Ma questa non è l’andreottiana politica dei “due forni”, magari fosse così, al massimo è una parodia.

Ciò che sta agitando Casaleggio in queste ore è un semplice istinto di sopravvivenza. Al governo i suoi prodotti marketing hanno fallito in modo plateale, il famoso mandato zero, e quindi ora cerca di capire chi gli potrà garantire più ossigeno in attesa che arrivi, inesorabile, la data di scadenza della grande bufala propinata agli elettori. Il Pd non ha fatto bene, ha fatto benissimo a non fare da vassallo al governo populista dopo le elezioni dell’anno scorso e ha fatto altrettanto bene adesso, con la mossa spregiudicata di Matteo Renzi, a scompigliare il progetto “pieni poteri a Salvini” già apparecchiato per il leader leghista dall’inadeguatezza dei Cinquestelle. E fa bene adesso a cercare un modo di continuare la legislatura con una nuova maggioranza, anche con la società di web marketing, per risparmiarci i pieni poteri salviniani e poi dare il colpo di grazia ai Cinquestelle. Che, poi, Renzi sia pronto ad assestare un colpo letale anche agli attuali leader del Pd, lasciandogli la responsabilità e gli oneri dell’improbabile alleanza, e poi a costruire un’alternativa nuova al nazionalsovranisno di Salvini, be’, questa è un’altra storia.