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La vittima di ogni attentato terrorista recente sta benissimo

Passando in rassegna i tweet, i post su Facebook e gli articoli costruiti con questi materiali dopo le più recenti stragi di matrice terrorista, si nota una foto ricorrente: un ragazzo di trent’anni coi capelli neri e un aspetto vagamente latino è apparso nella lista delle vittime dell’incidente del volo EgyptAir 804 di maggio, in un video del New York Times che commemorava i frequentatori del gay club Pulse di Orlando rimasti uccisi il 12 giugno e, per finire, in diversi post riguardanti la più recente strage dell’aeroporto Ataturk di Istanbul.

Caso ancora più strano, il giovane era comparso anche nelle ore seguenti una sparatoria della polizia messicana su un gruppo di attivisti che protestavano contro la riforma della scuola lo scorso 19 giugno, stavolta nelle parti del funzionario che aveva ordinato di aprire il fuoco. A tutti gli effetti, dopo lo schianto del volo egiziano la Bbc aveva notato che molte condivisioni sui social recanti immagini fasulle di vittime inesistenti erano legate ad account registrati in Messico: France 24 ha deciso di andare a fondo della questione, trovando la vera identità del ragazzo.

Il ragazzo sostiene di non essersi rivolto alla polizia «perché in Messico in casi di questo genere non si va da nessuna parte», ma di aver poi scritto a media come il Times e la Bbc perché rimuovessero il suo volto da articoli in cui non c’entrava nulla, «però non ho ricevuto risposta». Per la legge messicana, chi contribuisce a ledere l’immagine e la dignità di una persona sul web può aspettarsi una reclusione in carcere da sei mesi a due anni.